«Saremo in grado, in meno di un decennio, di superare quel gap infrastrutturale che caratterizza la nostra regione ormai da 30 anni». Lo ha detto Edoardo Rixi, viceministro delle infrastrutture e dei trasporti, all’Assemblea pubblica di Ance Genova.
«In tutta la Liguria – ha precisato Rixi – abbiamo investimenti per oltre 20 miliardi di euro. Per trent’anni non si sono realizzate grandi opere è evidente che dobbiamo recuperare un gap importante. Nel settore autostradale il 54% delle rete autostradale è ante anni 70, e dobbiamo potenziare il sistema ferroviario. Inoltre il territorio di Genova è particolarmente difficile anche dal punto di vista orografico. In Liguria abbiamo più viadotti e gallerie che in molti paesi d’Europa, abbiamo molti progetti che aspettano da tempo di essere realizzati. Dobbiamo realizzare un nuovo rinascimento, un impegno simile alla ricostruzione post bellica È chiaro che nei prossimi anni avremo il problema delle cantierizzazioni. Ma questo vuole anche dire che saremo in grado, in meno di un decennio, di superare quel gap infrastrutturale che caratterizza la nostra regione ormai da 30 ann»i
«In passato – ha sottolineato in apertura Giulio Musso, presidente di Ance Genova – abbiamo avuto esperienze importanti che hanno contribuito a ripensare gli spazi in funzione di un cambiamento di politiche e di strategie industriali quali, ad esempio, Le Colombiane nel 1992, con il progetto dell’architetto Piano del Porto Antico e, successivamente, il G8 nel 2001 e Genova Capitale della Cultura nel 2004. Esempi ancora oggi tangibili di una rigenerazione urbana che ha cambiato la qualità di vita dei cittadini oltre a rivalorizzare ambiti di particolare pregio storico e architettonico. Da allora molto tempo è passato e il settore edile nel decennio 2008-2018 ha attraversato un periodo difficile. Oggi ci troviamo a vivere una sfida di una portata molto più significativa ma per questo ancora più ambiziosa».
Nel suo discorso Musso ha elencato alcuni dei più rilevanti interventi che nei prossimi anni coinvolgeranno il territorio con opere che riguarderanno le grandi infrastrutture – la Diga, il completamento del terzo valico e del nodo di Genova, il Tunnel Sub portuale, il Tunnel della Val Fontabuona, la Gronda -; gli interventi del PINQUA per il Centro Storico, Pra’, Begato; la riqualificazione di Sampierdarena (Fondi Pui); il restauro e la valorizzazione del sistema dei Forti, della Cinta muraria e dei percorsi storici (Fondi Pnc); i numerosi progetti in ambito sanità; gli interventi legati alla mobilità sostenibile; la messa in sicurezza idrogeologica del territorio ma anche degli asili e delle scuole; il completamento del Waterfront di Levante e la realizzazione del Parco Urbano in P.le Kennedy. Tutte opere i cui investimenti avranno una ricaduta a 360 gradi sullo sviluppo economico, sociale e ambientale del territorio genovese e ligure e che contribuiranno alla sua crescita costante, rendendolo maggiormente attrattivo dal punto di vista dei servizi e delle infrastrutture. Questi risultati sono frutto del grande sforzo messo in atto dall’amministrazione pubblica per convertire in opere concrete le risorse finanziarie disponibili. A tal proposito è importante sottolineare il ruolo della Regione Liguria, della Città Metropolitana di Genova e del Comune di Genova che risultano, a livello nazionale, tra le amministrazioni più virtuose per l’attuazione del Piano.
«Mi preme inoltre ricordare come le nostre aziende – ha concluso Musso – abbiano saputo cogliere la sfida, mettendo in campo le proprie risorse e capacità organizzative e unendosi spesso in raggruppamenti, visti gli importi rilevanti delle procedure di gara; fondamentale è stata anche la collaborazione con le categorie dei professionisti trattandosi in prevalenza di appalti integrati con OEPV”.
Questa collaborazione fra tutti i soggetti della filiera amministrazioni-professionisti-imprese ha permesso alle aziende locali di aggiudicarsi circa l’80% dei bandi Pnrr del Comune di Genova con una significativa ricaduta occupazionale e un’importante opportunità di sviluppo e di crescita per tutto il settore.
Il vicesindaco e assessore ai lavori pubblici Pietro Piciocchi ha ricordato che «Abbiamo in programma interventi che cubano circa 1 miliardo e mezzo di investimenti sulla città, una sfida storica che abbiamo saputo cogliere intercettando risorse del Pnrr e dei fondi complementari forse mai viste, di cui stiamo centrando, grazie al grande lavoro degli uffici, tutte le milestone previste. Tutta la città è coinvolta nel processo di rigenerazione e rilancio, tutti i quartieri sono e saranno interessati da interventi che ne miglioreranno la qualità della vita, i collegamenti e la fruibilità degli spazi. Penso a operazioni in corso come Begato dove con l’abbattimento della diga abbiamo avviato un processo di trasformazione di un quartiere degradato a un luogo con servizi e dove sia bello vivere. E poi la Valpolcevera, Sampierdarena e Campasso, quartieri per anni dimenticati come dormitori di serie B, che avranno una nuova vita. In parallelo stiamo proseguendo su importanti operazioni di restituzioni di spazi alla città come il Waterfront di Levante, che stanno rilanciando l’immagine di Genova a livello mondiale»
Secondo Riccardo Miselli, presidente dell’Ordine degli Architetti di Genova, «Gli architetti sono interlocutori qualificati per l’amministrazione pubblica e svolgono un ruolo sociale a servizio della collettività, oltre a essere referenti tecnici fondamentali per le imprese. In futuro la nostra figura diventerà ancor più determinante perché, grazie agli incentivi fiscali, la rigenerazione urbana sarà al centro di importanti investimenti. Centrale sarà anche il nuovo Testo Unico dell’Edilizia, documento per il quale il nostro Ordine sta lavorando per portare un contributo al dibattito nazionale. Molte procedure oggi sono messe in crisi dall’interpretazione della norma sull’equo compenso: la prospettiva di non prevedere sconti sugli onorari ma solo sulle spese, riporterà gli aspetti qualitativi al centro delle gare di progettazione, rilanciando così i concorsi. L’appalto integrato è destinato a diventare una prassi ordinaria. Sebbene dai dati del passato emergano numeri poco confortanti sui tempi e il numero di varianti, ritengo sia un’opportunità per crescere, acquisendo punti di vista differenti e imparando a fare rete. È necessario non tradire i propri ruoli e puntare ad un obiettivo comune, la maggiore qualità possibile».