Il cambiamento dell’economia mondiale con la nascita di nuovi equilibri ha nell’Europa uno dei soggetti in maggiore crisi. Se n’è parlato anche all’assemblea pubblica di Confindustria Genova “Ragionevoli Certezze”. Antonio Gozzi, presidente di Duferco, che si occupa di acciaio, energia, shipping, osserva: «L’Europa paga oggi una sottovalutazione dell’industria che dura da 20 anni e che le ha fatto perdere posizioni importantissime». Secondo Gozzi si può uscire dalla crisi riportando l’industria al centro, «smettendola di fare gli estremisti ideologici sul Green Deal, cercando di favorire in ogni modo gli investimenti e l’attrattività europea agli investimenti».
Gozzi segnala che uno dei parametri gravemente caduti negli ultimi vent’anni in Europa è l’investimento estero: «Gli stranieri non vengono più a investire in Europa e anzi ci sono molti europei che sempre di più pensano di andare a crescere non in Europa ma negli Stati Uniti e questo è un tema che va analizzato con spirito autocritico, senza presunzione, senza avere sempre questa cultura da primi della classe che è quello che ha causato questa crisi europea fatta di iper-regolazione, di estremismo ambientalista, di non considerazione dei temi dell’industria».
A proposito di estremismo ambientalista, lo stop alle immatricolazioni di nuovi veicoli endotermici dal 2035 è da molti contestato. «Anche da noi, come Confindustria – sottolinea Gozzi – uno dei primi passi di Emanuele Orsini è stata quella di chiedere che venga prorogato il termine per la fine dell’endotermico al 2035. Fortunatamente si è aperto un dibattito in Europa, gli italiani sono stati i primi a sollevarlo e c’è la presa di posizione del Partito Popolare Europeo, che è il partito più grande al Parlamento europeo, che chiede esattamente quello che Confindustria ha chiesto tre o quattro mesi fa. Vediamo cosa succede».
La guerra nel cuore dell’Europa ha messo in luce il problema dell’approvvigionamento dell’energia. Per vent’anni la Germania, ma non solo, si è cullata nell’illusione che bastasse il petrolio russo, ora si stanno cercando nuove fonti di approvvigionamento: «Si è creata una dipendenza strategica molto grave – dice Gozzi – che è quella che ha provocato una crisi energetica acuta per l’Europa che è un continente che già paga l’energia molto più cara che gli Stati Uniti ad esempio. Bisogna evitare dipendenze strategiche e bisogna usare il principio della neutralità tecnologica, cioè non ci si può concentrare solo su una tecnologia, cioè sull’elettrico, ma bisogna declinare il principio della neutralità che significa che il nucleare è necessario, che i biocombustibili sono necessari, che le carbon capture sono necessarie, ciò che non si è fatto negli ultimi dieci anni perché c’è stato un estremismo dell’era Timmermans che privilegiava esclusivamente le energie rinnovabili che vanno benissimo ma non sono sufficienti a risolvere i problemi industriali». Timmermans è stato commissario europeo per il clima e del Green Deal europeo dal 1º dicembre 2019 all’agosto 2023.
A proposito di industria la questione dell’ex-Ilva è strettamente collegata: «Offerte binding, ossia vincolanti, non mi risulta che ne siano arrivate entro il termine, quindi vuol dire che c’è ancora qualcosa da risolvere e secondo me le cose da risolvere sono legate di nuovo ai temi europei, in particolare la scomparsa delle quote gratuite di CO2 all’orizzonte del 2027-2028-2030 che rende impossibile l’attività di produzione dell’acciaio con alto forno. Nessuno naturalmente viene a investire in impianti con altiforni che non possono più funzionare e la percentuale di idrogeno che deve essere contenuta nel Dri, Direct Reduced Iron, perché l’Europa ha deciso che ci vuole il 75% di idrogeno con l’impianto Dri ed è una previsione totalmente inattuabile. Quindi o si risolvono quei due temi lì o sarà difficile ricevere offerte vincolanti».
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