Una presenza storica e capillare sul territorio, ingenti risorse finanziarie, progetti per sostenere l’innovazione e la crescita delle imprese, dalle micro alle piccole e medie realtà.: sono le leve su cui Andrea Perusin, direttore regionale di Piemonte Sud e Liguria Intesa Sanpaolo intende agire per contribuire allo sviluppo del sistema economico ligure. Al quale il direttore regionale guarda con ottimismo, in un contesto italiano in cui le imprese stanno tornando a investire e si prevede un aumento dei consumi delle famiglie. Lo sviluppo della Liguria, però, è possibile ma non scontato. La regione riuscirà a completare in tempo utile le numerose infrastrutture di cui ha bisogno e per le quali oggi, grazie anche al Pnrr, non mancano i fondi? E le sue imprese saranno capaci di proseguire in modo deciso nella digitalizzazione e accelerare gli investimenti in ottica green ed ESG? Il suo sistema marittimo saprà cogliere le opportunità offerte dalla tensioni geopolitiche che potrebbero aprire nuove rotte? L’insieme di queste sfide può configurarsi come crisi. Nel senso originario della parola (krísis in greco significa “scelta, decisione”). Un fenomeno quindi non necessariamente negativo. La crisi è sempre foriera di cambiamento. Positivo, per chi è capace di attraversarla passando da modalità operative e schemi mentali consolidati ad altri, più adatti a nuove configurazioni tecnologiche, economiche e sociali. Perusin ci presenta un quadro dell’economia ligure in questa fase di veloce transizione e ci spiega il ruolo che Intesa Sanpaolo esercita per accompagnare le imprese.
La Liguria, che conta poco più di un milione e mezzo di abitanti, quanto è strategica nell’ambito della sua direzione?
«In Liguria, come in Piemonte, la presenza di Intesa Sanpaolo è storica, di fatto la banca copre tutto il territorio dal punto di vista sia geografico sia commerciale. Nella regione siamo presenti con 76 filiali, poco meno del 50% dei punti operativi della Direzione Regionale Piemonte Sud e Liguria. A queste si aggiungono due filiali dedicate all’Agribusiness, a Genova e a Imperia, con distaccamenti a Chiavari, La Spezia, Imperia e Albenga; e la filiale Terzo Settore di Genova, dedicata alle iniziative impact, con distaccamenti a Imperia e La Spezia. I clienti liguri sono più di 350 mila, lo stock di mutui è di oltre 3,5 miliardi di euro, lo scorso anno ne abbiamo erogati per circa 260 milioni di euro. Le erogazioni a medio lungo termine nel 2023 hanno sfiorato i 600 milioni di euro, di cui oltre il 40% alle imprese. Oltre 220 milioni di euro sono stati erogati fino a oggi, dalle prime iniziative nel 2020, a supporto degli investimenti delle imprese con obiettivi ESG e circular economy».
Dei 350 mila clienti quante sono le imprese?
«Più di 30 mila. Più o meno è la stessa proporzione rispetto all’altra parte della mia Direzione Regionale, che copre le province di Asti, Alessandria e Cuneo. Abbiamo stock molto consolidati di attività finanziarie, e questo testimonia il nostro ruolo di banca al servizio del territorio».
Dal punto vista economico come vede la Liguria?
«Consideriamola nel quadro dello scenario italiano. Le performance economiche e le prospettive di crescita del nostro Paese ci dicono che l’Italia non è più il fanalino di coda dell’Europa. Gli investimenti italiani stanno recuperando: abbiamo vissuto una fase di attesa, più che di rallentamento, in cui le misure di contenimento dell’inflazione e le politiche monetarie hanno reso le imprese più riflessive, ma le previsioni sono positive per la seconda parte del 2024 e in modo più marcato per il 2025. Stiamo registrando lo stesso fenomeno e abbiamo lo stesso ottimismo per la Liguria: anche qui le imprese stanno tornando a investire e ci aspettiamo una ripresa dei consumi delle famiglie, grazie al rientro del fenomeno inflattivo, a un leggero aumento dei salari e anche al buon momento del mercato del lavoro. Il contesto, quindi, è sicuramente positivo».
Ci sono fattori critici?
«Ci sono elementi che potrebbero pesare sullo sviluppo dell’economia, in Liguria come peraltro in tutto il resto del Paese. Dipende da come saranno affrontati. Per la regione sarà certamente determinante completare in tempi brevi i numerosi investimenti in infrastrutture che ormai da tempo stanno coinvolgendo il territorio, come per esempio l’ammodernamento della rete autostradale, il potenziamento di alcune linee ferroviarie, il Terzo Valico, la Diga foranea. Il tema infrastrutture e trasporti rappresenta una criticità per chi vuole fare impresa in regione: mi riferisco alla filiera del turismo, al commercio, all’industria e a tutti i servizi. Un miglioramento delle connessioni permetterebbe un miglior inserimento della Liguria nelle catene produttive nazionali e internazionali e una più agevole circolazione di persone e merci, rendendo il territorio più attrattivo. C’è poi un tema di transizione sostenibile dell’economia, a livello italiano e internazionale, che tocca anche la Liguria, dove si rende necessario migliorare l’attenzione e accelerare gli investimenti da parte delle imprese in ottica green e ESG. Altro elemento sui cui occorre intervenire è il mismatch nel mercato del lavoro, tra le competenze di chi è in cerca di occupazione, specie i giovani, e quelle richieste dalle imprese, che in Liguria dichiarano in 50 casi su 100 di trovare difficoltà nel reperire i profili professionali desiderati, e il turismo è uno dei settori nei quali questa problematica è più pronunciata. Bisogna quindi che il territorio diventi più attrattivo, specie per i giovani. Non dimentichiamo che la Liguria continua a essere la regione più anziana d’Italia, con una quota di over 65enni pari al 29% e una di ultraottantenni del 10,3%, fenomeno che si accompagna al calo costante delle nascite».
Quali sono invece i punti di forza della Liguria?
«Il settore turistico, innanzitutto, sano, in crescita e con ottime prospettive per la stagione in avvio; e il sistema agro-alimentare, che vanta produzioni di nicchia e di alta qualità. La Liguria non è un territorio a elevata vocazione industriale, però si caratterizza per alcune estreme eccellenze, come la cantieristica navale, che nel 2023 è stata protagonista di un vero e proprio balzo nelle esportazioni, e anche la raffinazione dei prodotti petroliferi, la siderurgia, la meccanica. E poi c’è il polo ICT di Genova, driver di innovazione, competenze e trasferimento tecnologico, di stimolo per lo sviluppo del territorio anche in prospettiva futura».
Quali effetti produce sull’economia ligure l’attuale congiuntura internazionale?
«In questo frangente storico stiamo vedendo un certo rallentamento nel sistema portuale ligure, a causa delle criticità nel Mediterraneo e nel Mar Rosso, ma potrebbe trattarsi di una situazione momentanea. Se le criticità in queste aree geografiche dovessero persistere, si affermerebbero nuove rotte mediterranee di cui gli scali liguri e quello di Genova in particolare potrebbero beneficiare. Siamo in un contesto dove è decisivo essere pronti a cogliere le opportunità offerte dalla rapida evoluzione dello scenario geopolitico. Quelle che oggi sono difficoltà potrebbero diventare fattori di sviluppo».
Che ruolo gioca il Pnrr nello sviluppo della regione?
«Partiamo dai dati che abbiamo a disposizione. Sappiamo che poco più del 20% dei fondi del Pnrr su scala nazionale sono stati messi a terra fino a oggi. Questo significa che abbiamo la possibilità di spendere ancora circa 150 miliardi di euro e quindi nei prossimi mesi sarà importante accelerare su questo fronte. Il Pnrr poggia le sue basi essenzialmente su un ammodernamento dell’economia, quindi la spinta sugli investimenti in tecnologia e green sarà determinante per far evolvere in chiave sostenibile il nostro sistema imprenditoriale. Come banca del territorio, siamo al fianco delle imprese e riteniamo di poterle accompagnare in questa transizione: Intesa Sanpaolo si è posta l’obiettivo di svolgere il ruolo di “catena di trasmissione” dei fondi pubblici rilasciati a favore del tessuto imprenditoriale».
Come?
«In maniera articolata, perché le esigenze sono diverse anche in base alle dimensioni delle imprese. Quelle più strutturate conoscono le opportunità dei bandi ma hanno comunque bisogno di assistenza per poter accedere ai fondi, o per finanziare gli investimenti in attesa che le risorse vengano assegnate. Le micro e piccole imprese hanno le medesime potenzialità ma fanno più fatica comprendere le opportunità del Piano e non conoscono appieno misure e modalità di accesso ai fondi. Quindi stiamo agendo su diversi filoni. Il primo di carattere finanziario: il gruppo ha stanziato un plafond di 410 miliardi di euro di finanza incrementale, di cui 120 miliardi dedicati alle pmi. Siamo inoltre impegnati nella diffusione dei contenuti del Pnrr e delle modalità per accedervi. Abbiamo già tenuto oltre 80 webinar in Italia e accompagnato fino a oggi oltre 20.000 imprese a ottenere l’aggiudicazione dei bandi, circa 2.000 nel nord ovest. Con Deloitte abbiamo sviluppato Incent Now, una piattaforma gratuita che permette alle imprese di orientarsi sui bandi nazionali e locali».
Quindi in sostanza voi agite su due leve: ovviamente, essendo una banca, mettete risorse finanziarie, dall’altra anche fate accompagnamento, fornite consulenza
«Stiamo vivendo un momento economico estremamente trasformativo per le imprese, dove il ruolo della banca è sì quello storico, di accompagnarle finanziariamente, ma soprattutto quello di fornire loro competenze perché possano giocare un ruolo attivo nel cambiamento, in ottica ESG. Abbiamo lanciato un programma denominato “Il tuo futuro è la nostra impresa” con cui mettiamo a disposizione 120 miliardi di euro fino al 2026 per finanziare la progettualità delle imprese, dalle micro alle piccole e medie realtà. Gli interventi si articolano su tre direttrici, a partire dal piano Transizione 5.0 ed energia, per cogliere gli importanti incentivi fiscali a beneficio dell’efficientamento energetico, alla crescita sui mercati esteri, grazie ai finanziamenti e al supporto della network internazionale del gruppo, fino allo sviluppo digitale e alla cybersecurity, con strumenti specifici di protezione e credito».
L’ambito ESG comprende anche l’impegno nel sociale
«Il nostro impegno in ambito ESG è fortemente confermato dal posizionamento della banca ai vertici di tutti i principali indici internazionali. Oltre a essere un motore dell’economia del Paese, sempre di più Intesa Sanpaolo esercita un ruolo di “istituzione” nei territori e nelle comunità. Nel 2023, anno di riduzione significativa della capacità di spesa delle famiglie, abbiamo creato Intesa Sanpaolo per il Sociale, con la missione di diventare la prima impact bank. La nuova struttura ha sede a Brescia, assicura il governo delle attività sociali svolte sui territori e si occupa di realizzare progetti concreti, rafforzando la posizione della Banca in termini di responsabilità sociale, inclusione, crescita sostenibile».
La Transizione 5.0 richiede passi avanti nella digitalizzazione. Questo per le imprese non comporta, oltre alla necessità di accedere alle nuove tecnologie, il pericolo di essere più permeabili alle minacce esterne?
«Non c’è dubbio che questo processo comporti dei rischi. La cyber sicurezza delle imprese è un tema delicato, su cui persistono gravi insufficienze strutturali, e occorre lavorare ancora molto sulla percezione delle imprese. Intesa Sanpaolo è impegnata direttamente nel coinvolgere le imprese in percorsi di formazione digitale qualificata, grazie ai propri partner e attraverso i Laboratori ESG presenti in tutta Italia: si tratta di punti di incontro, fisici e virtuali, per accompagnare le imprese che vogliono migliorare il proprio profilo di sostenibilità, con riflessi positivi sullo sviluppo del business. A oggi nella mia Direzione Regionale è operativo un Laboratorio ESG a Cuneo, ci saranno presto novità su Genova: non posso anticipare nulla, ma sarà un investimento importante».
Quali settori riguarda il programma “Il tuo futuro è la nostra impresa”?
«Il nuovo programma per le imprese è rivolto a tutti i settori produttivi. Abbiamo poi previsto interventi specifici per l’agribusiness e per il turismo, quest’ultimo particolarmente vitale per la Liguria. Le presenze turistiche in regione sono tornate ai livelli ante Covid, ma restano da vincere alcune sfide importanti per valorizzare ulteriormente la bellezza del territorio e il suo patrimonio artistico e culturale, a partire dallo sviluppo turistico dell’entroterra e la destagionalizzazione. La Liguria non è solo riviera, è anche un entroterra pieno di luoghi estremamente caratteristici, di borghi che possono diventare di estrema attrattività anche al di fuori del classico periodo estivo. Occorre digitalizzare l’offerta turistica, soprattutto per attrarre gli stranieri. Certamente, resta decisiva la facilità di arrivare fisicamente in Liguria, e qui torna il discorso delle infrastrutture. Ma ancora più cruciale è la riqualificazione dell’offerta alberghiera, per attrarre clientela di elevato standing e buona capacità di spesa: ancora oggi l’offerta della regione è concentrata sulla fascia medio-bassa, le strutture 4 stelle hanno una presenza inferiore di oltre 10 punti rispetto alla media italiana, il 24% contro il 37%. La necessità di ammodernamento è evidente, e le risorse che Intesa Sanpaolo mette a disposizione possono davvero fare la differenza».
Quindi sono coinvolte le imprese di ogni dimensione
«Certamente, dalle grandi alle micro-imprese, siamo una banca di riferimento per tutte. Siamo un motore dell’economia, perché quando si mettono a disposizione risorse di queste entità è evidente che il Paese ne può beneficiare in maniera diretta. Attraverso le direzioni regionali riusciamo ad avere una lettura molto chiara del territorio e a individuare le necessità di intervento in maniera molto rapida ed efficace. Siamo un’istituzione che favorisce la crescita».
Un volano per lo sviluppo del territorio è costituita dalle startup innovative. Come vede la situazione in Liguria? E qual è il vostro impegno nel settore?
«Le startup innovative in Liguria secondo i dati Infocamere al momento sono 238, cioè l’1,8% del totale italiano. Rappresentano il 3,4% delle nuove società di capitali in Liguria, un rapporto meno marcato rispetto alle altre regioni del Nord-Ovest: in Lombardia sono il 4,8%, in Piemonte il 3,8%, in Valle d’Aosta il 3,6%. I numeri ci dicono che gli spazi di miglioramento per agevolare la creazione di start-up innovative sul territorio sono ampi, ma non li leggerei in maniera riduttiva. È un periodo di grande fermento, le corporate sono interessate a collaborare direttamente con le startup e in cantiere ci sono diversi nuovi progetti sviluppati da Università, incubatori pubblici e partner privati, che stanno portando progressivamente dei frutti sempre più osservabili. Non credo che nell’ambito delle startup innovative sia importante la quantità, ma la qualità dell’idea. Va rilevato che l’80% delle startup innovative liguri sono concentrate in provincia di Genova. Il capoluogo della regione innova in particolare nella nautica, nell’healthcare, nella robotica, e in tutto ciò che comporta l’altissima tecnologia, qui effettivamente la presenza del polo ICT e dell’Istituto Italiano di Tecnologia fungono da attrattori».
Come operate nel settore?
«Intesa Sanpaolo lavora da tempo sulle startup innovative, su cui ha una quota di mercato del 32%, decisamente importante. Non solo finanziamo l’innovazione, ma mettiamo a disposizione anche iniziative specifiche, per esempio il progetto Up2Stars, con cui il Gruppo mette a frutto esperienza, partnership e strumenti per supportare la crescita di questo segmento così rilevante per la crescita e l’innovazione del Paese».
Up2Stars è il programma di valorizzazione delle startup lanciato nel 2022 da Intesa Sanpaolo in collaborazione con Intesa Sanpaolo Innovation Center. Punta a individuare e accelerare le migliori startup attive nei settori strategici per l’economia del Paese, preparandole ad interfacciarsi con potenziali investitori e imprese mature, anche grazie alla partecipazione di partner d’eccellenza tra i quali: Microsoft, Elite, Cisco e l’acceleratore Gellify (piattaforma d’innovazione di consolidata esperienza con sedi in Italia e all’estero). Ciascuna edizione di Up2Stars prevede il lancio di 4 call e la selezione di 40 startup, che hanno l’opportunità di essere ammesse al programma di accelerazione di Gellify e di incontrare coach, mentor e investitori, creare networking e favorire incontri con imprese mature. Al termine di ciascun percorso di accelerazione, un Demo Day di presentazione delle startup a una platea di potenziali investitori e imprese mature e l’opportunità di partecipare all’esclusiva ELITE Lounge di Intesa Sanpaolo presso la sede di Borsa Italiana, per prepararsi all’ingresso nel mercato dei capitali.)
Le startup guardano al futuro ma non c’è futuro senza i giovani…
«Il sostegno alle famiglie fa parte della storia di Intesa Sanpaolo, un impegno che tuttora sentiamo molto, in particolare verso i giovani, che accompagniamo nelle varie fasi della vita. A partire dalla formazione e dalla crescita professionale: con la Fondazione Generation Italy, iniziativa non profit creata da McKinsey & Company, abbiamo portato anche in Liguria il programma Giovani e Lavoro, risposta concreta a quel divario tra domanda e offerta nel mercato del lavoro di cui abbiamo parlato prima. Il programma organizza corsi di formazione professionale gratuiti per i giovani senza occupazione tra i 18 e i 29 anni, che possono così sviluppare le competenze tecniche, attitudinali e comportamentali di cui le aziende hanno più bisogno. Da quando è stato creato, Giovani e Lavoro ha coinvolto 4.300 persone e 2.400 imprese in Italia, con un tasso di occupazione superiore all’80%, quindi funziona molto bene. Restando in tema di formazione e diritto allo studio, abbiamo lanciato perMerito, un prestito fino a 50.000 euro per gli studenti universitari che intraprendono un percorso di studi in Italia o all’estero, con un basso tasso d’interesse e tempi lunghi per la restituzione. Non chiediamo garanzie personali né familiari, l’unica condizione che poniamo è di essere in regola con gli studi».
Comprare una casa, specie per i giovani, è un traguardo raggiungibile? Come li aiutate?
«L’acquisto della prima casa è ancora un passo importante i nostri giovani, porta con sé l’ambizione di rendersi autonomi, grande entusiasmo e molte aspettative per il futuro. Per realizzare questo sogno, agli under 36 dedichiamo mutui con una scadenza fino a 40 anni, per rendere la rata sostenibile, al pari o anche meno di un affitto. La proposta di Intesa Sanpaolo consente di erogare il 100% del valore dell’immobile, finanziare chi ha un lavoro atipico, pagare solo interessi fino a 10 anni: un’offerta distintiva, che incentiva l’irrobustimento patrimoniale e che ci rende leader del settore, tanto che oggi, anche qui in Liguria, i giovani rappresentano quasi il 50% dei mutuatari della Banca, un unicum a livello nazionale».
Più in generale, sui mutui, qual è la situazione? Stanno ripartendo?
«Il mercato sta ripartendo, sicuramente tra gli italiani c’è una ritrovata voglia di acquistare casa. Dall’inizio dell’anno abbiamo registrato un aumento del 40% di domande di mutui, rispetto ai primi mesi del 2023. In attesa della riduzione dei tassi da parte della Bce, che avrà effetto essenzialmente sui tassi variabili, il momento è favorevole per i tassi fissi, e questo sta rilanciando la dinamica delle surroghe, sulle quali abbiamo messo in campo anche uno sconto sul tasso finale. Lo stesso vale per i nostri mutui “green”, sui quali applichiamo condizioni fortemente agevolate in termini di tassi e l’azzeramento delle spese di istruttoria, per favorire l’acquisto di immobili in classe A/B o le ristrutturazioni con salto di almeno una classe energetica. Stiamo sensibilizzando le famiglie sulla decisione importante di avere case con impatto ambientale ed energetico minore, tanto che oggi circa il 30% delle domande di mutuo sono “green”: il miglioramento dell’efficienza energetica degli immobili oggi è forse la prima chiave per rendere più resiliente il valore del proprio patrimonio, oltre che una leva per ridurre le spese per energia della famiglia».
Queste attività possono contribuire anche a frenare il fenomeno della “fuga” all’estero dei giovani, soprattutto di quelli più qualificati?
«Credo che l’attenzione ai giovani in ogni fase di vita, dalla formazione, alla ricerca del lavoro, al sogno della casa, possa contribuire a dar loro maggiori certezze e sicurezza, e a rendere più attrattivo il territorio in cui vivono, tutto a vantaggio della crescita del Paese».
Lavorate per la crescita ma non c’è il rischio che aumentino anche le disuguaglianze?
«Abbiamo un Fondo di Beneficenza in capo alla presidenza della banca che da tempo contribuisce all’obiettivo di ridurre le disuguaglianze. Nel 2024 concentrerà oltre 23 milioni di euro per ridurre i divari sociali, educativi e digitali che limitano il pieno sviluppo del Paese e delle persone. Lo scorso anno in Liguria abbiamo erogato 627 mila euro a favore di iniziative ben mirate, incrementando di quasi il 60% le risorse messe a disposizione l’anno precedente. Le liberalità che eroghiamo attraverso il Fondo si trasformano in progetti e servizi offerti gratuitamente alla comunità, per favorire l’inclusione sociale e far sì che il territorio in cui viviamo sia sempre migliore».
Istituzione è un termine che ricorre più volte nella nostra intervista
«Credo sia la definizione che rappresenta meglio il nostro impegno. Non vogliamo soltanto far banca nel senso tradizionale della parola, cosa che, oserei dire, siamo capaci di fare in maniera molto brillante, ma anche saper “leggere” i territori in un contesto nazionale. Alle spalle abbiamo un radicamento importante e con le nostre risorse possiamo contribuire allo sviluppo del Paese, intervenendo in modo puntuale e rapido e sviluppando qualcosa di significativo per tutti. Questa, secondo me, è la caratteristica più importante che ci distingue».