La Liguria è una delle regioni rimandate dal rapporto annuale Crea Sanità, realizzato dal dipartimento di Economia e finanza dell’Università di Tor Vergata e dall’Università San Raffaele di Roma, che si occupa di valutazione della performance anche dei servizi sanitari regionali.
Un valore peggiore della media nazionale su innovazione, economico-finanziario e sociale, meglio rispetto alla media italiana, anche se i dati sono quasi tutti in peggioramento, nelle aree esiti, equità e appropriatezza.
Sin dal 2012 il rapporto si è proposto di fornire un contributo alla definizione delle politiche sanitarie e sociali, con la finalità di promuovere miglioramenti nelle opportunità di tutela socio-sanitaria offerte.
Come funziona
Sono sei gli ambiti di analisi della performance attraverso la metodologia assegna un ruolo centrale a un panel di esperti tra utenti, management, industria, istituzioni e professioni sanitarie e che individua le aree “qualificanti” nella valutazione dei servizi socio-sanitari: equità, esiti, appropriatezza, innovazione, esiti e sociale. Il panel individua gli indicatori che rappresentano queste aree (tre ciascuna) ed esprime le proprie preferenze (ovvero i “pesi” attribuiti ai singoli indicatori e dimensioni di valutazione, nonché le possibilità di “scambio” fra di essi).
In un range tra 0 e 1, la Liguria si ferma a 0,43. Prima, appunto, delle regioni rimandate. L’indice è inferiore soprattutto per il panel utenti (solo 0,34) e istituzioni (0,41). È 0,43 per le professioni sanitarie, mentre sé superiore per management aziendale (0,48) e industria (0,47).
Cosa non va rispetto a quello che dovrebbe rappresentare appunto la media nazionale, comunque non soddisfacente? la quota di interventi con tecniche mininvasive (che però viene dato in miglioramento) e il tasso di attuazione del Fondo sociale europeo nell’area innovazione, mentre per quanto riguarda il settore economico finanziario la Liguria è bocciata in due indicatori su tre: nella spesa sanitaria pubblica pro capite standardizzata (che sta peggiorando) e nell’incidenza dei consumi sanitari sui consumi totali (che invece sta migliorando).
Dati sotto media anche alla voce sociale in particolare nella quota di persone disabili e/o anziani con assistenza domiciliare integrata con i servizi sanitari e nella quota di persone deboli o a rischio con interventi per l’integrazione sociale.
Sono segnalati in calo, anche se sopra la media nazionale, gli indicatori speranza di vita senza limitazioni funzionali per gli over 65 anni e l’indice di salute mentale, giù anche la quota di famiglie che rinuncia a sostenere le spese per i consumi sanitari per motivi economici e la quota di persone che rinuncia a prestazioni sanitarie per motivi economici, distanza, liste d’attesa, orari scomodi eccetera. In calo anche i valori sul tasso di anziani trattati in assistenza domiciliare integrata e il tasso di screening cervicale, mammografico e colorettale.
In ascesa invece il giudizio sullo sforamento pro-capite del tetto della spesa farmaceutica (già sopra la media nazionale), il tasso di popolazione con stili di vita corretti, anch’esso sopra la media, come il tasso di difficoltà di accesso ad alcuni servizi (farmacie, pronto soccorso, ufficio postale eccetera) e il tasso di ospedalizzazione evitabile per patologie croniche.
Nell’edizione 2023 il panel si è anche interrogato sulla possibilità in futuro di estendere la metodologia ai fini di monitorare gli effetti dei processi di eventuale implementazione di forme di autonomia differenziata in Sanità, in modo che tutte le Regioni vengano stimolate a un processo di miglioramento, evitando peggioramenti attribuibili al rischio che l’autonomia diventi più competitiva che cooperativa.
In tale ottica, si sono individuate alcune integrazioni metodologiche da implementare nelle prossime edizioni della ricerca, e sono stati proposti tre indicatori utili a quantificare dimensione il “verso” degli effetti dell’autonomia differenziata, e di identificare eventuali aree che necessiteranno di interventi specifici nei diversi “livelli” di governance: nazionale, regionale e locale.