Nel corso del 2023 la presenza degli immigrati in Liguria è salita del 3,7%, raggiungendo quota 156.143 persone a fine anno. Secondo quanto riporta l’agenzia Dire, è il dato che emerge dalla presentazione del Dossier statistico immigrazione, presentato questa mattina all’auditorium dei Giardini Luzzati a Genova. Si conferma, dunque, l’inversione di tendenza rispetto agli ultimi dieci anni, che si era già osservata nel corso del 2022.
Attualmente, la popolazione straniera incide per il 10,3% sulla popolazione ligure.
Non si registrano grandi novità dal punto di vista della provenienza: il 43,5% degli stranieri liguri arriva da Paesi europei, il 22% dall’Africa, il 19,3% dall’America Latina, il 15,2% dall’Asia. Dai dati del dossier emerge anche che solo uno straniero su dieci in Liguria è un rifugiato o un richiedente asilo.
«L’aumento delle presenze non è più dovuto al rimbalzo post pandemico – spiega Deborah Erminio, co-redattrice regionale del dossier – l’aumento delle acquisizioni di cittadinanza testimonia la stabilizzazione di molti migranti. La presenza è molto stratificata e sfaccettata e risulta sempre più complesso e limitativo considerarli come collettivo unico. Per contro, la società rischia di avere uno sguardo calato solo sull’aspetto degli arrivi, degli sbarchi, sul fenomeno dei rifugiati e dei richiedenti asilo, importante ma che copre solo una situazione su dieci: le altre nove le abbiamo dimenticate, ma varrebbe la pena riallargare il nostro sguardo e tornare a un pensare a politiche di integrazione e gestione a tutto tondo».
In Liguria, a causa dell’inverno demografico sono in crescita le richieste di manodopera immigrata da parte delle aziende del territorio. Rimangono, però, importanti sacche di lavoro sommerso, irregolare e di sfruttamento, che riguardano soprattutto gli stranieri più deboli.
Il calo demografico incide anche sulla composizione della popolazione scolastica, diminuita di 21.000 unità nell’ultimo decennio: i figli degli immigrati rappresentano il 15,8% degli studenti liguri e, in sei casi su dieci, sono giovani di seconda generazione, nati e cresciuti in Italia, anche se ancora di cittadinanza straniera. Le difficoltà scolastiche e il rischio di abbandono permangono soprattutto tra i ragazzi nati all’estero e giunti in Italia a metà del percorso scolastico. Sul fronte dei minori non accompagnati, infine, «la situazione è molto fluida – precisa Erminio – l’anno scorso il numero era più alto, con un picco che è arrivato a toccare gli 800 minori presenti sul territorio regionale, adesso siamo a 592. È un flusso che non è sempre uguale ed è composto per lo più da ragazzi quasi maggiorenni e maschi. La situazione è diversa per gli arrivi dell’Ucraina, dove la dimensione di genere è più omogenea e l’età è più bassa. Quella dei minori stranieri non accompagnati, è una strategia di ingresso del nostro Paese, visto che altre sono state un po’ chiuse o rese più complesse negli anni», come i ricongiungimenti e i permessi di lavoro.