“Fermare Pechino” di Federico Rampini (Mondadori) non è una novità editoriale, è stato pubblicato la prima volta nel 2021. Ne trattiamo oggi perché il conflitto tra Russia e Ucraina ci riporta con brutalità a riflettere su un tema che troppo spesso troppi di noi preferiscono ignorare: il declino dell’Occidente e l’ascesa della Cina. La sciagurata decisione di Putin di invadere l’Ucraina ha provocato una frattura tra Ue e Usa da una parte e Russia dall’altra che può portare la Federazione Russa a diventare uno Stato vassallo della Cina, fornendole, in qualche modo, i suoi immensi (e spopolati) spazi e la sua ricchezza di materie prime, mentre la ricerca di un’intesa, di una collaborazione tra russi ed europei avrebbe potuto dare luogo a una rete economica, tecnologica, scientifica estesa dal Portogallo alla Siberia in grado di tenere testa all’inquietante colosso asiatico e di dialogare da pari a pari con l’alleato americano.
Nella recensione di “Storia e geopolitica della crisi ucraina” di Giorgio Cella (vedi qui ) si riporta l’opinione dell’analista geopolitico americano George Friedman, che ha scritto: «the primordial interest of the United State over which for centuries we have fought wars, the first, the second and cold war has been the relationship between Germany and Russia. Because united they are the only force that could threaten us, and to make sure that that doesn’t happen» (Starfor Speech: 100 years to US Attack on German Russia Alliance, 19 March 2016). Se sostituiamo la Germania con l’Unione europea, che nella Germania ha il suo baricentro, possiamo intuire quanto la mancata intesa con la Russia (che nonostante tutto dell’Europa, culturalmente, fa parte) costerà all’occidente e all’oriente del continente, «i due polmoni dell’Europa», come li aveva definiti Giovanni Paolo II.
Siamo quindi, almeno per ora, europei dell’Unione, inglesi e americani, con i paesi alleati dell’area Asia-Pacifico ad affrontare una sfida planetaria con la Cina. Il libro di Rampini porta come sottotitolo “Capire la Cina per salvare l’Occidente”. E l’autore precisa: «Vi racconto una faccia della Cina troppo nascosta e inquietante, che l’élite occidentale ha deciso di non vedere. Rivelo il gioco dei corsi e ricorsi, tra due superpotenze che si studiano e si copiano a vicenda. E spiego il Nuovo grande esperimento americano di invertire il corso della storia prima che sia troppo tardi».
Scritto in uno stile fluido e trasparente, il lavoro di Rampini è denso di fatti, dati e soprattutto di riferimenti originali rispetto alla pubblicistica corrente. Per esempio ci mostra l‘imperialismo culturale cinese nella saga cinematografica del Gurriero Lupo, e le inquietudini che turbano almeno una parte della popolazione cinese e vengono espresse nella letteratura di fantascienza, l’unica, per motivi che vengono illustrati nel libro, a sfuggire alla censura. Rampini ci fa conoscere anche altri aspetti meno noti della Cina di Xi Jinping, come l’etnocentrismo e il razzismo degli Han, che costituiscono il 92% della popolazione cinese, le abitudini dei Millenial, la riscoperta di Mao, le mire aggressive, il militarismo. E illustra, senza dietrologismi, il groviglio di sospetti che circondano le origini del Covid.
Qualcuno potrebbe domandarsi perché si debba “salvare l’Occidente”, e considerare raccapricciante l’eventualità che alla leadership mondiale americana subentri quella cinese. Rampini ci riferisce che quasi metà della popolazione negli Usa pensa che «l’America sia segnata “geneticamente” da razzismo, sessismo, discriminazioni contro le minoranze, un Dna imperialista». In Europa le opinioni non sono così nette ma l’antiamericanismo è diffuso. Anche in Italia, che del resto ha dato origine al fascismo e al partito comunista più grande del mondo occidentale. Per non parlare delle buffonate filo-Putin del governo giallo-verde. La risposta si può ricavare dal libro di Rampini. Ne riportiamo la conclusione: «La tragica vicenda di Hong Kong potrebbe insegnarci qualcosa. È un segnale d’allarme in molte direzioni. Xi ha distrutto quella piccola oasi di uno Stato di diritto, e non sta pagando alcun prezzo. A garantirgli l’impunità non si sono solo i nostri Trenta Tiranni, cioè le nostre multinazionali e grandi banche per le quali pecunia non olet. Anche nella società civile, nei mezzi d’informazione, tra gli intellettuali e tra i giovani, tanti pensano che i “valori dell’Occidente” siano un’espressione ipocrita, un mito da sfatare, un’impostura da smascherare. Ragione di più perché Xi sia certo che nessuno ci riuscirà, a fermare Pechino».