Una lettera aperta al ministro della Giustizia Carlo Nordio, per cercare di contrastare la paralisi della Messa alla prova, l’istituito giuridico che in questi anni ha permesso a molti minori colpevoli di reato di recuperare la propria posizione all’interno della società.
L’ha scritta Alpim, Associazione ligure per i minori, fondata nel 1989 immediatamente dopo l’emanazione del decreto che introduceva nell’ordinamento italiano l’innovativa misura penale della Messa alla prova per minori.
A fondare questa Associazione di volontariato che ha avuto sede al tribunale per i minori di Genova, è stato Giulio Gavotti che era procuratore della Repubblica presso quel Tribunale, ritenendo indispensabile coinvolgere la società civile proprio per dare contenuti a quella nuova misura.
“L’idea del legislatore − si legge − posta alla base della Messa alla prova, era che l’adolescenza è periodo di grandi mutamenti e che quindi fosse necessario affiancare il minore per aiutarlo a superare il disagio e contemporaneamente evitargli di andare subito in carcere. Gli interventi dei primi anni hanno confermato l’importanza e la correttezza di questa misura. Alpim nei suoi 35 anni di attività ha seguito oltre 1500 ragazze e ragazzi fragili, coinvolti da provvedimenti di messa alla prova, e le loro famiglie, in collaborazione con i servizi minorili della Giustizia. La situazione è profondamente cambiata nel corso degli ultimi anni. Ad esempio, abbiamo seguito un ragazzo che a 16 anni è stato coinvolto in una rissa e solo quattro anni dopo, a 20 anni, è stato convocato per il processo. Quattro anni sono un tempo lungo nella vita di un adolescente che ha già, evidentemente, rielaborato o rimosso l’esperienza del reato che gli appare troppo distante e ciò rende arduo e poco significativo l’intervento educativo. E allora: che senso ha affiancarlo ora con educatori? Questa purtroppo non è un’eccezione ma sta diventando la prassi. Intervenire con tanto ritardo costituisce un colpevole spreco di risorse con danno grave alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi tra i più fragili. Se i tribunali per minori sono sempre più sguarniti di personale a tutti i livelli e sempre più gravati da adempimenti burocratici, come è stato sottolineato nei giorni scorsi dai magistrati minorili di Genova, il risultato non può che essere catastrofico. Noi come Associazione che da subito ha applicato la misura della messa alla prova minorile, sottolineiamo la necessità e l’urgenza di ‘riprenderla’ nei suoi presupposti originari chiedendo un adeguato aumento di risorse tali da consentite ai tribunali per i minorenni di farsi carico delle pressanti esigenze del penale minorile“.