Oltre un allarme alimentare a settimana in Italia riguarda il pesce straniero. Si parla di ben 63 notifiche, che rappresentano oltre l’86% di tutte quelle relative ai prodotti ittici consumati sul territorio nazionale durante l’anno. Il dato emerge dall’analisi Coldiretti basata sulle elaborazioni del Sistema di allerta rapido (Rassf) del 2022.
Lo studio è stato diffuso quest’oggi in occasione dell’apertura del villaggio Coldiretti di San Benedetto del Tronto, cittadina delle Marche con all’attivo uno dei più importanti scali pescherecci italiani che, per l’occasione, ha inaugurato il proprio villaggio contadino con la protesta dei pescatori alla presenza del ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida e del presidente nazionale della Coldiretti Ettore Prandini.
Per l’occasione, questa mattina sul molo di San Benedetto del Tronto è stata allestita una tavola con la top ten dei pesci stranieri più pericolosi, le cui ripetute segnalazioni non fanno che confermare come il consumo di prodotto ligure a km0 e, in generale, italiano offra maggiori garanzie per la salute.
«In Liguria noi e i nostri produttori Coldiretti e Campagna Amica – spiegano Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, presidente di Coldiretti Liguria e delegato confederale, di concerto con Daniela Borriello, responsabile regionale Coldiretti Impresa Pesca – cerchiamo da sempre di indirizzare i consumatori verso acquisti consapevoli e basati sulla stagionalità, che, per il pesce come per i frutti della terra, è sempre garanzia di una più alta qualità e freschezza. I punti di vendita diretta dei pescatori liguri e i mercati ittici di Campagna Amica sono pertanto il luogo ideale in cui acquistare prodotti di stagione, buoni e sani: qui, infatti, grazie a una massima riduzione della filiera, è possibile trovare esclusivamente pesce del nostro mare».
In caso di allarme alimentare, le maggiori preoccupazioni sono determinate dalla difficoltà di rintracciare rapidamente i prodotti a rischio per toglierli dal commercio, fattore che genera fisiologicamente anche un calo di fiducia nei consumatori ed è causa di un taglio generalizzato dei consumi, il quale fin troppo spesso ha messo ingiustamente in difficoltà interi comparti economici, con conseguente la perdita di posti di lavoro. Anche per questo «è necessario – continuano Boeri e Rivarossa – che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità legato all’ambiente, al lavoro e alla salute».
«Mangiare pesce fresco di stagione è importante per la nostra salute e per quella delle nostre famiglie – aggiunge ancora Borriello – oltre che per tutelare i produttori locali e l’economia della nostra regione. Per rendere possibile tutto ciò, un’etichettatura chiara di provenienza e qualità deve essere obbligatoria per tutti i tipi di pesce, dalla grande distribuzione ai dettaglianti e ai ristoratori, in modo tale da tracciare in maniera completa la provenienza del prodotto, garantirne la qualità e valorizzare uno dei settori di punta dell’economia Ligure. Quando possibile, si consiglia di scegliere pesce locale, a km0, venduto direttamente dai pescatori e che non abbia dovuto fare centinaia di chilometri per raggiungere le nostre tavole. In caso contrario, resta comunque assolutamente necessario assicurarsi sempre che il pesce sia fresco».