L’acqua è un bene indispensabile, esauribile e non sostituibile. Non solo è essenziale per la nostra vita, ma non se può fare a meno in settori come l’agricoltura, la produzione alimentare e in tantissimi altri.
Il suo consumo aumenta con il cambiamento climatico, la crescita della popolazione e la trasformazione dello stile di vita in molti Paesi emergenti. Secondo l’ultimo World Water Development Report delle Nazioni Unite, l’uso dell’acqua è aumentato a livello globale di circa l’1% all’anno negli ultimi 40 anni e si prevede che crescerà a un tasso simile fino al 2050. Ma diminuisce la sua accessibilità. Proprio nelle zone aride che più hanno bisogno di risorse idriche, le difficoltà di trasporto e distribuzione rendono più squilibrato il rapporto tra domanda e offerta di acqua. Non solo. Anche nei Paesi più sviluppati l’acqua potabile ha un costo sempre più alto, richiede infrastrutture e manutenzione, e un costo ha anche il trattamento delle acque reflue. Il fatto è che nei Paesi più sviluppati molte delle reti idriche sono state costruite nel XIX secolo. David Lloyd-Owen, esperto nel settore idrico e consulente del Thematic Advisory Board di Pictet, stima che per garantire l’accesso a fonti idriche e servizi igienico-sanitari sicuri per tutte le famiglie saranno necessari 8.800 miliardi di dollari di investimenti infrastrutturali nei Paesi in via di sviluppo e 4.100 miliardi di dollari in quelli sviluppati.
Inoltre l’installazione di nuove infrastrutture e un migliore trattamento delle acque reflue comporta anche una crescita delle emissioni di Co2. Per decarbonizzare la gestione delle risorse idriche occorrono ulteriori investimenti, nella gestione della pressione dell’acqua, nel monitoraggio, la manutenzione e la riparazione o sostituzione delle pompe idrauliche, nella trasformazione dei fanghi in energia pulita e in altri interventi. Secondo il Comitato di Consulenza di Pictet la decarbonizzazione del settore delle acque reflue e il suo sfruttamento per la produzione di energia rinnovabile, potrebbe far risparmiare 2 miliardi di tonnellate di emissioni all’anno entro il 2050.
Tutto questo richiede impegni che il settore pubblico può affrontare solo collaborando con quello privato, e l’impiego di ingenti risorse finanziarie fornite dai mercati. Sono quindi evidenti le opportunità d’investimento in questo settore e infatti non mancano i fondi e gli ETF dedicati alla gestione dell’acqua. Attualmente nel settore Acqua operano una cinquantina tra fondi comuni aperti ed ETF domiciliati in Europa. Sono asset interessanti per l’investitore ma una gestione oculata del proprio portafoglio richiede un’adeguata diversificazione. Insomma, anche qui non esistono scelte sicure a priori.
«Negli ultimi anni – spiega Claudio Dellepiane, area manager Fineco Liguria che coordina l’area da Sanremo a Sestri Levante – l’importanza di investire in strumenti finanziari che sostengano le risorse idriche rappresenta una scelta sempre più consapevole. La crescente domanda di acqua dovuta all’aumento della popolazione mondiale e ai cambiamenti climatici, ha portato a una maggiore pressione delle riserve idriche globali. Investire in soluzioni orientate alla sostenibilità delle risorse idriche e in aziende che sviluppano tecnologie per una gestione più efficiente delle stesse piuttosto che il trattamento delle acque reflue o la desalinizzazione, può costituire non solo una scelta etica, ma anche una strategia finanziaria lungimirante. Per orientarsi in un settore così delicato e complesso, è fondamentale affidarsi a un consulente finanziario esperto, che possa offrire una guida personalizzata e informata. Non esitate a contattare un consulente per discutere le vostre opzioni e trovare la soluzione più adatta alle vostre esigenze e ai vostri obiettivi di investimento».