In Liguria peggiora il dato sui casi attualmente positivi per 100 mila abitanti (356) e la variazione percentuale sui nuovi casi (13,2%). Restano sotto la soglia di saturazione considerata pericolosa sia i posti letto in area medica occupati da pazienti Covid-19 (29%) sia i posti letto in terapia intensiva occupati da pazienti Covid-19 (23%). Sono i dati emersi per la settimana 24 febbraio-2 marzo dal monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe.
In particolare, nella settimana 24 febbraio-2 marzo, in 94/107 Province (87,6%) si registra un incremento percentuale dei nuovi casi rispetto alla settimana precedente, con valori che superano il 20% in ben 65 province. La Spezia risulta tra le province dove i casi sono aumentati più del 20%: 26,7% (nella settimana 17-23 febbraio era +0,9%) con un’incidenza di 128,78 positivi per 100 mila abitanti. Anche Genova ha registrato una nuova impennata: 23,2% la variazione (era -9,1% nella settimana precedente), con un’incidenza di 121,52 positivi ogni 100 mila abitanti.
«Per la seconda settimana consecutiva – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – si registra un incremento dei nuovi casi che negli ultimi 7 giorni supera il 33%, segnando l’inizio della terza ondata».
L’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità, a livello nazionale, ha stimato, al 18 febbraio, la prevalenza della variante inglese al 54% (range: 0-93,3%), di quella brasiliana al 4,3% (range: 0-36,2%) e di quella sudafricana allo 0,4% (range: 0-2,9%). «Con la situazione epidemiologica in rapida evoluzione – commenta Renata Gili, Responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe – la diffusione attuale è sicuramente maggiore ed è pertanto fondamentale essere realmente tempestivi nell’istituzione delle zone rosse a livello comunale e provinciale»
«Nonostante l’allerta lanciata dalla Fondazione Gimbe già da due settimane – dice il presidente – gli amministratori locali continuano a ritardare le chiusure se non davanti a un rilevante incremento dei nuovi casi, quando è ormai troppo tardi. Infatti, in presenza di varianti più contagiose, questa “non strategia” favorisce la corsa del virus, rendendo necessarie chiusure più estese e prolungate».
Vaccinazioni
La Liguria sale al settimo posto con il 2,57% della popolazione che ha completato il ciclo vaccinale.
Per quanto riguarda gli over 80 in Liguria sono poco più del 20% del totale ad aver ricevuto la prima dose e il 3,4% ad aver completato il ciclo. Qui occorre sempre tenere conto che in Liguria gli over 80 sono molti di più
«L’avvio della campagna vaccinale fuori da ospedali e Rsa – commenta Gili – ha determinato una frenata sul fronte delle somministrazioni, con quasi 2 milioni di dosi, pari al 30% delle consegne, ancora inutilizzate». A livello nazionale si rilevano inoltre rilevanti differenze tra i diversi vaccini: mentre le somministrazioni di Pfizer si attestano all’89% delle dosi consegnate, quelle di Moderna e AstraZeneca stanno infatti procedendo più lentamente.
Tuttavia, se il 29,1% di Moderna è condizionato al ribasso dalla recente consegna della metà delle dosi, per AstraZeneca le somministrazioni si attestano al 26,9%, spia di problemi organizzativi nella vaccinazione di massa, anche se non si possono escludere possibili rinunce selettive a questo vaccino o ritardi nella rendicontazione dei dati.
«Peraltro a differenza dei vaccini di Pfizer e Moderna – spiega Cartabellotta –per i quali, visti i ritardi nelle forniture, è prudente mettere da parte le per il richiamo previsto rispettivamente a 3 e 4 settimane, per AstraZeneca è possibile somministrare la seconda dose sino a 12 settimane: non esiste quindi alcuna ragione per accantonare le dosi, ma bisogna invece velocizzare le somministrazioni».
«Tuttavia la strada per accelerare la campagna vaccinale – puntualizza il presidente –non deve certo portare ad avventurarsi in rischiosi azzardi, come l’ipotesi di somministrare un’unica dose di vaccino Pfizer o Moderna. In assenza di robuste evidenze scientifiche che permettano alle agenzie regolatorie di modificare le modalità di somministrazione del prodotto si tratterebbe di un uso off-label del vaccino, con risvolti sul consenso informato e sulle responsabilità medico-legali».