Un rallentamento, pur nell’espansione, per l’economia ligure nel 2022 con andamenti differenziati tra i principali settori. A incidere sull’attività economica i rincari della produzione, i costi delle materie prime, il rialzo dei tassi di interesse e l’incertezza del quadro geopolitico. La stima della Banca d’Italia per il 2022, nel consueto aggiornamento sulle economie regionali, illustrato in una conferenza stampa da Davide Revelli, è una crescita del pil del 3,7%.
«La crescita conseguita nonostante le difficoltà post conflitto in Ucraina – afferma la direttrice della Banca d’Italia Daniela Palumbo – il sistema ligure si è dimostrato resistente e pronto a reagire».
Andando a vedere i vari comparti economici, nell’industria la produzione ha decelerato, fino a stabilizzarsi con le ore lavorate sostanzialmente invariate. Aumento contenuto delle vendite e spesa per gli investimenti ridotta. Il settore trainante è certamente l’edilizia grazie alla prosecuzione dei lavori relativi alle principali opere infrastrutturali e delle agevolazioni fiscali connesse con gli interventi di ristrutturazione edilizia, anche se il superbonus nella nostra regione è stato usato di meno rispetto al resto d’Italia. «Le ore segnalate alle casse edili sono aumentate del 18%», specifica Palumbo. Il fatturato in termini reali è aumentato del 3% e le esportazioni sono aumentate del 14%.
Nel terziario, che caratterizza l’economia ligure, i flussi turistici sono cresciuti significativamente, del 32%, sostenuti soprattutto nella componente di provenienza straniera, che è aumentata di oltre il 70%. «In base a una nostra indagine la spesa dei turisti stranieri in Liguria è cresciuta del 75%».
Nonostante i significativi rincari degli input produttivi, in particolare di quelli energetici, la redditività aziendale è stata sostenuta dall’incremento dei prezzi di vendita: oltre i quattro quinti delle imprese liguri (l’85%) hanno conseguito un risultato economico positivo.
I traffici mercantili marittimi sono aumentati (3,6%), pur decelerando progressivamente per effetto del rallentamento del commercio internazionale; la componente containerizzata si è ridotta lievemente, ma il calo è stato inferiore a quello mediamente registrato nei principali porti europei. Le transazioni immobiliari hanno continuato a crescere, seppure in misura meno intensa, sia nel segmento abitativo (+5,6%) sia in quello non residenziale. Prezzi in leggero aumento.
Il mercato del lavoro e le famiglie
Nel 2022 il quadro congiunturale favorevole si è riflesso sul mercato del lavoro. L’occupazione ha continuato a crescere, trainata dalla componente dipendente, mentre è proseguito il calo dei lavoratori autonomi; il tasso di disoccupazione si è ridotto. Le assunzioni nette, ancora positive, hanno riguardato quasi esclusivamente posizioni a tempo indeterminato; la creazione di nuovo lavoro ha interessato tutti i principali comparti. Il tasso di disoccupazione cala al 7%. È diminuito ulteriormente il ricorso agli strumenti di integrazione salariale, tornato su livelli non molto superiori a quelli pre-pandemici.
«L’occupazione per fortuna è cresciuta in maniera significativa: del 3,6%, una percentuale superiore a quella del Nord Ovest o italiana – chiarisce Palumbo – e si tratta di lavoro dipendente con contratti a tempo indeterminato. È chiaro che un miglioramento del mercato del lavoro sostiene i consumi, ma essi sono stati frenati dall’aumento dell’inflazione».
Le componenti di spesa legate all’abitazione e alle utenze, la cui incidenza sul totale in Liguria è superiore rispetto all’Italia, pesano maggiormente nel paniere di consumo delle famiglie meno abbienti.
I mutui per l’acquisto di abitazioni hanno decelerato, in connessione con la dinamica delle transazioni immobiliari. Alla fine dell’anno il grado di indebitamento delle famiglie liguri nei confronti di banche e società finanziarie è lievemente diminuito, rimanendo su un livello inferiore rispetto al Nord Ovest e all’Italia.
«Il cittadino comune si è confrontato con un’inflazione piuttosto elevata, qui in Liguria ha raggiunto punte addirittura del 13,6% – sottolinea Palumbo – le prospettive a breve termine sono molto incerte per le tensioni geopolitiche e inflazione, che a marzo 2023 è scesa al 9,8%, ma resta ancora alta».
Mercato del credito
I prestiti bancari al settore privato non finanziario hanno progressivamente rallentato, contraendosi negli ultimi mesi dell’anno per effetto dell’accentuata riduzione dei finanziamenti alle imprese (-8,7%), su cui hanno inciso le scelte di indebitamento di alcune rilevanti aziende. Le condizioni di accesso al credito sono diventate leggermente più restrittive, con un incremento degli spread medi applicati e una riduzione delle quantità offerte. Per le imprese, i flussi di nuove posizioni deteriorate sono lievemente cresciuti (all’1,6%) e anche l’incidenza dei prestiti per cui si è registrato un aumento del rischio al 20%. Sul lato del risparmio finanziario, i depositi di imprese e famiglie sono complessivamente diminuiti (-1,1%), dopo un periodo di prolungata espansione. Il valore dei titoli a custodia presso il sistema bancario si è ridotto (-6,2%), anche per effetto del calo delle quotazioni di mercato. Gli investimenti in titoli di Stato e obbligazioni private (soprattutto quelle bancarie) sono cresciuti, riflettendo il rinnovato interesse dei risparmiatori verso i bond a fronte del rialzo dei tassi di interesse.
«Il rallentamento del mercato del credito a fine anno presenta una contrazione del 3% – afferma Palumbo – che è la risultante della riduzione dei prestiti nel settore produttivo, dell’8,7% e dei prestiti alle famiglie per mutui. Nell’industria gli investimenti si sono contratti del 14%. Certo, l’aumento dei tassi di interesse ha influenzato il tutto, colpendo soprattutto i finanziamenti più a lunga durata. Va detto che il fabbisogno finanziario delle imprese nel 2022 è stato soddisfatto con ricorso alla liquidità che si era accumulata negli anni scorsi». Il credito alle famiglie è aumentato (3,4%) sono saliti sia i mutui sia il credito al consumo, ma nel secondo semestre la domanda si è indebolita e i prestiti hanno decelerato. I tassi sui nuovi mutui sono saliti (del 3,6%) sia per il tasso fisso sia per il variabile. Diminuite le surroghe.
Finanza pubblica decentrata
Per quanto riguarda la finanza pubblica decentrata, nel 2022 la spesa degli enti decentrati liguri è complessivamente aumentata, anche a causa dei maggiori costi legati ai consumi elettrici e dell’incremento degli oneri per contratti di servizio, a cui ha contribuito la crescita dei prezzi. Gli investimenti fissi sono saliti marginalmente; la loro dinamica dovrebbe beneficiare nei prossimi anni delle ingenti risorse assegnate a soggetti attuatori pubblici nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza e del Piano nazionale per gli investimenti complementari al Pnrr (Pnc). I progetti più significativi a livello finanziario sono quelli relativi all’ammodernamento della rete ferroviaria e alle infrastrutture portuali. Le Amministrazioni locali, in particolar modo i Comuni, sono chiamate a svolgere un ruolo centrale nell’attuazione degli interventi finanziati dai piani.
«Le spese per investimenti sono al momento contenuti, destinate a crescere nei prossimi anni. Le risorse complessive di Pnrr e Pnc ammontano a 4,9 miliardi in Liguria, circa il 4% del totale nazionale, un dato superiore alla media italiana per risorse procapite. Spicca la rilevanza dei fondi destinati alle infrastrutture e alla mobilità sostenibile. Ci aspettiamo molto dalla loro realizzazione perché dipenderà il futuro della nostra regione».