Crescono la rete e i progetti di Mnesys, il più ampio programma di ricerca sul cervello mai realizzato in Italia e anche il più grande e all’avanguardia in Europa, guidato dall’Università di Genova e Irccs Ospedale San Martino. I numeri sono stati presentati in occasione del III Annual Meeting al Palazzo della Meridiana di Genova.
Oltre 60 centri coinvolti negli ultimi sei mesi, che portano il totale a 90, tra i migliori atenei pubblici e privati, istituti di ricerca, Irccs e imprese. 600 pubblicazioni e circa 300 progetti attivi a oggi, di cui oltre 90 avviati dal giugno scorso, finanziati con 23 milioni di euro, grazie ad appositi “bandi a cascata”. 200 giovani ricercatori, assunti in poco più di un anno, per un totale di circa 800 scienziati italiani impegnati in progetti di ricerca per la diagnosi precoce e la cura delle malattie del sistema nervoso, con trattamenti modellati sui pazienti.
«Mnesys è una vera brain venture di gruppi di lavoro distribuiti in tutta Italia, guidata dall’Università di Genova, in sinergia con l’Ospedale San Martino, e avviata a fine 2022 grazie al fondo record di 115 milioni di euro, stanziato dal Pnrr, Missione 4, Componente 2. Un progetto imponente e complesso in crescita esponenziale, che ha visto aggiungersi ai 25 enti fondatori, altri 65 centri negli ultimi sei mesi, tra le istituzioni più prestigiose nel campo delle neuroscienze, come ad esempio l’Istituto italiano di tecnologia di Genova, l’Università Cattolica del Sacro Cuore e il Cnr di Roma, l’Università “Sapienza” e il San Raffaele di Milano – commenta Antonio Uccelli, responsabile scientifico del progetto, ordinario di Neurologia all’Università di Genova e direttore scientifico dell’Ospedale Policlinico San Martino all’Agenzia Dire – Ciò significa che, ad oggi, tutte le migliori istituzioni italiane che fanno ricerca sul cervello, ingaggiate tramite appositi “bandi a cascata”, sono coinvolte in questo progetto unico al mondo, che è diventato la rete europea più estesa e all’avanguardia. I nuovi gruppi arruolati consentiranno con le loro competenze di sviluppare, approfondire e scoprire sempre di più i segreti, ancora nascosti, del cervello».
«Questo progetto, senza precedenti e in continua crescita, vede quasi triplicare gli Enti coinvolti in questa rete sempre più estesa di eccellenze scientifiche del nostro Paese – dichiara Enrico Castanini, presidente Mnesys – Oggi si stabilisce una tappa fondamentale per analizzare, progetto per progetto, i traguardi raggiunti e per avviare le attività di trasferimento tecnologico che ne seguiranno. Tale bagaglio di conoscenze scientifiche ci permetterà di passare dalle scoperte teoriche a concreti benefici per la società, in totale allineamento con l’obiettivo ultimo del Pnrr: generare ricadute tangibili e durature per i cittadini, migliorando di conseguenza la qualità della vita di tutti noi grazie all’uso delle nuove tecnologie».
«Il progetto Mnesys si affida a un approccio “multi-scala” che parte dallo studio delle singole molecole, fino all’analisi delle interazioni sociali, passando dalla genetica, ai modelli animali, per arrivare a studi di popolazione. I programmi di ricerca avviati da Mnesys, con 600 pubblicazioni e circa 300 progetti attualmente attivi, spaziano in tutti gli ambiti delle neuroscienze, dall’indagine degli aspetti fisiologici, come lo sviluppo del cervello nei neonati, alla ricerca di nuove strategie contro le malattie neurodegenerative, attraverso l’integrazione tra medicina e tecnologie informatiche applicate al cervello- aggiunge Sergio Martinoia, ordinario di Bioingegneria all’Università di Genova e coordinatore del comitato scientifico del progetto – Su questo fronte Mnesys ha obiettivi quanto mai ambiziosi, cercando soluzioni per patologie come Alzheimer, Parkinson, sclerosi multipla, ictus, depressione, che insieme affliggono il 30% della popolazione italiana».
«A questo scopo Mneys ha sviluppato approcci innovativi come la creazione di avatar digitali del cervello umano per studiare le malattie neurologiche e la risposta ai farmaci, individuato nuovi biomarcatori come, ad esempio, due proteine in grado di anticipare lo sviluppo della sclerosi multipla, fino a identificare di nuovi bersagli terapeutici come, tra gli altri, la proteina anti-colesterolo PCSK9 la cui inibizione nel cervello ha un ruolo chiave nel trattamento della malattia di Alzheimer», sottolinea Uccelli.
Tra i progetti di ricerca in corso – scrive la Dire – si sono gli studi per svelare il meccanismo alla base delle difficoltà nei pazienti con Alzheimer e Parkinson a riconoscere le espressioni facciali, fondamentali per comunicare con gli altri, e individuare un possibile trattamento. Altri si concentrano sullo sviluppo di cervelli “in miniatura” creati da cellule staminali pluripotenti, riprogrammate in neuroni, per testare nuove terapie contro le demenze. Uno studio dell’Irccs Istituto Giannina Gaslini di Genova sta sondando nuove strategie per prevenire lo sviluppo di danni cerebrali nei neonati prematuri, cioè nati prima della 32esima settimana di gestazione, valutando l’efficacia di nuovi approcci nutrizionali precoci. «I neonati molto pretermine e con peso alla nascita estremamente basso sono a rischio di sviluppare problemi del neurosviluppo – afferma Luca Ramenghi, direttore U.O. Patologia Neonatale del Gaslini e professore straordinario di Pediatria dell’Università di Genova – Il nostro lavoro si prefigge di svelare gli effetti di diete con differenti livelli di lipidi, ricchi di antiossidanti, in fase neonatale, sulla maturazione cerebrale di questi neonati, messa a rischio dallo stress ossidativo, uno dei grandi problemi della prematurità. Ciò avverrà inserendo soia, olio d’oliva non evo o grasso di pesce nell’alimentazione dei bambini pretermine e valutandone l’efficacia con test psicoattitudinali».