«I dati che emergono dal report dell’anno ’24 sulla Liguria sono sicuramente positivi. Positivi in terminii di prodotto interno lordo, in cui la regione si classifica con una crescita superiore alla media nazionale e anche superiori all’area nord-ovest del paese. Ma soprattutto l’elemento di dinamismo più distintivo è costituito dal tasso di occupazione giovanile, della fascia di età che va dai 24 ai 34 anni, dove la regione presenta un tasso di occupazione di oltre 5 punti percentuali superiore alla media nazionale. E il fatto che questo dato si associ a un percorso di digitalizzazione delle imprese private molto forte fa ben pensare sul futuro». Così Valeria Btrambilla, ceo di Deloitte & Touche spa, commenta i dati emersi dai “Nuovi scenari macroeconomici”, analisi elaborata nell’abito del progetto “WHI Liguria Deloitte” presentato questa mattina al Palazzo della Borsa di Genova.
« Al di là di un contesto che presenta qualche incertezza – ha precisato Brambilla – se rimaniamo sui dati, sull’aspetto oggettivo, vediamo che la regione ha presentato e presenta e un valore aggiunto che deriva anche dai suoi settori tradizionali molto forti, quello del trasporto marittimo, del trasporto costiero, della costruzione e della riparazione di navi, della realizzazione delle attrezzature interne alle navi, a cui si va a d aggiungere indubbiamente il turismo».
«Entriamo nel decimo anno di Why Liguria – ha detto Eugenio Puddu, paertner Deloitte e resposnsabile del progetto – Why Liguria vuole raccontare il bello e il buono di un territorio. Come lo racconta? Lo racconta cercando di mettere a fattore comune delle esperienze positive, esperienze che hanno generato valore, che hanno creato condivisione anche tra modi di fare, quello che si direbbe il know-how. Siamo partiti con le prime edizioni parlando dello storytelling, parlando di formazione delle persone, di creazione e irrobustimento delle competenze e oggi arriviamo a parlare di contesto macroeconomico in uno scenario che rispetto al passato è veramente stravolto. Tutte le regole del passato ormai sono cambiate, si vedono tematiche che pongono problemi, ma noi sappiamo bene, e questo ce lo insegna l’esperienza, ce lo insegna il percorso fatto fino ad ora, che i problemi possono e devono diventare opportunità. E in Liguria esistono ancora margini di miglioramento, soprattutto in termini di digitalizzazione della pubblica amministrazione e di efficienza di alcuni settori strategici, come l’industria alimentare e i trasporti. Lavorare su questi aspetti potrebbe consolidare ulteriormente il ruolo della regionecome polo economico in grado di attirare investitori nazionali e internazionali».
La mattina si è svolta attarverso quattro tavole rotonde, coordinate dallo stesso Puddu, da Ernesto Lanzillo, Deloitte Private&Family Business Leader, Francesca Tognetti, senior manager Deloitte Sustenaibility e Federico Tarallo, partner Deloitte
Dal report di Deloitte e dalle testimonianzei apporta te alle tavole rotonde risulta che il tasso di occupazione giovanile in Liguria è più elevato rispetto alla media italiana sia nella fascia 15-24 anni (23,6% contro il 20,4%) che in quella 25-34 anni (73,6% contro il 68,1%), considerando le persone senza titolo di studio (50,6% vs 44,7%), quelle diplomate (71,4% vs 66,8%) e laureate (83,8% vs 81,6%). Il contributo al valore aggiunto della regione al Nord-Ovest è maggiore per i settori del trasporto marittimo e costiero di passeggeri (prossimo al 100%), trasporto marittimo e per vie d’acqua (97%) e riparazione e manutenzione di navi e imbarcazioni (85%).
Le imprese liguri stanno accelerando il loro processo di digitalizzazione: negli ultimi due anni, il numero di aziende con un livello base di digitalizzazione è aumentato del +23,8%, un incremento significativamente superiore alla media italiana (+9,4%) e del Nord-Ovest (+10,5%). Tuttavia, vi sono ancora dei margini di miglioramento nella digitalizzazione degli enti locali. Infatti, la velocità di connessione a Internet, la quota di enti con disponibilità di fibra (FTTH) e con servizi di cloud computing risultano significativamente più bassi della media nazionale e del Nord-Ovest nel suo complesso.
Le amministrazioni locali liguri nell’ambito del Pnrr hanno indetto bandi focalizzati anche su tematiche ESG, con fondi superiori alla media nazionale. Tuttavia, le aziende della regione (0,27%) hanno mostrato un impegno inferiore rispetto alla media italiana (0,34%) nell’implementazione di politiche di sostenibilità. Un maggiore coinvolgimento delle imprese liguri in questi progetti potrebbe favorire l’accesso a nuovi capitali e il rafforzamento del tessuto economico locale.
La regione si distingue per un ritorno sugli investimenti (roi), espresso come rapporto tra valore aggiunto e investimenti sostenuti, superiore alla media nazionale, con performance elevate in settori chiave come industria tessile (con dei rapporti pari rispettivamente a 31,4 e 7,8, quasi quattro volte superiore), alloggio e ristorazione (27,4 contro il 9,9 della media nazionale, quasi tre volte maggiore) e fabbricazione dei mezzi di trasporto (6,3 contro il 2,5).
La Liguria, negli ultimi anni, è stata oggetto di interesse a livello internazionale con riferimento sia al settore sportivo sia a quello dei trasporti e delle infrastrutture. Le principali squadre di calcio della regione hanno cambiato proprietà negli ultimi due anni a favore di soggetti internazionali per un valore complessivo delle operazioni di quasi 100 milioni di euro. Anche il settore portuale e aeroportuale ha visto importanti operazioni di M&A, con il gruppo greco D-Marin che ha acquisito piena proprietà del Porto Mirabello attraverso l’acquisizione di ITN Industrie Turistiche Nautiche S.p.a. e la Provincia di Genova e MSC che hanno rilevato due quote, pari entrambe al 15%, dell’Aeroporto di Genova.
Il porto di Genova si conferma un hub strategico per il commercio internazionale, con una ripresa post-pandemia del traffico commerciale (+29,4%) e passeggeri (+208%) superiore alla media nazionale (rispettivamente +20% e +141%). Anche il rimbalzo del traffico di container (+17,7%) ha superato sia la media nazionale (+9,2%), sia la media dei porti di Rotterdam (+2,5%) e Amburgo (+5%).
Da un’analisi della composizione settoriale dell’economia ligure, in termini di contributo al valore aggiunto del Nord-Ovest, condotto su un campione di oltre 4.000 imprese liguri, emerge un ruolo trainante dei settori del trasporto marittimo e food&beverage, un potenziale di crescita ulteriore nella filiera alimentare e l’opportunità di fare leva sul processo di digitalizzazione per lo sviluppo del settore del trasporto e magazzinaggio.
«Le aziende oggi sono in un assoluto momento di incertezza – ha dichiarato Vittorio Doria Lamba, ceo di Alifood srl -. Qual è il segreto, qual è la maniera di uscirne? Avere grandissima attenzione, grandissima flessibilità, grandissima resilienza e soprattutto capacità di trovare delle cose in cui inserirsi per crescere e innovare». Ma Doria ha messo a fuoco un altro emento cardine della mattinata: «Oggi è emerso con chiarezza il senso di dieci anni di lavoro di Why Liguria, perché dai dati di Deloitte si capisce che la Liguria è molto più importante di quello che si pensa. In una certa misura ne sono stato sorpreso perfino io ma lo stesso Siniscalco ha osservato che questi dati non erano abbastanza conosciuti».
Domenico Siniscalco, senio advisor e vicechairman di Morgan Stanley, già direttore del Tesoro e ministro dell’Economia e delle Finanze, nel corso della tavola rotonda su Scenari Macroeconomici ha sottolineato l’importanza della complemantarietà tra pubblico e privato. «Oggi – ha detto – è emerso un modello nuovo: la necessità dell’investimento del pubblico che abilita il privato a operare».
Il presidente della Regione Marco Bucci ha individuato quattro settori strategici su cui costruire il futuro della regione. Settori in cui pubblico e privato devono collaborare. Il primo è la blue economy, n cui la Liguria è leader nel Mediterraneo. «Abbiamo il primato nella cantieristica, nella nautica e nella logistica portuale, che dobbiamo consolidare e potenziare, investendo in innovazione e sostenibilità per mantenere il nostro ruolo di riferimento internazionale». Il secondo è il digitale, con Genova che si sta affermando come nodo strategico delle telecomunicazioni globali. «I cavi sottomarini che arrivano in Liguria ci connettono con tutto il mondo: è una rivoluzione che dobbiamo sfruttare, attirando investimenti e aziende del settore». Il terzo punto riguarda il futuro dell’energia. «Genova deve essere protagonista della transizione energetica, dalle nuove fonti di carburante per il trasporto marittimo fino allo sviluppo di un centro di eccellenza per il know-how nucleare. Abbiamo già avviato un confronto con il Governo per realizzare questo polo strategico». Infine, la sfida dell’intelligenza artificiale, su cui la Liguria può giocare un ruolo chiave. «Abbiamo le competenze, le aziende e le infrastrutture per diventare un hub europeo dell’IA. Insieme al Ministro Urso abbiamo posizionato Genova come candidata a ospitare una delle quattro giga factory europee per l’intelligenza artificiale. Il nostro territorio ha tutte le caratteristiche per riuscirci, grazie alla presenza di IIT, Università, grandi aziende e centri di calcolo avanzati».
Il ruolo del pubblico è naturalmente essenziale per superare questa fase di incertezza e impegnarsi nello sviluppo. Lo ha spiegato il console generale di Romania a Torino, Cosmin Dumitrescu, «La diplomazia è l’istituzione che dovrà aiutare gli stati a delineare nuove intese e a consolidare il ponte tra Europa e Usa. Ed è importante la collaborazione tra porti di Genova e di Costanza, i più importanti del Mediterraneo e del Mar Nero.. Il porto di Costanza può diventare l’hub per la ricostruzione dell’Ucraina»