«Un ulteriore rincaro delle già salatissime tariffe Tari in vigore sarebbe insostenibile per la gran parte delle attività economiche, specie quelle legate al mondo della ristorazione: è necessario neutralizzare gli aumenti e ripensare, in particolare, la tariffazione delle aree pubbliche, differenziandola da quella prevista per le superfici interne ai locali». Lo afferma Massimiliano Spigno, presidente di Confesercenti Genova, interviene nel dibattito in merito alla ridefinizione della Tari 2025 che i Comuni dovranno deliberare, salvo proroghe, entro il 30 aprile.
Sul tavolo c’è un possibile aumento fino al 9,6% nei costi che i gestori del ciclo dei rifiuti possono applicare, in adeguamento all’inflazione calcolata sul 2022 e 2023. Un costo che, se fosse trasferito direttamente sui bollettini recapitati dalle amministrazioni agli esercenti, metterebbe in ginocchio il commercio: «Partiamo dai numeri attuali – riprende Spigno – oggi un ortofrutta del Comune di Genova paga già 66,58 euro al metro quadrato, un ristorante 51,99 euro e un bar 37 euro. Un rialzo delle tariffe di quasi il 10% significherebbe, nel caso dei ristoranti, arrivare vicini ai 60 euro al metro e questo significa che un locale di 100 mq, dunque dimensioni relativamente contenute, arriverebbe a pagare seimila euro di Tari all’anno. Praticamente un mezzo affitto».
L’altro problema evidenziato dal presidente di Confesercenti Genova è quello dei déhors: «Per ovvie ragioni legate alle incognite del meteo e alla stagionalità, l’utilizzo delle superfici esterne non può essere paragonato a quello delle aree interne agli esercizi, eppure ai fini Tari non viene fatta alcuna distinzione, per cui il costo al metro quadro è lo stesso. Riteniamo invece necessaria una distinzione delle tariffe che tenga conto anche di questa varabile».