Carlo Cottarelli nel suo “Senza giri di parole” (Mondadori) ha voluto scrivere personalmente l’introduzione al suo libro, spiegando le ragioni per cui vale la pena di comperarlo e leggerlo e quelle per cui non farlo.
Un libro che “racconta i problemi, ne illustra le possibili soluzioni ma conclude che si tratta di questioni irrisolte, per le quali il bandolo della matassa non è stato ancora trovato. Non è che quel bandolo non possa essere necessariamente individuato. Ma, al momento, non è chiaro quale possa essere e, se non è chiaro, non si può neppure escludere che non si possa trovare”. Il libro, quindi, non è adatto ai deboli di cuore e neppure agli scettici che pensano sia inutile precoccuparsi del futuro, di cui non possiamo dire nulla.
I temi analizzati sono sette, (per sette capitoli). Tutti di portata epocale. Per alcuni il nostro Paese da solo non può fare nulla o può fare ben poco (Paura della bomba? Oligarchi dell’Occidente, Stiamo freschi!-Il riscaldamento globale), per altri potremmo fare molto ma soltanto nel quadro di una collaborazione europea (Le invasioni barbarche, La disunione europea). Per la denatalità globale (Trentaduesima generazione) trovare rimedi a livello nazionale in teoria sarebbe possibile ma poco probabile (non ci sono riusciti Paesi dove la politica funzione molto meglio che nel nostro. Infine il settimo e ultimo capitolo tratta dei nostri problemi nazionali. Che si possono ricondure a un nodo fondamentale: la perdita di produttività. Il ventennio tra il 1999 e il 2019 è il peggiore della nostra storia economica nazionale (poi le cose si sono complicate con il Covid la ripresa post epidemia, l’intervento Ue, comunque la tendenza non è cambiata) ma il rallentamento della crescita è iniziato prima. Quali sono le cause strutturali? Principalmente l’inadeguatezza della burocrazia, la lentezza della giustizia, il crollo demografico, la dimensione troppo piccola delle nostre imprese, l’evasione fiscale, una cattiva gestione delle politiche di bilancio dopo l’ingresso nell’euro. Cottarelli traccia infine un bilancio, che non tranquillizza, della realizzazione del Pnr e, si chiede: “Cosa fare di fronte a questa situazione? …. Cosa serve dunque? Andare tutti a Lourdes? Non lo so. Ma se il problema fossero i politici, basterebbe cambiarli. Cambiare il popolo italiano è leggermente più complicato” (pag. 226).
La conclusione è che al momento la soluzione non c’è ma proprio la piena consapevolezza della natura dei problemi il punto di partenza per risolverli.
Non bisogna darsi per vinti, “il futuro, almeno in parte, dipende da quello che ognuno di noi farà” (pag. 229). Tra le ragioni per sperare Cottarelli indica i progressi scientifici e tecnologici, almeno per quanto riguarda il riscaldamento globale, il crollo demografico e le questioni migratorie”. È convincente. Se ci guardiamo intorno oggi vediamo solo cigni neri. Con la scienza e la tecnologia potrebbero trovare un cigno bianco.