Il commercio di vicinato fa fatica e Confesercenti Genova chiede ai candidati sindaco che «quando vengono prese decisioni che riguardano viabilità, mobilità, cantieristica e tutto ciò che serve giustamente a sviluppare la città, venga tenuto in considerazione quello che è l’anello debole di questa cosa, cioè il piccolo commercio». Questo l’appello di Massimiliano Spigno, presidente di Confesercenti Genova, durante la presentazione di due studi sull’analisi urbanistica, sui flussi, sui bacini di utenza e le strategie di marketing presentati nella sede dell’associazione di via Balbi a tre candidati: Mattia Crucioli, Pietro Piciocchi e Silvia Salis. «Ogni cambiamento legato alla mobilità o a certi cantieri, anche solo lo spostamento di una fermata del trasporto pubblico, sappiamo che in automatico si riflette sul piccolo commercio − aggiunge Spigno − e quindi quello che chiediamo alle amministrazioni presenti e future è proprio quello di concertare con noi tutti i cambiamenti della città, perché poi quello che paga in maniera diretta è proprio il piccolo commercio. Vediamo chiusure, vediamo vie completamente desertificate, proprio perché magari nel tempo sono state fatte scelte azzardate e non concertate».
Secondo Spigno, per esempio, le Ztl non agevolano il commercio: molto spesso vengono portati esempi non perfetti, nel senso che, via San Lorenzo e via San Vincenzo sono Ztl particolari, perché praticamente sono pedonali. La pedonalizzazione è una cosa, la Ztl è un’altra. La pedonalizzazione ci può anche stare, ma deve essere pensata, cioè intorno ci devono essere tutte le infrastrutture per poter poi accedere alla zona pedonale, mentre le Ztl sono sempre un qualcosa di ibrido che non aiutano nessuno e penalizzano chiaramente il piccolo commercio. Anche lì la Ztl dovrebbe essere pensata prima con infrastrutture per poter poi accedervi, però molto spesso la nostra città non ne ha bisogno. Penso a piazza Fontane Marose e Nervi, che hanno già intorno zone pedonali molto più ampie, molto più importanti. e quindi sembrava un’aggiunta a qualcosa che non era utile».
I numeri del commercio
Circa 46.446 addetti, pari al 20% dell’occupazione complessiva della provincia di Genova, fanno parte del comparto del commercio. Il valore percentuale più alto in Italia.
La struttura commerciale del Comune di Genova è articolata in circa 11.818 punti di vendita, netta la prevalenza degli esercizi di vicinato (97%) rispetto alle altre tipologie di vendita. Le medie strutture sono 324 (in lieve crescita rispetto al 2016 quando erano 299) mentre le grandi strutture sono invece 32.
Gli esercizi di vicinato sono diminuiti e di parecchio, come si vede dal grafico.
Nel dettaglio calano gli esercizi di vicinato, i panificatori, le edicole, aumentano estetisti e acconciatori.
La Gdo
Per quanto riguarda la Gdo, la tipologia di esercizi più presente sul territorio nazionale è quella relativa ai minimercati (50%), in linea rispetto alla regione Liguria (56%), seguiti dai
supermercati (Italia 38%, Liguria 34,1%); poi dalle grandi distribuzioni specializzate (Italia 5,3%, Liguria 4,7%), i grandi magazzini (Italia 4,5%, Liguria 3,7%) e, infine, gli ipermercati
(Italia 2,1%, Liguria 1,3%).
Il primo studio sui Civ: indagini e progettualità per il potenziamento del commercio locale
Ermanno Torre della società Arecom ha avuto l’incarico di fare un’analisi dei flussi pedonali e viabilistici e microproposte di intervento all’interno delle zone coinvolte dal bando sui Civ della Regione Liguria (Azione 4.1 per la riqualificazione delle aree a rischio di tenuta distributiva, ovvero quelle zone dove il commercio locale rischia di scomparire): «Abbiamo lavorato in 17 punti della città, facendo delle analisi. Ciò che emerge è che siamo in una fase di grandi trasformazioni e che è difficile per questi temi andare a ragionare sul singolo Civ, ma si deve ragionare sul sistema del commercio “del piano strada”. Quindi si possono fare dei singoli ragionamenti sui singoli ambiti, però poi vi è un sistema della città che comanda e quindi si devono fare dei progetti un po’ più ad ampio respiro. Questa è la prima fase di un progetto anche un po’ più ampio che magari potrà proseguire poi con il bando successivo in cui ci si concentrerà poi più sullo spazio pubblico e su interventi sempre legati al commercio».
I Civ analizzati sono: Civ Canevari; Civ Darsena; Civ Gottardino; Civ Il Girasole; Civ Sampierdarena; Civ Fronte Del Porto; Civ Borgo Di Pre’; Civ Casana; Civ Il Rolandone; Civ Molaxana; Civ Nervi Mare; Civ Porto Antico; Civ Rivarolo; Civ Sarzano Sant’antonino; Civ Via Luccoli; Civ Ville Storiche; Civ Vivicertosa.
Per ogni Civ sono state prodotte schede dettagliate sul mix merceologico, è stato fatto un censimento e una mappatura dei negozi esistenti per tipologia (alimentari, non alimentari, misti, bar/ristoranti, servizi, artigianato) per orientare futuri insediamenti, definito il bacino di utenza con una definizione dell’area di attrazione pedonale (isocrone a 5-10-15-20 minuti) considerando la morfologia del territorio, analizzati i percorsi pedonali, l’accesso al trasporto pubblico, le barriere fisiche/percettive e l’interazione con la viabilità. Infine le proposte concrete per migliorare la fruibilità degli spazi pubblici, spesso attraverso urbanistica tattica (interventi leggeri, pitturazioni, arredi, piccole piantumazioni), pedonalizzazioni sperimentali e miglioramento della viabilità/sosta, pensate per avviare processi partecipativi.
Lo studio ha evidenziato come per esempio una maggiore connessione “invitante” attraverso i voltini ridipinti, favorirebbe la circolazione delle persone nel Civ Sampierdarena tra via Cantore, via Buranello e via Sampierdarena. Per il Civ Rivarolo viene suggerito di valorizzare il collegamento della futura stazione metropolitana a piazza Pallavicini. Per il Civ Darsena occorre ridurre l’effetto barriera della Sopraelevata, quindi studiare collegamenti anche visivi con il centro storico.
Sopralluoghi e proposte
Stefania Orengo, graphic designer, ha effettuato sopralluoghi in alcuni civ cittadini e nei dintorni di Genova e insieme a Valentina Guagliardi (architetto) e Stefania Toro (architetto e lighting designer), hanno evidenziato come anche la comunicazione sia disorientante e in alcuni casi errata. Per esempio nei civ Luccoli, Casana, Sestiere del Doge, Prè, Sarzano-Sant’Agostino, viene consigliata la rimozione degli indicatori totem in pvc e legno installati in quanto danneggiati, dannosi per il decoro e soprattutto perché risultano inesistenti le pagine dei Qr code riportati nella cartellonistica.
In via Luccoli per esempio viene anche segnalata l’illuminazione difforme e un’illuminazione notturna eccessiva, in via Prè l’assenza di decoro nella segnaletica.
La proposta dello studio è di realizzare un landmark territoriale per facilitare il riconoscimento dell’area e dei negozi del Civ, con indicatori puntuali (targhe quadrate) vicino alle vetrine, illuminotecnica che funga da guida sul pavimento, arredi luce per diversificare alcuni luoghi, ma anche arredo urbano dedicato, portali-indicatori verticali appesi ai muri con le frecce che indicano la presenza del Civ (è stato fatto un esempio sulle traverse di via Roma) e soprattutto una tessera di fidelizzazione che si completa solo acquistando in vari negozi e non in uno solo. Con premialità legate a cultura e musei.
Le proposte dei candidati
«Servono interventi coordinati − dice Silvia Salis, candidata sindaco del centrosinistra − e un rapporto quotidiano che tenga conto delle esigenze e delle prospettive del commerciante. Per questo per noi sono importanti i Municipi che faranno da collante con le attività del commercio. Il settore è strettamente collegato alla pianificazione urbanistica, serve una moratoria sulla gdo. Teniamo conto che a Genova una famiglia su due è composta da una persona sola e magari anziana. Il presidio di vicinato è anche da considerare presidio per la sicurezza. E poi dobbiamo preoccuparci del perché le grandi firme abbandonano Genova. Quel è il posizionamento della sesta città d’italia? È segno di un impoverimento della proposta commerciale. Il commercio, inoltre va anche pensato legato al turismo».
Pietro Piciocchi, candidato sindaco del centrodestra e attuale sindaco reggente, spiega: «In questi anni abbiamo sempre collaborato in maniera attiva. Da quando sono sindaco reggente l’obiettivo sul commercio era il nuovo piano del commercio, le 15 intese per l’insediamento di attività di pregio nei centri storici e le linee guida dei dehors. Lo abbiamo fatto. Quando parliamo del commercio al centro vanno messi i flussi di persone e questo vuol dire infrastrutture di connessione con il mondo. Per esempio abbiamo modificato parte del progetto degli assi di forza perché si è tenuto conto delle indicazioni ricevute. Anche lo Skymetro è stato scelto perché andava a impattare di meno sul piano strada. Inoltre è importante creare eventi e attrazioni, per questo abbiamo immaginato i distretti food, artigianato e tessile. Il centro storico, inoltre, può diventare un campus a cielo aperto. Stiamo lavorando sugli studentati come all’Albergo dei Poveri, via Balbi e via Prè».
Mattia Crucioli (Uniti per la Costituzione) si definisce protezionista sull’espansione della gdo: «Ho votato il piano del commercio, pur non facendo parte della maggioranza, perché incentiva le botteghe e disincentiva la gdo. Questo piano però è stato realizzato tardi, si è chiusa la stalla quando i buoi sono scappati. Cosa resta da fare? Commercio, mobilità e pianificazione urbanistica sono connesse. Riguardo alla tessera fedeltà si potrebbe pensare anche ad aggiungere premialità sulle altre partecipate del Comune, come i Bagni Marina, e pensare ad altri incentivi come zone disco e parcheggi gratuiti, utilizzare anche l’incentivo fiscale».