Il mondo del commercio itinerante e dello street food è una nuova realtà in forte crescita ed espansione. Questa volta, a Imperia, non è il classico baracchino che vende patatine fritte e hot dog, ma a un vero e proprio ristorante viaggiante. Si chiama “Ta Da microcucina girovaga” ed è un piccolo laboratorio di prelibatezze punk viaggiante su un camioncino vintage Volkswagen T2 del 1968.
Ad occuparsene è Maria Laura Di Persio: «Ho avuto un ristorante per 26 anni e ho sempre amato cucinare. Quando ho dovuto cedere il mio ristorante, per alcuni anni ho intrapreso un’attività di artigianato creativo che mi ha portata a girare l’Italia per fiere e mercatini e che mi ha fatto scoprire quanto mi piace il contatto con le persone. Da questi due aspetti, la passione per la cucina e quella per il viaggiare e conoscere sempre gente nuova, è nata l’idea di “Ta Da microcucina girovaga”».
A bordo del suo camioncino Di Persio prepara i “PUNKcakes” una rielaborazione dei pancakes americani realizzati con diverse farine di ceci, di frumento, di castagne e di canapa, dalle eccezionali proprietà nutritive, che vengono farciti dolci o salati, con salumi, formaggi, verdure, salse, creme e marmellate, a seconda della stagione e di quello che le suggerisce la fantasia
Di Persio lavora principalmente durante i festival musicali, concerti e vari generi di manifestazioni in giro per l’Italia: «Ovunque porto il nome di Imperia, come di recente a Gaiole in Chianti, in occasione dell’Eroica, una cicloturistica vintage che ha contato iscritti da 57 Paesi del mondo».
Tuttavia, sebbene “TaDa” sia un piccolo gioiello culinario viaggiante, come tutte le altre attività di commercio itinerante si scontra con i regolamenti comunali: «Molto spesso, come nel caso di Imperia, vietano completamente il commercio itinerante e di fatto mi costringono a lunghi periodi di inattività nonostante sia sottoposto allo stesso regime fiscale di qualsiasi altra attività commerciale – spiega – penso che in un periodo di crisi economica, come quello che stiamo vivendo in cui le opportunità di lavoro sono sempre meno, chi, con creatività e intraprendenza, riesce a crearsi la propria occupazione, andrebbe favorito anzi che ostacolato».
La normativa sul commercio itinerante infatti a Imperia è regolamenta da una legge regionale del 2007 in cui si legge che : per motivi storico, artistico, ambientale e di viabilità, viene inibita la vendita agli operatori in possesso di autorizzazione per il commercio su aree pubbliche e demaniali, date in concessione al Comune di Imperia, individuate nell’allegata planimetria, che fa parte integrante del presente regolamento. Chiunque eserciti l’attività di commercio su area pubblica all’interno delle aree inibite a tale commercio è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 2.500 a 15.000, al sequestro cautelare delle attrezzature e delle merci ed alla successiva confisca delle stesse, nonché degli automezzi usati dai sanzionati, ai sensi della legge 24 novembre 1981, n. 689 (modifiche al sistema penale).
Enrica Fresia, assessore al commercio del Comune di Imperia, infatti ha spiegato come in alcune aree oltre la linea dell’autostrada sia proibita ogni forma di commercio itinerante: «È una scelta delle precedenti amministrazioni – spiega l’assessore Fresia – noi non avevamo avuto richieste fino a poco tempo fa, ora invece iniziamo a valutare la situazione e a riguardare la planimetria che regola tutto questo settore. Occorre normare queste attività, parlare con le associazioni di categoria e trovare un accordo che accontenti tutti perché anche la realtà del commercio itinerante oggi può essere una buona carta per valorizzare la città».
«Io ho la licenza – dice Di Persio – ma con questa normativa attuale praticamente non ci si può avvicinare alla costa. Allo stesso tempo però ogni Comune decide liberamente su quali zone sono interdette a questo tipo di commercio e quali no, io lavoro spesso a Diano Marina dove c’è un’area apposita, ma questo problema riguarda un po’ tutta Italia, non solo Imperia. Si vieta ciò che porta del bello in città, magari valorizzando i prodotti locali e non si fa concorrenza ai bar o ai ristoranti; da me si mangia in piedi, è un concetto diverso quello dello street food che sta prendendo piede ovunque e deve essere spinto verso la crescita. Si potrebbe studiare un sistema di assegnazione degli spazi valorizzando anche la gastronomia locale, si darebbe un’impronta più moderna alle città. Stiamo anche costituendo un’associazione fra tutti noi cuochi di strada, sperando di incidere sia sui regolamenti comunali sia sui prezzi di affitto dei posteggi che spesso sono troppo elevati».