Il Comune di Genova nel 2023 si è costituito parte civile nel processo cosiddetto ‘Morandi-Bis’ presentando una richiesta risarcitoria di 23,5 milioni.
Lo ha ribadito l’assessore all’Avvocatura e agli Affari legali Lorenza Rosso all’interrogazione della consigliera del Gruppo Misto Cristina Lodi che chiedeva “se l’Amministrazione Comunale, a seguito dell’azione di Assoutenti al fianco dei cittadini e della recente decisione della Corte di Cassazione che ha confermato il risarcimento per i proprietari interessati dal rumore e dall’inquinamento provenienti dalla rete autostradale senza barriere anti-rumore nella provincia di Savona, intenda affiancare, anche con azioni politiche, i cittadini genovesi interessati dalla stessa fattispecie di danno da parte di società autostrade per la mancanza da anni della barriere anti-rumore, sia rimosse sia mai messe”.
Rosso ha specificato: «Il Gup ha ammesso la costituzione nel marzo 2024 nel processo penale cosiddetto ‘Morandi-Bis’, nel quale si contesta agli imputati di non aver provveduto al risanamento acustico della rete viaria autostradale riguardo alle barriere integrate fonoassorbenti, non correttamente progettate e costruite e, pertanto, inidonee e pericolose. Nella veste di persona danneggiata e nel suo diritto alla tutela della propria immagine, reputazione e identità culturale e politica, il Comune ha richiesto il risarcimento di tutti i danni subiti quale danno patrimoniale e morale subito dall’intera cittadinanza che lo l’Ente comunale rappresenta. E quale danno all’immagine, solo per questa il Comune di Genova ha presentato una richiesta risarcitoria quantificata in 23 milioni e 520mila euro. Per quanto consentito dal diritto penale, il Comune ha manifestato mediante tale costituzione di parte civile non solo la propria volontà giuridicamente espressa a veder riconosciuta la lesione degli interessi della cittadinanza genovese, ma anche il proprio intendimento politico a dar voce a tutti coloro che, in diversi modi, hanno subito l’effetto delle condotte riprovevoli degli imputati. Quanto all’ordinanza della Cassazione, essa ha riconosciuto solo il diritto al risarcimento dei danni correlati alla problematica delle barriere fonoassorbenti a favore soltanto di alcuni soggetti che avevano agito in sede giudiziale per ottenere personalmente tale risarcimento. Nessun ente pubblico è stato parte di questo giudizio e l’azione giudiziaria non può essere posta in essere dal Comune che, in base a quanto prevede l’ordinamento, è legittimato a far valere solo i diritti della comunità che rappresenta quale ente territoriale e non quelli dei singoli danneggiati. La nostra azione è già stata espletata nel procedimento penale con la costituzione in parte civile».