Primo giorno di lavoro per la nuova sindaca di Genova Silvia Salis. Questa mattina, dopo la proclamazione da parte dell’ufficio elettorale centrale, avvenuta ieri sera, alle 10 la sindaca ha fatto il suo ingresso ufficiale a Palazzo Tursi, dando così inizio al suo primo giorno di lavoro istituzionale. Ad accoglierla, una rappresentanza dei dipendenti comunali, presenti per salutare l’inizio del nuovo mandato.
La sindaca ha voluto subito sottolineare il valore concreto di questo primo giorno, aprendo le porte del suo ufficio, al sesto piano di palazzo Tursi-Albini, in segno di trasparenza e vicinanza alla cittadinanza.
«Entrare oggi in Comune come sindaca è stata per me un’emozione profonda e una grande responsabilità − ha detto Silvia Salis − voglio ringraziare di cuore tutti i dipendenti comunali per la calorosa accoglienza e per la disponibilità. Questo Palazzo rappresenta il cuore della nostra città e sarà un luogo aperto, inclusivo e attento ai bisogni di tutte e tutti. Voglio essere una sindaca presente e in ascolto. Da oggi inizia un lavoro quotidiano per dare risposte, costruire futuro e fare della nostra comunità un esempio di partecipazione, sostenibilità, sviluppo e giustizia sociale».
La giornata è proseguita con i primi incontri operativi e una visita agli uffici comunali. La sindaca ha ribadito la volontà di instaurare un rapporto diretto con i cittadini, improntato a dialogo, rispetto e condivisione delle sfide che attendono la città nei prossimi anni.
Primi atti
A margine della prima giornata Salis ha fatto il punto sulla giunta, come riporta l’Agenzia Dire: «Diciamo che siamo a buon punto».
La neosindaca di Genova dice di aver fatto i primi atti («Ho firmato per i municipi»). Per quanto riguarda il suo ufficio conta al più presto di portare foto di famiglia e «cimeli sportivi di altissimo valore che ho in ufficio del Coni a Roma».
L’agenda è subito fitta: il 2 giugno prima uscita pubblica con la fascia per la festa della Repubblica, poi l’arrivo della Amerigo Vespucci (e del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella) il 10 giugno. E tra «le prime cose che farò, ci sarà quella di incontrare i nostri dirigenti del Comune. Andrò a incontrare anche la Polizia locale. Uno dei primi incontri che farò sarà col presidente della Regione».
Un grande progetto per Genova che le piacerebbe realizzare? «Intanto mi piacerebbe che finissero le grandi opere senza dilungarsi in modo particolare, senza un aumento di costi, con una certezza dei progetti. Una cosa che credo sia molto importante per Genova è l’ampliamento della metropolitana. In otto anni non è stata aperta una nuova stazione». Poi lancia: «Quello che manca a Genova per farla diventare città universitaria sono degli studentati. Reali però, non venti posti qua, dieci posti là. La prima cosa fondamentale sulla quale stiamo lavorando è la riforma dei Municipi. Dicevamo con Alessandro Terrile che a gennaio 2026 si festeggiano i cento anni della Grande Genova. L’idea è quella che nell’anno della Grande Genova ci sia un nuovo decentramento della municipalità».
Nodo Skymetro
Per quanto riguarda lo skymetro, progetto tra quelli che non convincono il centrosinistra, Salis dichiara: «Sullo Skymetro ci sono stati tre progetti e siamo arrivati alla quarta versione. Evidentemente sono già state date delle proroghe, riterrei particolare che non si potesse mettere due righe per spostare di sei mesi o un anno i termini. Credo che anche in questa situazione avrebbero comunque avuto bisogno di proroghe, anche se avesse vinto il centrodestra. Non credo che mi possano rispondere che non si può avere una proroga, perché ogni operazione di questo genere ha avuto proroghe in tutte le fasi. Voglio fare un ragionamento più politico: se fosse un’opera così necessaria e sentita non avrebbe vinto Passadore nel Municipio Media Valbisagno e invece ha vinto con un dato altissimo, come ha vinto Ivaldi in Bassa Valbisagno, questo vuol dire che neanche laddove insiste l’opera c’è una reale convinzione che quella sia la soluzione, perché comunque tutti si rendono conto che quel tipo di impatto e dieci anni di lavori sono veramente tosti da sostenere».
E poi aggiunge: «Per me non è una possibilità abbattere l’istituto scolastico Firpo, devastare Marassi e mettere per dieci anni a soqquadro tutta la val Bisagno per un progetto che a oggi, e questo è un altro tema, non è finanziato per 200 milioni, che non rimarranno 200 perché sappiamo benissimo che queste grandi opere hanno dei tempi e dei costi che lievitano. Non si sa dove si farebbe la scuola nuova, perché poi un altro problema è che non devi solo riallocare 900 studenti che sono un’infinità, ma devi anche garantirgli un istituto come quello che avevano, con auditorium, palestre. È un istituto sul quale sono stati spesi i soldi del Pnrr che comunque per un pò non si può toccare».