Dai garofani in pien’aria alle serre fotovoltaiche. Sandra Santamaria, sanremese di 51 anni, titolare dell’azienda floricola a Bevera di Ventimiglia e presidente di Confagricoltura Imperia, è l’imprenditrice ligure dell’anno. Insieme al fratello Sergio è alla guida della storica ditta di famiglia, l’Azienda Santamaria: si producono nuove varietà di garofani destinate ai mercati produttivi di tutto il mondo. Dal 2010, invece, ha dato il via a un nuovo business, quello della coltivazione di fronde ornamentali sotto serre coperte da pannelli fotovoltaici. Dalla porta principale escono le foglie di Ruscus; da quella secondaria, lungo i cavi elettrici, kilowattora da immettere sul mercato elettrico. Quanto basta per portare energia pulita a quasi duecento abitazioni.
«La nostra è la storia di una famiglia contadina – dice con orgoglio – coi piedi ben piantati per terra. L’azienda è nata nel 1959, fondata dei miei genitori. Ma il nostro amore per la terra ha origini più lontane: furono i bisnonni, genovesi di Cornigliano, a emigrare a Ponente. Le loro terre erano state espropriate per far posto alle nuove industrie del capoluogo. Fu così che un ramo della famiglia si fermò ad Albenga, dove contribuì alla coltura dell’asparago violetto. I nostri nonni invece si stabilirono a Ventimiglia». L’azienda ha poi abbandonato progressivamente la tradizionale produzione di talee di garofani per lanciarsi verso il settore dell’innovazione varietale. «Sergio ed io abbiamo compiuto studi diversi, ma complementari. Lui ha scelto l’agraria, mentre io, dopo il diploma, studiavo lingue in Spagna e negli Stati Uniti e mi specializzavo in marketing e amministrazione».
Puntare sull’ibridazione come scelta obbligata e vincente. Già da anni, il garofano non è più il fiore simbolo della Riviera, ma rimane tra i più richiesti sui mercati internazionali. «Sono entrata in azienda a 19 anni e da allora ho sempre dovuto viaggiare. Bisogna tenere i rapporti con gli agenti, le aziende. Le pubbliche relazioni sono essenziali». Sandra e Sergio hanno tracciato un meridiano sul planisfero e si sono divisi il mondo: a lei l’Occidente, a lui l’Oriente. «Posso dire di avere un’idea chiara di come si produce al di fuori dell’Italia, e che molti pregiudizi non sempre corrispondono al vero. Ho visto aziende modello in Kenya, in Colombia. Certo, quando vedi le recinzioni, le guardie armate, la scorta che ti accompagna, capisci molte cose dei luoghi attraversati. Ma il mondo, fuori dall’Europa, non è solo sfruttamento e miseria».
Una vita dedicata al lavoro e alla categoria che oggi rappresenta. Sandra Santamaria ha vissuto da protagonista gli anni d’oro della sezione giovanile di Confagricoltura, l’Anga. Ricorda ancora le gloriose giornate del 1986 e 1987 di Floranga, dove il meglio della produzione della Riviera andava in scena nel padiglione di
a Sanremo. «Oggi, devo ammetterlo, comincio a essere stanca dei viaggi frenetici. Sono sposata, mio marito è agricoltore come me, e abbiamo due figli che studiano. Spero che vorranno anche loro entrare in azienda, o continuare a loro modo lungo questa strada. Molti giovani stanno riscoprendo la terra come un’opportunità, anche se la floricoltura non è più la stessa del secolo scorso».
Un esempio del cambio di rotta Sandra Santamaria lo ha dato con la “mini-centrale” che ha realizzato su alcune serre di sua proprietà. «Ho realizzato un cospicuo investimento per installare i pannelli fotovoltaici. Un’operazione permessa dalle agevolazioni del secondo conto energia a cui abbiamo aderito insieme a un pool di quattro aziende. Oggi l’impresa è dotata di un impianto da 532 kilowatt. Visto il costo dell’investimento, è stata una scelta sofferta. Ma sono convinta, oggi più che mai, che l’unico modo per restare in piedi, anche in floricoltura, è proprio questo: innovare, progettare, investire. E perché no, saper rischiare».