Anche in Liguria lo strascico torna a pescare: il fermo delle marinerie di alcune regioni del mar Tirreno è ufficialmente giunto al termine. Dal 1° ottobre scorso erano infatti state fermate le operazioni delle marinerie con gli attrezzi a strascico di Liguria, Toscana, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna.
La notizia della ripresa dell’attività portuale arriva direttamente da Coldiretti Impresa Pesca, che annuncia la ripresa delle attività dei pescherecci a strascico da Genova a Livorno, da Napoli a Gioia Tauro, da Palermo a Cagliari. Il pescato locale può dunque tornare in tavola e sui menu dei ristoranti, riducendo il rischio di consumare prodotti congelati o esotici spacciati per nostrani. La Coldiretti consiglia, in ogni caso, ove possibile, di verificare bene le informazioni presenti sulle etichette dei banchi di pescherie e supermercati, sottolineando ancora una volta come un’etichettatura obbligatoria risulti sempre più necessaria anche nel mondo della ristorazione, così da garantire una più efficace e tangibile trasparenza.
Si vuole evidenziare che, comunque, durante il fermo pesca dello strascico, le altre imbarcazioni con reti da posta o circuizione, hanno potuto continuare ad andare in mare, portando quindi un po’ del nostro pescato locale sui banchi di vendita.
Lo stop al fermo pesca è però tutt’altro che risolutivo: l’impennata del prezzo del gasolio rappresenta ancora un problema, denuncia Coldiretti Impresa Pesca: con un prezzo del gasolio che ha raggiunto 1,20 euro a litro, la ripresa della pesca risulta comunque complicata. A infierire ulteriormente su un settore già in difficoltà si aggiunge il nuovo regolamento sui controlli da parte della Commissione Ue, che impone l’obbligo di avere a bordo sistemi di monitoraggio elettronico a distanza, comprese le telecamere a circuito chiuso, fino al divieto del sistema di pesca a strascico e alla restrizione delle aree di pesca con tagli fino al 30% di quelle attuali. A tutto ciò si aggiunge la pericolosa invasione del granchio blu, grave minaccia alle attività di acquacoltura lungo tutta la Penisola, mentre per la nostra mitilicoltura spezzina continua l’aggressione delle orate che ormai hanno portato via l’80% del prodotto, creando un danno enorme per il quale siamo a chiedere un aiuto importante.
«Le reali esigenze delle imprese non riescono quindi a trovare risposta efficace nelle restrizioni del fermo pesca, che nel 2023 non è ancora riuscito a trovare una più completa modalità di tutela sostenibile per le principali specie target della pesca nazionale, tanto che lo stato di alcune risorse che il fermo vorrebbe tutelare, in una delicata fase di vita, nei 38 anni di fermo pesca non è gran che migliorato», spiega Daniela Borriello, responsabile regionale Coldiretti Impresa Pesca della Liguria. La flotta nazionale, nel corso degli anni, ha invece subito una contrazione notevole, arrivando a perdere circa il 33% delle unità da pesca e 18000 posti di lavoro, su base nazionale.
«Il fermo – conclude Borriello – non può e non deve limitarsi alle restrizioni dei tempi di pesca, misura già abusata dalla Commissione Ue, ma deve tutelare le risorse target nelle fasi biologiche più importanti – dalla nascita all’accrescimento dei giovanili. Salvaguardare le risorse ittiche è un’operazione che va svolta insieme alla tutela delle imprese, a partire dalla sostenibilità economica fino a quella sociale».
Tutelare un settore come quello della pesca significa proteggere un’intera economia che vede nel turismo, nel commercio e nella ristorazione alcune delle principali risorse della Liguria e dell’intera penisola.