Dopo Emilia-Romagna, Toscana, Piemonte e Calabria, anche in Liguria il Partito democratico presenta la proposta di legge al Parlamento per chiedere che le risorse destinate al Servizio sanitario nazionale da parte del governo non siano inferiori al 7,5 per cento del Pil dell’anno precedente, aumentando le risorse di quattro miliardi all’anno per i prossimi cinque anni.
«Il Sistema sanitario nazionale è a rischio collasso, mancano fondi e servono nuove assunzioni. Le risorse stanziate dal governo dal 2023 al 2025 sono insufficienti per affrontare le esigenze del nostro Paese − commenta il capogruppo del Pd in consiglio regionale della Liguria, Luca Garibaldi, come riporta l’Agenzia Dire − con gli aumenti di risorse richiesti, in Liguria avremmo oltre cento milioni di euro in più all’anno a disposizione per servizi, esami, assunzioni, medicina territoriale».
Per il dem, in Liguria la situazione è ancora più grave rispetto al quadro nazionale perché «per responsabilità della destra di Toti, il sistema sanitario deve fare i conti con 60 milioni di euro di fughe verso altre regioni, un buco da 30 milioni di euro nei conti della sanità e zero risorse per colmarlo. Risultato: meno servizi per i liguri».
Il segretario regionale, Davide Natale, sottolinea che la richiesta di maggiori risorse in bilancio per la sanità pubblica è stato condiviso da tutti i governatori in Conferenza della Regioni: «Non c’è stato un presidente di Regione che non abbia lamentato la carenza di risorse per la sanità, anche quelli del centrodestra. Tutte le regioni dovrebbero approvare questa legge. Ora, i governatori dovranno decidere se stare dalla parte di Meloni o dalla parte dei cittadini. Se il centrodestra non ci seguirà, vorrà dire che hanno fatto l’ennesimo spot, ma che fanno prevalere fede politica ai cittadini».
A oggi, ricorda il vicepresidente del consiglio regionale, Armando Sanna, «il governo di centrodestra ha solo tagliato fondi e nella nota di aggiornamento del Def la spesa prevista per il comparto sanità è pari al 6,7% del Pil, con un orientamento in discesa fino al 6,2% già a partire dal 2025, un taglio ancora più grave vista l’inflazione. Daremo battaglia sia a livello regionale che nazionale».
Dal Pd arriva anche la richiesta di abolizione del tetto per l’assunzione di personale. «Siamo allarmati perché le disuguaglianze stanno crescendo molto: in Italia sono 2,5 milioni gli italiani che rinunciano alle cure. Inoltre, ceti medi si impoveriscono quando vanno incontro a malattie. Questo nega il principio basico del nostro sistema sanitario nazionale, cioè un principio universalistico − commenta Marina Sereni, responsabile Sanità della segreteria nazionale del Pd − secondo elemento di allarme riguarda il personale: li abbiamo chiamati eroi in pandemia, ora li abbiamo abbandonati. Abbiamo bisogno di più risorse e di più personale anche per ridurre le liste d’attesa: se è vero che non si vuole privatizzare la sanità pubblica, attenzione a non farlo indirettamente portando a rivolgersi al privato chi può per i ritardi del pubblico”. Sereni, infine, si augura che “nelle prossime settimane si riesca a presentare un’azione comune tra tutte le opposizioni, come abbiamo fatto con il salario minimo: per la segreteria nazionale del Partito democratico la difesa e il rilancio della sanità pubblica sono una priorità assoluta. Questa è la sfida che lanceremo nelle prossime settimane al governo».