Potrebbe essere la nuova tecnologia al servizio di società di calcio e allenatori: un drone vola sul campo e, grazie a un innovativo sensore, recupera informazioni sulla scivolosità e la pesantezza del terreno, sulla scorrevolezza della palla, sul grado di umidità del manto erboso e molto altro, permettendo così di fare scelte tecnico-tattiche in base a parametri mai considerati prima in questo sport.

Un’idea nata dall’ingegno del 38enne chiavarese Mauro Migliazzi, sviluppata nella startup Wesii e testata per la prima volta al mondo allo stadio Luigi Ferraris, poco prima del derby del 7 maggio: il drone ha entusiasmato anche il patron blucerchiato Massimo Ferrero, che si è divertito (almeno nel pre-partita, visto l’esito della gara), a giocare con il marchingegno dotato di camere multispettrali.
Il sensore di cui è dotato il drone è in grado di misurare lo spettro della radiazione riflessa dal tappeto erboso, permettendo appunto di acquisire informazioni generali sulle condizioni del terreno di gioco non visibili a occhio nudo, come il contenuto di umidità e la biomassa, oltre ad altri aspetti di interesse per lo spettacolo. «Si tratta di un’idea innovativa – afferma Migliazzi, fondatore e amministratore unico della società, in cui lavora insieme ad Andrea Carapetti – che potrebbe avere un mercato mondiale. È quello a cui puntiamo». Un mercato che, per ora, non esiste, ma che si può creare. Il punto a favore, è la totale assenza di concorrenza: «Di certo non c’è competizione: proprio per questo, se riuscissimo a ingranare, potremmo allargarci non solo al calcio mondiale, ma anche ad altri sport. Per esempio il golf», spiega.
È l’incubatore per startup sportive Wylab, a Chiavari, ad aver ospitato, circa un mese e mezzo fa, la Wesii di Migliazzi. Un’impresa, ancora allo stato embrionale, che rappresenta una vera e propria scommessa, forse azzardata per alcuni, in cui si è lanciato il giovane ligure: «Dopo quindici anni di esperienza nel settore del telerilevamento aereo e satellitare – spiega – ho lasciato una posizione buona e sicura per tornare nella mia Chiavari e intraprendere questa avventura. Era molto tempo che ci lavoravo, che volevo fondare una mia azienda: per ora sono soddisfatto di come sta andando».
Quindici anni tra Cnr, Università di Parma, Politecnico di Milano ed Eni, Migliazzi, una laurea in Scienze Ambientali, ha maturato una profonda esperienza nei telerilevamenti multispettrali, un campo che ha moltissimi settori di applicazione, dall’agricoltura all’industria. Ma il mondo dello sport rappresenta una vera novità. E i costi? «Difficile dare un’idea complessiva di quello che vorrei mettere sul mercato – commenta l’amministratore di Wesii – cioè un pacchetto completo, fatto di hardware, software e gestione degli stessi, insieme al corso per pilota di droni. In ogni caso, sarebbe un costo più che sostenibile per le società di calcio». In termini di hardware si viaggerebbe intorno ai 6-7 mila euro tra drone (circa 4 mila dollari) e sensore (circa 2-3 mila euro), fornito, questo, da Parrot, azienda leader del settore. «Nel caso del golf, il costo sarebbe diverso – precisa – perché non basterebbe più un piccolo drone adatto a un campo da calcio». Uno strumento più grande, in grado di sorvolare più ettari di terreno, arriverebbe a costare anche 15 mila euro.