Secondo ICity Rank, la ricerca di Fpa sulla digitalizzazione dei comuni capoluogo, Genova è tra le città italiane altamente digitali. Si colloca settima nella classifica dei Comuni aperti, 10° in quella delle Città connesse e 13° in quella delle Amministrazioni digitali.
Bergamo, Firenze, Milano e Modena sono le città italiane leader dell’innovazione, le uniche a entrare nelle prime dieci posizioni in tutte e tre le graduatorie in cui è articolata ICity Rank 2023, la ricerca annuale sulla trasformazione digitale dei 108 Comuni Capoluogo realizzata da Fpa, società del gruppo Digital360, e presentata oggi a Forum PA Città. Le quattro città “leader” sono seguite da vicino da Bologna, Genova, Torino, Trento, Venezia (due volte in top ten) e poi da Cagliari, Cremona, Padova, Roma Capitale, Monza, Parma e Vicenza che, insieme alle altre, compongono il gruppo delle 16 città “altamente digitali”, con punteggi superiori ai 65/100 nei tre rating.
Nell’edizione 2023 della ricerca, la valutazione delle città è stata articolata in tre dimensioni (sulla base di 37 indicatori costruiti su 171 variabili) che hanno mostrato caratteristiche e dinamiche diverse: la dimensione “Amministrazioni digitali” riguarda la digitalizzazione dell’attività amministrativa, tra siti web, fruizione dei servizi online e adozione delle piattaforme nazionali; quella “Comuni aperti” analizza il livello di utilizzo dei social media, la diffusione di dati aperti e la fruibilità di app; infine, “Città connesse” è la dimensione di impatto della trasformazione digitale sul governo delle città e riguarda lo sviluppo di reti di connessione, sistemi di sensori e device a essi collegabili e strumenti per l’elaborazione dei flussi informativi e analisi dei dati.
Dai punteggi acquisiti nei tre rating si evidenzia come oltre metà dei Comuni capoluogo sia ormai “digitale”, ma con diverse articolazioni. Sotto le 16 città “altamente digitali”, tra cui come detto c’è anche Genova, altre 17 sono di livello “intermedio”, grazie ad un punteggio di oltre 65/100 in due rating: Bari, Cesena, Perugia, Reggio Emilia, Brescia, Livorno, Lodi, Napoli, Palermo, Pescara, Pisa, Pistoia, Prato, Ravenna, Rimini, Siena, Verona. Altre 26 città mostrano un livello digitale “base” con un solo punteggio oltre i 65/100: Alessandria, Andria, Aosta, Arezzo, Asti, Bolzano, Catania, Cuneo, Ferrara, Imperia, La Spezia, Lecce, Mantova, Massa, Messina, Novara, Nuoro, Pavia, Piacenza, Reggio Calabria, Rovigo, Taranto, Treviso, Trieste, Udine, Verbania. Ci sono poi 29 Comuni che si trovano ancora in una fase di “alfabetizzazione digitale”, mentre 20 sono addirittura in “ritardo digitale”, tra cui anche Savona. Tra questi, si segnalano in particolare Agrigento, Enna e Isernia, le uniche con due punteggi su tre di livello basso (meno di 33).
«Non è più il momento di parlare soltanto di contrapposizione Nord-Sud o tra grandi centri e periferia, gli scenari dell’innovazione urbana mostrano oggi dinamiche più articolate – commenta Gianni Dominici, amministratore delegato di Fpa -. Da qui, la nuova struttura a tre indici di ICity Rank. Nell’indice ‘Amministrazioni digitali’ le differenze tra le città sono meno marcate, grazie al consolidamento di “modelli di riferimento”, in primis quelli del Piano triennale, senza dimenticare il Pnrr che, con le sue risorse per il digitale, sta spingendo verso una ulteriore riduzione dei gap. Gli altri due indici, invece, mostrano maggiori differenze tra le realtà territoriali, in particolare ‘Città connesse, che è ancora caratterizzato dal dominio delle grandi realtà metropolitane, essendo connotato da elementi più sperimentali e innovativi e data l’esigenza di governare dinamiche più complesse».
«Le città sono da sempre i primi luoghi di sperimentazione e di messa a terra dell’innovazione – afferma Andrea Rangone, presidente di Digital360 -. Ora che si sono consolidate le basi per una diffusa amministrazione digitale, ci aspettiamo un ulteriore passo avanti, perché le frontiere dell’innovazione si spostano sempre più in là. In particolare, gli sviluppi dell’Intelligenza Artificiale aprono scenari che non potevamo immaginare solo fino a qualche anno fa. È necessario conoscere questa nuova realtà, farla propria, guidarla, perché diventi un ulteriore strumento di crescita e di innovazione locale».