Giovedì 27 luglio è in programma un presidio nella spiaggia libera di Genova Quinto per rivendicare il diritto ad avere più spiagge libere e ricordare la spiaggetta libera sotto la chiesa di Sant’Erasmo, appena scomparsa per fare spazio a una serie di massi (prima e dopo in foto).
La manifestazione è stata organizzata dal collettivo Generazione P insieme a Legambiente Polis, Genova che osa, Adiconsum Liguria/referente Conamal, La Supernova, Fridays For Future – Genova, Cittadini Sostenibili, Comunità San Benedetto al Porto, The Black Bag.
“Il problema è sempre lo stesso: le spiagge libere sono poche – si legge nel comunicato -. E quelle che ci sono, spesso, sono fazzoletti di terra; sono alle foci dei torrenti, sono lontane dai centri e dalle stazioni dei treni. Spesso non sono nemmeno spiagge, ma scogli”.
«Il limite del 40% di spiagge tra libere e libere attrezzate in Liguria non viene rispettato. La Liguria è la regione italiana con meno spiagge libere, perché il 69,9% sono occupate da stabilimenti balneari», denunciano gli organizzatori, citando una elaborazione di Legambiente basata sui dati del portale Acque del Ministero della Salute e del Sistema informativo Demanio Marittimo.
«Paesi come Francia e Spagna aumentano le spiagge libere, in Liguria si punta a un modello di spiaggia riservata solo a chi se lo può permettere. E intanto i gestori di stabilimenti balneari si sono arricchiti per anni, pagando molto poco un bene pubblico».
Secondo i dati forniti da Regione Liguria un terzo dei 63 comuni costieri liguri – 21 in tutta la regione, di cui 15 nella sola provincia di Savona – sono fuorilegge. Il 53% delle spiagge della Liguria è affidato ai privati; il 10% sono libere attrezzate, il 37% sono ad accesso libero. In alcuni paesi come Spotorno le spiagge ad accesso libero sono appena il 3%; a Sanremo il 10%; a Rapallo e Santa Margherita il 16%.
“Eppure ci sono moltissime persone che non vogliono né possono spendere per fare un bagno, ma vogliono semplicemente divertirsi e rinfrescarsi in un luogo che dovrebbe essere di tutti, e che invece è riservato a pochi: il mare”.
Per questo motivo gli organizzatori chiedono “che in ogni Comune almeno il 50% di spiagge siano solo libere, quindi senza contare le libere attrezzate“.