La nautica ha un impatto diretto sull’ecososistema marino. Come altri comparti produttivi, ma con una componente culturale e affettiva tutta sua: chi va in mare per passione, spesso su mezzi che lo separano dall’acqua di pochi centimetri, deve muoversi senza lasciarsi sopraffare dalle forze della natura e senza illudersi di dominarle, ma entrando in sintonia con esse: quando si parla di “rispetto dell’ecosistema marino” pensa a qualcosa di concreto, qualcosa che vede, annusa, sente sulla sua pelle. La sostenibilità ambientale è la sfida a cui deve far fronte tutta l’attività produttiva ma per la nautica è ragione di vita.
Sostenibilità richiede innovazione, ricerca e sviluppo, che a loro volta hanno bisogno di investimenti, e di consulenza finanziaria per aziende che possono essere grandi o piccolissime, e impegnate in attività molto diverse: produzione di imbarcazioni, forniture di componenti, prestazioni di servizi burocratici, portuali e turistici, il che comporta innovazione, flessibilità e creatività anche nella creazione e nell’impiego dei prodotti finanziari. Come la nautica può affrontare questa sfida? È il tema analizzato nel convegno che si è tenuto al Salone nautico con il titolo “La filiera della nautica: espressione di cultura e sostenibilità“, a cura di Bper Banca, in collaborazione con Unione Industriali Torino e Confindustria Nautica.
All’incontro hanno partecipato Barbara Amerio, ceo di Amer Yachts – Gruppo Permare e presidente di Confindustria Imperia; Antonio Casu, ceo di Italdesign; Nicola Porcari, responsabile del Servizio Structured Finance di Bper Banca; Luca Rollino, ceo di Xori Group; Pietro Sacco, presidente di Opacmare ed Ernesto Lanzillo, Deloitte Private Leader delle aziende private.
Bper Banca è “Welcome partner” del Salone Nautico. Luigi Zanti, reponsabile di Bper Banca per la Liguria, aprendo il convegno ha dichiarato: «È un grande orgoglio essere abbinati a una delle manifestazioni più importanti che ci sono a livello nazionale, e forse non solo nazionale, è il secondo anno che Bper Banca sponsorizza il Salone, recuperando una tradizione ormai storica di Carige, che era comunque la banca di riferimento del Salone stesso. L’industria nautica è una industria trainante per l’economia nazionale. E la nostra banca ha istituito proprio per questo settore un polo specialistico dello shipping e della nautica che ha sede a Genova e un ufficio anche a Milano».
Indispensabili finanza strutturata e supporto all’import-export
«Il polo funziona a pieno ritmo – ha confermato Nicola Porcari – diamo supporto alle aziende che lavorano con il mare sia a livello di finanza strutturata che a livello di import export piuttosto che credito di filiera».
– Fornite servizi anche ai fornitori e ai subfornitori, i più piccoli?
«Abbiamo realizzato tramite Bper Factor operazioni di reverse factor che servono sia al buyer nella proprio relazione con i fornitori sia ai fornitori per avere credito rispetto a fatture che hanno verso i buyer»
– In alcune realtà dello shipping la società capofiliera fa come da ombrello finanziario, in pratica trasmette il proprio rating, il proprio merito creditizio ai suoi fornitori e subfornitori. Succede anche con voi nella nautica?
«Nella nautica abbiamo operazioni sempre di reverse factor dove viene valutato il merito di credito del buyer per concedere linee di credito ai fornitori e anche dare flessibilità nella gestione delle commesse al buyer stesso. Quindi in pratica se uno è fornitore di un grande cantiere ha un accesso agevolato al credito. È importante evidenziare che Bper supporta anche l’internazionalizzazione delle aziende: il settore della nautica è molto rivolto all’export e quindi grazie al servizio di Global Transaction Banking all’interno del Corporate Investment Banking di Biper noi sosteniamo con fidi dedicati, con lettere di credito piuttosto che con altre forme tipo copertura dei cambi, tutte le operazioni volte all’internazionalizzazione del settore».
– Collaborate con Sace in questa attività?
«Abbiamo diversi accordi con Sace per sostenere iniziative relative a investimenti, al circolante e alla liquidità che possono accedere a garanzie Sace Green piuttosto che Sace Archimede».
La necessità della tecnologia applicata al prodotto
Ernesto Lanzillo ha sottolineato la necessità della tecnologia applicata al prodotto: «Un prodotto oggi necessita di tecnologia applicata. Interagire con il sistema bancario e investire in innovazione tecnologica sono tra le grandi sfide del settore nautico. Il trend vede gli investimenti dirottati verso l’innovazione sostenibile. Operare e investire in tecnologia abilitante alla sostenibilità è necessario, come lo è investire in cybersecurity».
«Occorre preservare la risorsa marina e la risorsa idrica come uno degli elementi di fondo delle dichiarazioni delle Nazioni Unite – ha aggiunto Lanzillo – e perché ormai tutte le aziende hanno come centro di riferimento per le loro politiche di investimento la sostenibilità sia del prodotto che delle lavorazioni. Gli esiti di una delle nostre recenti survey sulla sostenibilità fanno vedere che i manager italiani hanno indicato un aumento delle loro capacità di investimento dedicate alla sostenibilità e hanno ritenuto che la sostenibilità sia centrale per lo sviluppo dell’azienda sia dal lato prodotto che dal lato interno».
Il ruolo strategico della ricerca
«La sostenibilità, l’innovazione, la ricerca e lo sviluppo sono oggi i pilastri per il futuro di tutta la filiera. Inoltre, sostenibilità significa anche attrarre i giovani con nuovi mestieri attraverso la formazione» ha confermato Barbara Amerio. Quello che stiamo facendo noi come cantiere è un trend del settore. Si punta a lavorare su materiali riciclati e riciclabili, a ridurre le emissioni e i consumi e a guardare al fine vita delle nostre imbarcazioni per il riciclo».
– Anche nella ricerca di nuovi carburanti, siete impegnati?
«Sì, per i rapporti che abbiamo con i motoristi vogliamo testare maggiormente l’Hvo, il biocarburante che si fa recuperando materiale».
– L’idrogeno vi interessa?
«Per l’idrogeno è un po’ troppo presto, lo stiamo analizzando, si sta dialogando con le università che lo studiano. Lo vediamo per il futuro ma non nell’immediato. Anche perché è un materiale rischioso, bisogna risolvere alcuni problemi e preparare il personale che lo tratta. Ora non è pronto per essere introdotto nello yachting ma lo sarà sicuramente il futuro, anzi sarà una delle soluzioni migliori.
– Diciamo che la sostenibilità va vista a 360°?
«Sì. Tocca tanti ambiti, la filiera, i cicli di produzione. È un lavoro molto complesso, un lungo cammino, non si è mai arrivati, si migliora di anno in anno, andando a toccare parti del ciclo di produzione che ancora non sono state analizzate. E andrebbero mappate le realtà produttive e ricavare rating del punto di partenza per poi valutare i miglioramenti nel tempo».