Cinque siti, alcuni senza una localizzazione precisa come “zona valle Scrivia”, altri più centrati come “Scarpino” sono stati individuati da uno studio del Rina su input dell’Agenzia regionale ligure per i rifiuti per la chiusura del ciclo dei rifiuti.
Un documento di 130 pagine, ancora non diffuso, basato però su aspetti come la posizione, la raggiungibilità, i flussi dell’aria, che rappresenta il primo passo per l’individuazione dell’area per servire tutta la Liguria con un impianto di circa 200-250 mila tonnellate all’anno.
«Un lavoro propedeutico per la chiusura ciclo dei rifiuti − dice il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti − dopo che abbiamo raddoppiato la raccolta differenziata dal 2015.
Il biodigestore di Cairo Montenotte è attivo da anni e ha raddoppiato i volumi di attività. A Saliceti oggi è avviato il cantiere, abbiamo trasferito gli ulivi in una dimora adeguata».
Non è stata ancora decisa la tecnologia: «Se sarà un impianto di termovalorizzazione o waste to chemical produrrà in ogni caso energia per nostro territorio − aggiunge Toti − la decisione finale seguirà un percorso di confronto con gli enti territoriali. Abbiamo già iniziato a lavorare. Amiu ha già detto con una lettera che è interessata a realizzarlo».
La realizzazione dovrebbe avvenire in un tempo definito da Toti «ragionevolmente breve» circa quattro anni e mezzo nel caso tutto vada bene.
Per il sindaco Marco Bucci è una «buona notizia. Oggi ci costa 25-30 milioni di euro portare fuori i rifiuti. La chiusura del ciclo è un modo anche per rispettare la natura e apprezzo la scelta del sindaco di Roma sul termovalorizzatore. Noi faremo la stessa cosa. Non so ancora di preciso quale sarà la scelta finale, ma abbiamo intanto fatto una delibera di giunta che dà un incarico ad Amiu di fare chiusura del ciclo a Scarpino oltre all’impianto di trattamento meccanico biologico. Andremo anche in consiglio comunale per l’approvazione della delibera di giunta, anche se non sarebbe obbligatorio».
«Lo studio del Rina − aggiunge l’assessore regionale all’Ambiente Giacomo Giampedrone − ha lavorato sui vantaggi e gli svantaggi delle varie opzioni. L’autonomia ligure sui rifiuti è da raggiungere al di là degli aspetti normativi. Con il piano regionale e la nascita dell’Agenzia ci siamo posti l’obiettivo della chiusura del ciclo, impensabile fino al 2015. Da allora abbiamo fatto importanti passi avanti e grazie al grande lavoro svolto, soprattutto per aumentare la raccolta differenziata, passata dal 38,63% di otto anni fa a circa il 60% del 2023, non solo questo obiettivo è realizzabile ma a portata di mano. Lo studio sarà il punto di partenza di una futura manifestazione di interesse o ricerca di mercato in modo da garantire che l’impianto sia realizzato nel luogo più idoneo e con le migliori tecnologie, sempre d’intesa con gli enti interessati. L’obiettivo è rendere lo smaltimento in discarica uno strumento sempre più residuale, minimizzando gli impatti ambientali e soprattutto ottimizzando i costi della Tari per i cittadini».
Il commissario dell’Arlir Monica Giuliano illustra le cinque aree: zona val polcevera-Scarpino; zona valle Scrivia; Vado-Quiliano; Cairo Montenotte e Cengio. «Viene specificato che ciò che verrà scelto sarà realizzato con le migliori tecnologie applicabili oggi a livello internazionale. Sarà un impianto performante a livello ambientale».
Una volta diffuso lo studio potrebbero arrivare altre manifestazioni di interesse.
«Dopo la delibera del 2006 di Pericu tutto è stato poi bloccato dalla successiva amministrazione, sempre di sinistra − ricorda l’assessore all’Ambiente del Comune di Genova Matteo Campora − con la delibera di questi giorni abbiamo dato mandato ad Amiu e loro hanno manifestato disponibilità. Ora occorrerà fare tutti gli approfondimenti tecnici e gestire la relazione con i vari enti come la Città Metropolitana che ha un ruolo importante oltre la Regione».
Non è ancora chiaro se il progetto sarà un project financing.
Al termine della presentazione nella sala Trasparenza della Regione Liguria la consigliera regionale Selena Candia (lista Sansa) e alcuni esponenti dell’associazione Amici del Chiaravagna hanno esposto uno striscione “No inceneritore”.
«Le cinque opzioni sembrano già superate, visto che da un anno il sindaco Bucci parla di inceneritore a Scarpino − dice Candia − ribadiamo l’assurdità di costruire un impianto tra i più piccoli d’Italia, che inquinerà, e che non incentiverà il riuso e la raccolta differenziata visto che si basa su una logica, superata, di economia lineare. Da tempo noi proponiamo di fare accordi con le regioni confinanti per far funzionare gli inceneritori già presenti, e sottoutilizzati, con i nostri rifiuti, e inoltre siamo convinti che l’unica strategia per il futuro sia l’economia circolare, come abbiamo provato a sostenere con una nostra proposta di legge presentata nel 2021, andando ad abbattere la produzione dei rifiuti a monte e promuovendo il riuso e la riparazione».
«Il Pnrr non finanzia questo tipo di impianti − dice Franco Barchi degli Amici del Chiaravagna − perché creano comunque problemi. In più a Scarpino ci sono stati dei problemi di stabilità del terreno già per l’impianto di Tmb nonostante abbiano già messo in piedi un sistema creando del calcestruzzo per le palificazioni. Siamo preoccupati sia per questioni ambientali, sia di stabilità. Il Rina a quanto pare per ora ha lavorato solo sulle carte. Non si capisce mai chi decide, ma mi pare evidente che alla fine lo faranno a Scarpino. Se cresce la raccolta differenziata devono nascere filiere per il recupero dei materiali, sono cose che si dicevano anche vent’anni fa».
Il Pd, in una nota del segretario ligure Davide Natale e del vicecapogruppo Pd in Regione Roberto Arboscello, sostiene: “Con quale logica sono state valutate come idonee le zone della Vallescrivia, di Cengio, di Cairo o Vado? Sono siti caratterizzati da diverse problematiche ambientali. Quali sono le basi scientifiche? A Vado oltre al rigassificatore si vuol portare anche un termovalorizzatore?”