“L’uscita dell’Italia dalla via della seta, comunicata ufficialmente dal Governo italiano a Pechino, segna una svolta tanto importante quanto più volte auspicata proprio da Federlogistica-Conftrasporto; sancisce infatti un principio determinante per il futuro dell’Europa: giusto promuovere in ogni modo possibile lo sviluppo dei traffici marittimi e delle relazioni commerciali, ma la cessione di grandi infrastrutture europee di trasporto e di mobilità delle merci, per di più a un Paese che ha un preciso disegno egemonico, rappresenta da ogni punto di vista un errore strategico fatale per il futuro dell’Europa”.
Luigi Merlo, presidente di Federlogistica e autore di un recente libro sulla politica marittima italiana, che dedica un intero capitolo proprio ai pericoli di cessione di sovranità sulle grandi infrastrutture, è il primo (confermando una posizione assunta dal 2018) a commentare la decisione del Governo che – afferma – “bene ha fatto a chiudere un accordo frettolosamente esaltato come una grande opportunità, sottacendone i rischi”.
«L’Italia – prosegue Merlo – sta prendendo finalmente coscienza dell’importanza dei porti e delle infrastrutture logistiche, sia in chiave strategica che commerciale; la scelta di uscire dal patto per la via della seta non è destinato né a compromettere i rapporti con un grande partner commerciale quale è la Cina, né a incidere negativamente sull’interscambio e i traffici».
«Credo che anche in un altro settore industriale strategicamente importantissimo, quello della cantieristica – conclude il presidente di Federlogistica – il Governo si stia muovendo nella stessa direzione favorendo una rapida uscita di Fincantieri, che ne aveva già manifestato l’intenzione, dall’accordo che consentirebbe ai cantieri asiatici di costruire navi da crociera ed erodere, forti di costi infinitamente più bassi, una quota di mercato italiana, ed europea, che è stata conquistata non grazie a dumping, ma a professionalità, qualità e innovazione».