«A Genova si può» ha detto Ilaria Scaliti – membro del cda della Fondazione Genova Startup – a conclusione della serata di presentazione della genovese Hodli, primo incontro del ciclo programmato da Genova Startup per fare conoscere le startup genovesi.
Genova Startup diventerà una fondazione il 4 novembre, con l’obiettivo di supportare le startup del territorio anche nella raccolta dei fondi necessari per crescere.
Hodli, fondata nel 2023 da tre ingegneri informatici classe 1997 – Gianluca Sommariva, Gianluca Boleto e Lorenzo Maffia – ha l’obiettivo di diventare il primo gestore patrimoniale crypto in Europa. In settembre ha chiuso un round di finanziamento da 1,05 milioni di euro (vedi qui ) sottoscritto da investitori privati e ora è in attesa di ottenere la licenza europea Mica.
Quello di ieri, organizzato a in collaborazione con Mentelocale e Clickutility Team a Palazzo Ducale, è stato il primo degli eventi a marchio Genova Startup. Ma il presidente della fondazione, Alberto Clavarino, ha annunciato che seguiranno a breve le presentazioni di Boccamatta (6 novembre), Shopthelook (4 dicembre),
React4life (11 dicembre). In realtà Clavarino e i suoi hanno già un elenco di una trentina di startup da presentare. Le altre le tengono in serbo per il 2026.
Quindi, davvero, a Genova si può: si possono far partire un’azienda innovatrice in un settore di frontiera e una fondazione che ha lo scopo di favorire il decollo di nuove realtà imprenditoriali.
Gianluca Sommariva ha raccontato la nascita e i primi passi di Hodli, nel corso di un’ora e mezza di domande e risposte, da parte di un pubblico appassionato e competente, con la regia di Alberto Clavarino, che ha trasformato la serata in un happening festoso e concitato, mentre dal cortile di Palazzo Ducale saliva la protesta degli studenti contro il Festival della scienza e la produzione di armi (il convegno doveva tenersi nella sede di Mentelocale di Palazzo Ducale, è stato spostato al mezzanino per evitare il rumore della manifestazione).
Hodli è una piattaforma specializzata nella gestione automatizzata di criptovalute basata al 100% sull’intelligenza artificiale, si distingue nel panorama fintech come una delle prime piattaforme al mondo di investimento automatico sulle criptovalute basata interamente su AI. Il progetto è nato a fine 2020- inizio 2021, dai tre fondatori, Sommariva e Boleto, allora ricercatori universitari in AI, e Lorenzo Maffia, malware analyst all’Onu. La società è stata fondata a gennaio 2023 e nel settembre 2023 Hodli ha lanciato ufficialmente la propria piattaforma sul mercato.
La piattaforma, Hodlie permette agli utenti di fare trading automatico, che significa fare compravendita in maniera automatizzata, ventiquattro ore al giorno e sette giorni su sette, sul mercato finanziario in particolare su quello delle criptovalute. «Abbiamo allenato delle reti neurali – ha spiegato Sommariva – con determinati dati: quelli storici finanziari, le news finanziarie riprese anche dai social network in particolare da Twitter, notizie dalla Fed. La nostra tecnologia così allenata viene offerta agli utenti ed è pensata soprattutto per coloro che non hanno una cultura finanziaria ma sono comunque interessati a fare operazioni con le criptovalute. L’utente deve quindi decidere quanto capitale allocare ossia dare in gestione ai nostri trading bot e poi può limitarsi ad osservare come questi operano sul mercato senza necessità di prendere nessuna decisione, perché tutto il processo è automatizzato dal modello dell’intelligenza artificiale».
In breve tempo Hodli ha ricevuto riconoscimenti nazionali e internazionali, tra cui SmartCup Liguria 2022, la finale al Premio Nazionale Innovazione e la selezione al Singapore Fintech Festival 2023. Oggi l’azienda guarda all’ottenimento della licenza europea Mica, con una strategia che punta a crescere dal retail al B2B2C, rafforzando la propria posizione di first-mover nella gestione patrimoniale crypto basata su AI.
L’inizio non è stato facile. La strategia iniziale, costruire integralmente un prodotto complesso senza profonda conoscenza dei mercati regolamentati, con l’aspettativa di raccogliere capitali post-lancio, ha dato un esito non previsto: il “prodotto finito” non ha portato subito a finanziamenti; la realtà del fundraising è risultata più ardua del previsto. Inoltre il mercato non aveva una normativa chiara, era difficile ricevere risposte certe dagli avvocati specializzati. In sostanza l’eccesso di focus sul prodotto per due anni senza validazione commerciale sufficiente si è accompagnata a una sottovalutazione dell’importanza del network e delle connessioni di alto valore. Il cambiamento di strategia ha comportato un maggiore investimento nel rapporto con investitori, advisor e stakeholder, un bilanciamento tra costruzione tecnica e sviluppo commerciale/compliance. Pertanto la raccomandazione di Sommariva a chi inizia è: prepararsi con slide e validazione, non solo con il prodotto. E costruire relazioni.
«Abbiamo avuto un approccio un po’ da ingegneri – commenta Sommariva – per due anni abbiamo sviluppato il prodotto e poi, guardando cosa stava succedendo fuori, abbiamo iniziato a costruire tutta la parte commerciale, e abbiamo lanciato il prodotto, cercato e trovato i primi clienti, i primi finanziamenti. È quello che facciamo tutti i giorni. All’inizio, avendo un buon prodotto, io ero convinto che saremmo arrivati senza problemi, avremmo raccolto risorse, chiuso partnership e tutto il resto. In realtà, per i primi sei mesi abbiamo preso solo dei no. Io, mi che mi occupo del fundraising, ho passato sei mesi terribili, otto incontri al giorno, e tutti no, no, no, no, no, no, no, no. Non consiglierei di rifare così, per quanto i primi no siano inevitabili. Esistono approcci più smart. Secondo me uno deve cercare di capire quali sono i punti di forza e studiare, studiare, studiare il mercato. Si pensa: facciamo questo prodotto, perché può aver senso, qualcuno ci darà dei soldi. Ma chi? Perché? Realmente il mercato quali risposte può apprezzare? Questo bisogna chiedersi. Quindi studiare tantissimo. Bisogna analizzare a fondo l’ecosistema: i ruoli di founder, advisor, angel, venture capitalist fino a trovare l’allineamento di interessi per riuscire ad aumentare il tasso di conversione da “no” a “sì”»
Chi vuole fondare un impresa ha un sogno da realizzare. «Sì ma il sogno deve accompagnarsi al realismo: bisogna sognare in grande ma senza mitologie da “billion dollar company” immediata, evitare l’illusione narrativa. E prepararsi a periodi lunghi senza entrate. Questo consiglierei a un giovane che vuole lanciare una startup. Poi gli direi che deve avere una passione forte. Io mi ritrovo a parlare tutto il giorno di questo business e andrei avanti cena dopo cena, e se hai questa passione allora trovi l’energia per sopportare tanti no. La passione aiuta a sopportare di prendere un po’ di facciate. Che intanto le prendi in ogni caso».
«Posso confermare – è intervenuto Clavarino – nella mia prima esperienza di start-up, nel lontanissimo 1994, mi ricordo che per un anno, cioè dal luglio del ’94 al luglio del ’95, sono andato in giro per l’Italia facendo 110.000 chilometri con la macchina, sfasciandola, e non ho preso un contratto, ma neanche uno da poche lire, niente, zero cosmico, mi occupavo di connessioni internet all’epoca, era una roba tanto nuova quanto è nuova la roba di cui si sta occupando Gianluca adesso. Quindi per un anno ho vissuto quello che ha vissuto lui, l’esperienza di prendere solo ceffoni. Uno normale probabilmente al terzo mese smette, invece c’è chi va avanti senza pagarsi lo stipendio, bruciando motori di auto e non prendendo un contratto. Poi, magicamente, un giorno la sorte cambia, come è successo».
Per Hodli la svolta è arrivata grazie a un contatto LinkedIn con un avvocato di Milano focalizzato su criptovalute, che ha inquadrato una soluzione: l’azienda ha fatto un passaggio con il regolatore e a settembre ha lanciato la piattaforma.
Ora Sommariva, Boleto e Maffia gurdano al futuro con fiducia e possono dire: ne è valsa la pena. La loro azienda è in pole position per cavalcare l’onda della crescita del mercato europeo delle criptovalute. Che oggi vale un quinto, un sesto del mercato dell’oro. E se si guarda al trend dell’AI e del business digitale questa crescita sembra inevitabile.
Intanto Genova Startup per il 20 novembre nell’ambito della Genova Smart Week, organizza un evento dedicato alle startup. Tutte le startup potranno partecipare. Clavarino ha annunciato: «Sono stati invitati prestigiosi relatori che verranno da tutta Italia per portare i contributi su questo tema. Ma non ve li svelo perché poi ve li comunicheremo. Un po’ di attesa. Tutte le startup che vogliono possono partecipare, dopo faremo un momento di aperitivo e post aperitivo di networking. Saremo all’ex ospedale psichiatrico di Quarto».
Ua località di certo scelta senza intenzioni allusive, anche se il racconto di Sommariva e l’entusiasmo di Clavarino fanno pensare che nella mente di un imprenditore, e forse di ogni innnovatore, c’è almeno un pizzico di follia o comunque di rinuncia alla sicurezza. Sì, a Genova si può, ma occorrono coraggio, spirito innovativo, capacità di pensare in grande unita al realismo, e tanta tenacia. C’è chi ci sta provando.

























