Il giudice Matteo Buffoni ha ratificato la proposta di patteggiamento tra Giovanni Toti e la procura di Genova. L’ex governatore ligure, che oggi non era in aula ma è a Roma per la presentazione del suo libro alla Camera, dovrà scontare una pena di due anni e tre mesi, convertita in 1.620 ore di lavori socialmente utili per la Lilt, la Lega italiana per la lotta contro i tumori. Lo riporta l’agenzia Dire.
In prima istanza, Toti e il suo legale Stefano Savi avevano proposto di scontare la pena lavorando al Parco di Montemarcello-Vara-Magra, ma la soluzione non era stata considerata idonea dal Tribunale di Genova, intanto perché il presidente dell’ente era stato nominato dallo stesso Toti e poi perché il giudice aveva specificato che i lavori a cui l’ex governatore sarà chiamato dovranno essere non solo intellettuali, ma anche manuali. Così, alla Lilt si occuperà non solo di ufficio stampa e pubbliche relazioni, ma anche di servizi di assistenza e accoglienza nonché di prenotazione di visite. Per tutta la durata della pena, Toti sarà interdetto dai pubblici uffici, ma per effetto della legge Severino i tempi per un suo eventuale ritorno alla politica attiva sono molo più lunghi. Per candidature locali, infatti, scatta l’interdizione perenne, a meno che non venga chiesta la riabilitazione, comunque almeno tre anni dopo aver scontato la pena. Per un’eventuale candidatura in Parlamento, invece, l’interdizione prevista dalla legge Severino è di sei anni.
«Non c’era nulla di inatteso – ha detto Toti, arrivando alla Camera dei deputati per la presentazione del suo libro “Confesso: ho governato” – è un patteggiamento su cui il mio avvocato Savi e la procura hanno lavorato da tempo».
Ratificati anche i patteggiamenti dell’ex presidente dell’Autorità portuale, Paolo Emilio Signorini, con una pena di tre anni, cinque mesi e 28 giorni, e dell’imprenditore portuale, Aldo Spinelli, con una pena di tre anni e tre mesi.
Toti ha ribadito che «Viene stralciata un’ipotesi di 319, ovvero di corruzione propria, e quindi Toti era povero e povero resta. C’è un patteggiamento che riguarda l’articolo 318, che è un articolo relativo all’asservimento della funzione e che io ritengo ancora oggi non vi sia assolutamente stato. Anzi, c’è stata una disponibilità verso un mondo delle imprese che ha dato grande soddisfazione alla Liguria facendola crescere in questi nove anni come mai nella sua storia, così come c’è stato un impegno del mondo produttivo, imprenditoriale, delle professioni ad aiutare una politica che evidentemente riteneva coerente e utile alla crescita della Regione, e lo ha fatto sotto la luce del sole».
«La ragione per cui abbiamo scelto la via del patteggiamento – ha spiegato l’ex presidente della Regione Liguria – è che di tutto questo ritengo non se ne debba parlare in un’aula di corte a Genova, ma se ne deve parlare in Parlamento: fino a quando in Italia asservimento della funzione, traffico di influenze e voto di scambio resteranno ipotesi di una nebulosa difficilmente dimostrabile per l’accusa e per la difesa, resteremo in quell’ipocrisia che a tanti piace, ma che per me fa molto male al Paese».
Alla presentazione del libro Toti ha rimarcato la responsabilità della politica in quella che ritiene una interpretazione errata della sua attività: «Se mi sento vittima della giustizia? Mi sento vittima a prescindere. Mi sento certamente vittima di un’interpretazione errata del mio agire, che non vuol dire che voglio attaccare i magistrati, non l’ho mai fatto e non comincio a farlo oggi. Io credo che un magistrato possa sbagliare per colpa, per colpa grave e per dolo: certamente in convinzione mia hanno sbagliato, ma il problema vero è che gli strumenti per questo grave errore glieli ha dati la politica, non se li sono certi inventati loro. Ho visto – ha aggiunto – che la procura si è presa la briga di tenere una lunga conferenza stampa per spiegare che alla fine hanno vinto loro. Lo ammettiamo tutti candidamente, hanno vinto loro e non c’era bisogno di rivendicare lo scettro della vittoria. Hanno vinto loro in una scala di colori, in un pantone che va dall’indifferenza a qualche espressione di indignazione, ma totalmente improduttiva di atti politici che potessero fare la differenza su questo punto. È indubbio che la storia di Regione Liguria sia l’ennesima sconfitta della politica».
Per l’occasione Toti ha anche commentato la decisione di Andrea Orlando, deputato Pd sconfitto da Marco Bucci alle eelzioni per la presidenza della Liguria: «È stato coerente e ha tutta la mia stima, non era certamente una decisione facile. Aveva un posto comodo in Parlamento, meglio pagato di quello dei ministri non parlamentari visto che hanno ritirato anche l’emendamento, sbagliando, quindi avrebbe fatto certamente una vita assai più agiata stando in Parlamento. Il fatto che si voglia impegnare per la sua terra credo che sia solo encomiabile».