Nella giornata di ieri, martedì 12 agosto, è stata raggiunta l’intesa tra le amministrazioni nazionali e locali sulla piena decarbonizzazione dell’Ex Ilva di Taranto volta a garantire la massima tutela produttiva e occupazionale degli impianti. Lo scrive Teleborsa.
«È prevalso senso di responsabilità e interesse comune: finalmente esiste una vera Squadra Italia unita e coesa, lo abbiamo dimostrato. Per la prima volta nella storia dell’ex Ilva, governo nazionale, Regione ed enti locali hanno trovato un’intesa per affrontare insieme una sfida decisiva per la siderurgia nazionale e, con essa, per l’intero sistema industriale del nostro Paese – ha dichiarato il ministro delle imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso – È una svolta importante, che potrà finalmente incoraggiare gli investitori a presentare i propri piani industriali, puntando sulla riconversione green del settore: l’Italia diventerà il primo Paese in Europa a offrire siderurgia pienamente sostenibile».
Il documento è stato sottoscritto dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Ministero della Salute, Ministero dell’Interno, Regione Puglia, Provincia di Taranto, Comune di Taranto, Comune di Statte, Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio – Porto di Taranto, Ilva spa in Amministrazione Straordinaria, Acciaierie d’Italia in Amministrazione Straordinaria, Taranto Energia srl in Amministrazione Straordinaria, ADI Energia in Amministrazione Straordinaria, DRI d’Italia spa. L’atto sottoscritto è stato presentato successivamente alle organizzazioni sindacali nazionali, di categoria e locali e anche alle associazioni d’impresa nazionali e alle rappresentanze datoriali dell’indotto ex Ilva.
L’intesa prevede che il nuovo acquirente presenti, nel rispetto dei tempi che saranno indicati in fase di aggiudicazione, le istanze autorizzative sul versante ambientale e sanitario in linea con la progressiva e completa decarbonizzazione dello stabilimento attraverso la realizzazione di forni elettrici in sostituzione degli altoforni che saranno gradualmente dismessi.
Con la sottoscrizione dell’intesa, le parti firmatarie si impegnano altresì ad aggiornare i lavori dopo il 15 settembre – termine ultimo per la presentazione delle offerte vincolanti – per analizzare le prime evidenze della procedura di gara e esaminare la possibile localizzazione di un polo nazionale del DRI (Direct Reduced Iron) utile all’approvvigionamento dei forni elettrici presso lo stabilimento ex Ilva di Taranto, a partire dall’impianto già previsto con il FSC (ex Pnrr), ove sia possibile assicurare il necessario approvvigionamento energetico.
«Prendiamo atto che un accordo è stato raggiunto, con tutti i soggetti coinvolti, e siamo soddisfatti, perché oggi si è deciso di non chiudere l’Ilva – ha dichiarato il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, a seguito dell’incontro al Mimit con il ministro Urso -. Abbiamo già detto che l’Ilva è un assett strategico per il paese. Sia per il territorio che per l’industria italiana. Apprezziamo l’accordo e auspichiamo che venga rispettato e portato a termine, mantenendo saldi alcuni paletti – aggiunge -. In primis si deve arrivare alla decarbonizzazione. Per rispetto degli abitanti di quel territorio e dell’industria. In secondo luogo che ci siano investitori del settore capaci di un rilancio vero e competitivo, sia a livello nazionale che internazionale». «Il terzo elemento è che, nell’ambito della soluzione per la decarbonizzazione – prosegue – ci sia il giusto e fondamentale rilievo per gli impianti DRI per l’alimentazione dei nuovi forni elettrici, che è un’esigenza assoluta per l’industria nazionale e per l’autonomia strategica del paese». «Voglio concludere sottolineando un ultimo aspetto cruciale, che è quello dell’indotto e dei livelli occupazionali – conclude -. È importante che in tutto il processo di rilancio si tengano nella dovuta considerazione le molte piccole aziende e i fornitori che sono legati all’Ilva e al suo futuro, così come le migliaia di lavoratori coinvolti in questa vicenda».