«Le aree di Cornigliano servono tutte al nostro stabilimento». A dirlo è il direttore generale di Acciaierie d’Italia in AS, Maurizio Saitta, intervenuto stamattina a Genova, nella sede della Regione Liguria, al vertice convocato nel palazzo della Regione per fare il punto sugli impianti ex Ilva del Nord Ovest, in vista della vendita dell’intero gruppo. Lo scrive l’Agenzia Dire. «Certo, se le uso per un milione di tonnellate all’anno, probabilmente lo spazio è eccessivo – precisa il direttore- ma ricordiamoci che questa è una situazione transitoria, legata a un’amministrazione straordinaria e a una ripresa produttiva degli impianti. Se servivano prima, possono servire anche domani. Diciamo che dipende da qual è lo sviluppo che uno vuole dare a questi impianti».
Il direttore spiega che a Cornigliano al momento “non superiamo il 70% dell’utilizzo di tutti gli impianti. Ed è anche il motivo per cui abbiamo ancora delle persone in cassa integrazione”. «Siamo in un regime di produzione ridotto a Taranto, quindi, meno si produce a Taranto, meno arriva agli stabilimenti del Nord, meno si può lavorare – dice -. In quest’anno abbiamo visto anche una forte trasformazione del mercato, con l’acciaio nero che quando siamo entrati in amministrazione straordinaria aveva un valore di 670 euro a tonnellata ed è sceso fino a un minino di 535 euro».
«Un anno fa, quando siamo entrati come amministrazione straordinaria, abbiamo trovato una situazione degli impianti abbastanza disastrosa. Quest’anno, compatibilmente con le risorse di un’amministrazione straordinaria che sono sempre poche, sono state fatte diverse attività su Genova, ma anche su Novi». In particolare, “abbiamo recuperato livelli produttivi per le macchine che sono in servizio. Non sono ancora tutte e ci sono ancora diversi investimenti necessari per tornare al 100% delle macchine in servizio, ma diciamo che quelle che utilizziamo hanno performato in tutt’altro modo. È stata fatta manutenzione, produciamo di più e meglio, e questo ci ha consentito di recuperare tutti i ritardi che avevamo in termini di ordini, anche con la latta”.
Sul futuro del sito genovese Saitta non fa previsioni. «Le ipotesi – dice – sono tutte percorribili, bisogna capire quale sarà il piano industriale del nuovo acquirente. Forno elettrico a Genova? Io dico ‘perché no?’ Nulla, a priori, va scartato. Va ragionato col buon senso tutto e, poi, va capito come questo va a impattare sul territorio, sulla struttura e sulle sue potenzialità».
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