“Nessun ospedale ligure figura tra le eccellenze nel Piano nazionale esiti”. Lo afferma in una nota Gianni Pastorino, capogruppo di Linea Condivisa e vicepresidente della Commissione II Salute in consiglio regionale.
Il Piano nazionale esiti 2023, curato dall’Agenzia nazionale dei servizi sanitari e presentato nei giorni scorsi a Roma è un osservatorio sull’assistenza ospedaliera in Italia, valutata attraverso una serie di indicatori relativi a otto diverse aree cliniche. Il cosiddetto treemap permette di restituire una rappresentazione grafica sintetica della qualità delle cure rilevando le aree critiche sulle quali intervenire. Le aree cliniche in questione sono cardiocircolatoria, nervosa, chirurgia generale, chirurgia oncologica, respiratoria, gravidanza e parto, osteo-mucolare e nefrologia.
“Siamo perfettamente consci – commenta Pastorino – che analisi di questo tipo hanno dei limiti e spesso non riescono a intercettare la reale dimensione dei servizi sanitari sul territorio ma offrono un quadro su cui è necessario indagare e riflettere. Nel complesso il quadro fornito dallo studio è tutt’altro che esaltante a livello nazionale, dobbiamo evidenziare come nessun ospedale ligure figuri tra le eccellenze del nostro Paese. Evidentemente la Liguria partecipa all’appiattimento generale del resto del Paese: questo si ottiene quando, nonostante l’enorme sforzo del poco personale sanitario presente, le strutture sono fatiscenti, i pazienti preferiscono ‘premiare’ altre regioni determinando anche un aumento del ricorso al privato”.
Il Pne, oltre a rappresentare un osservatorio permanente della qualità delle strutture ospedaliere, concorre, mediante i propri indicatori, a tracciare una mappa ampia e dettagliata delle criticità nell’organizzazione dell’assistenza e nel mantenimento degli standard di qualità, caratterizzandosi, di conseguenza, come strumento di supporto a decisori e professionisti della salute, in grado di orientare i programmi di audit clinico-organizzativo per il miglioramento dell’efficacia e dell’equità nel Ssn.
“Cito un dato che mi ha colpito più di altri – prosegue il capogruppo di Linea condivisa – nel Pne l’area gravidanza e parto è stata valutata attraverso tre indicatori: proporzione di parti con taglio cesareo primario, proporzione di parti vaginali in donne con pregresso parto cesareo e proporzione di episiotomie nei parti vaginali – prosegue Pastorino – È stata applicata una soglia annua per struttura di almeno 500 parti e, laddove non è stata raggiunta, tutta l’area viene valutata di qualità molto bassa, indipendentemente dagli esiti. In 9 regioni nessuna struttura raggiunge un livello di qualità molto alto: Valle d’Aosta, Lazio, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna. E ovviamente la Liguria, pecora nera del Nord. Facile riempirsi la bocca con il contrasto alla denatalità, senza però ammettere che, stante le condizioni generali, anche partorire è diventato un rischio”.