Il candidato sindaco di Genova del centrosinistra verrà definito a fine mese. È quanto emerge, secondo quanto riporta l’Agenzia Dire, dal primo giro di consultazioni chiuso “con qualche sorpresa”.
Secondo quanto filtra da via XX Settembre, il Partito democratico genovese sarebbe abbastanza soddisfatto della tornata di incontri bilaterali in vista delle prossime elezioni comunali andata in scena questa settimana. L’obiettivo fissato dai dem è arrivare entro la fine della settimana prossima alla definizione di linee programmatiche e coalizione, ed entro quella successiva a indicare il nome del candidato sindaco.
Prima, però, non sono pochi i nodi da sciogliere, a partire dall’atteggiamento di Azione, ben più ostico di quanto ci si aspettasse. Le dichiarazioni di ieri di Carlo Calenda, apertamente contro qualsiasi candidato che provenga dalla dirigenza locale del Pd, suffragate dalla segretaria regionale Cristina Lodi, ostile al progetto del nuovo centro e pronta a una candidatura in solitaria, hanno sorpreso e rischiano di isolare il partito dal resto dell’agone politico, anche in caso di ballottaggio.
Oggi, per vie informali, dal Pd si proverà a capire quanto spazio ci sia per ricucire e se le dichiarazioni di ieri non fossero più che altro un tentativo di presa di posizione per far cambiare ai dem i nomi dei possibili candidati sindaco. Crescono, però, le possibilità di un avvicendamento nel ruolo di aggregatore del centro all’interno della futura coalizione di centrosinistra: se alle ultime regionali il compito era toccato ad Azione, per i veti che avevano tagliato fuori Italia Viva all’ultimo minuto, alle comunali il testimone potrebbe passare al partito di Matteo Renzi, con Lodi a tentare l’avventura in solitaria, almeno al primo turno.
Tra le chiamate informali di questo fine settimana, più di una dovrà partire dal telefono del segretario dem Simone D’Angelo in direzione di Avs. Quello con i rossoverdi, secondo quanto raccolto dall’agenzia Dire, in questi giorni è stato uno degli incontri più complessi. Molte le bocciature e le prese di distanza arrivate in particolare dalla capogruppo in Consiglio regionale, Selena Candia, sia sul fronte dei distinguo programmatici sia sui nomi dei possibili candidati. E, si tiene a precisare dal Pd, «non siamo stati noi a fare nomi, ma loro a bocciare quelli che sono circolati nelle ultime settimane».
In ogni caso, Avs fuori dalla coalizione è uno scenario che l’attuale gruppo dirigente del Pd genovese vuole provare a scongiurare quasi a ogni costo.
Un po’ a sorpresa, la situazione politicamente meno intricata sembra quella che riguarda il rapporto con il Movimento Cinque Stelle. Al tavolo bilaterale con il Pd, i pentastellati non hanno messo alcun veto sui confini della possibile coalizione né sull’imprinting politico dell’eventuale candidato sindaco. Tuttavia, hanno fatto capire che non potrebbero sostenere i nomi dem circolati finora e hanno messo a disposizione della coalizione la candidatura dell’ex eurodeputata, Tiziana Beghin, che dai dem non è stata percepita come un “prendere o lasciare”.
Chiarito definitivamente il quadro nelle prossime ore, il Pd proverà a stilare uno schema di massima delle linee programmatiche, tirando le fila degli incontri di questa settimana, con l’obiettivo di condividerlo la prossima con gli alleati e arrivare, così, a una definizione della coalizione.
A quel punto, è la speranza del Pd, la strada per trovare il nome del candidato sindaco dovrebbe essere un po’ più semplice.
I nomi papabili
Al momento, quella che porta verso l’investitura di un dirigente dem resta eccessivamente in salita. La prima scelta del partito, l’ex segretario e consigliere comunale, Alessandro Terrile, paga lo scotto di essere stato nominato amministratore delegato di Ente bacini quando a dirigere l’Autorità portuale c’era Paolo Emilio Signorini, figura scelta dal centrodestra e al centro delle indagini per corruzione che hanno coinvolto, tra gli altri, l’ex governatore Giovanni Toti e l’imprenditore portuale Aldo Spinelli. Per un motivo simile, è difficile che venga preso seriamente in considerazione anche il nome di Armando Sanna, mister preferenze alle ultime regionali e capogruppo dem in via Fieschi, “bollato” da una foto che lo ritrae assieme a Claudio Burlando proprio in occasione di un incontro sullo yacht dello stesso Spinelli. C’è, poi, il consigliere regionale e presidente di municipio uscente della Valpolcevera, Federico Romeo, che però negli ultimi tempi è considerato “protetto” dell’ex ministro e governatore Burlando, tornato molto attivo nel tessere nelle retrovie le trame politiche dell’ala moderata del centrosinistra, ma considerato un po’ troppo ingombrante dalla stessa dirigenza dem, per non parlare dell’ala più progressista del centrosinistra. “A Burlando bisognerebbe togliere il telefono”, scherza un maggiorente del Pd.
Per mettere tutti d’accordo potrebbe essere più semplice virare su una candidatura civica, con il Pd pronto a mettere nuovamente nel cassetto il sogno di riconquistare Genova con un candidato politico di sua diretta espressione. Archiviato il no di Carla Sibilla, tra le altre, restano ancora valide le ipotesi dei due figli dell’ex sindaco del G8, Beppe Pericu, Andrea e Silvia. Una candidatura civica portebbe far rientrare i mal di pancia di Avs e mettere d’accordo anche M5s a far parte della coalizione fin dal primo turno. E potrebbe creare pure qualche difficoltà in meno nell’aggregare al progetto più forze centriste e moderate possibili. Tuttavia, per un partito che alle ultime regionali a Genova città ha sfiorato il 30% delle preferenze, si trattarebbe dell’ennesima occasione persa per far tornare un proprio uomo o una propria donna alla guida della città, dopo l’addio di Marta Vincenzi nel 2012 e le primarie di coalizione perse contro Marco Doria (e Roberta Pinotti) per il mandato successivo.