«Spiace che un tema così delicato venga strumentalizzato per fini politici e venga utilizzato come tema di contrapposizione. Nessuno nasconde i problemi ma si tratta, nella sostanza, di temi nazionali da risolvere a livello di sistema. In particolare, a proposito dei pronto soccorso, la diffusione e l’interpretazione di dati estrapolati da un contesto generale può essere distorsiva nei confronti di un sistema che mostra importanti punti di forza». Così l’assessore regionale alla Sanità Angelo Gratarola in merito ai dati diffusi nella giornata di oggi dalla Cgil e da alcuni consiglieri di opposizione sulla sanità ligure.
Regione Liguria sottolinea che intanto va specificato come i tempi di permanenza nel pronto soccorso siano diversi dai tempi di attesa. La permanenza viene stimata a partire da quando il paziente viene preso in carico fino alle sue dimissioni o ricovero. Durante il periodo di permanenza il paziente è in cura all’interno del pronto soccorso. In questo senso, nell’anno in corso, i tempi di permanenza media complessiva in Liguria sono pari a 5 ore e 49 minuti, tempistica che rispetta abbondantemente le linee guida ministeriali che prevedono dimissioni entro 8 ore. Il dato della sola area metropolitana genovese sui tempi di permanenza del 2022, citato dalla Cgil, è pari a 6 ore e 41 minuti e non oltre le 10 ore come sostiene il sindacato. I dati citati sono tutti contenuti nella banca dati ufficiale sanitaria di Regione Liguria.
La presenza di una elevata numerosità di codici verdi e bianchi, che rappresentano nella stragrande maggioranza dei casi inappropriatezza all’interno di un pronto soccorso, non fanno altro che generare sovraffollamento e inficiare in questo modo la gestione dei casi più complessi.
«Più in generale il numero degli accessi ai pronto soccorso liguri − aggiunge Gratarola – risulta viziato da una sanità territoriale che ha scarsa capacità di assorbimento e che, proprio per questo motivo, è oggetto di un potenziamento grazie alla Missione 6 del Pnrr con cospicui investimenti in Ospedali e Case di Comunità».
In merito alle liste d’attesa Regione Liguria sottolinea che il totale degli interventi di recupero di prestazioni ambulatoriali e di diagnostica non erogate a causa della pandemia e interventi per l’abbattimento delle liste d’attesa effettuati nel 2022, anche attraverso i fondi di cui alla Legge n.231 del 30 dicembre 2022, è superiore, rispetto al 2020, di 39.844.469 euro per quanto riguarda i ricoveri per interventi chirurgici in elezione e di 65.824.179 euro per quanto riguarda la specialistica ambulatoriale erogate tramite ricetta del Servizio Sanitario Nazionale.
Nello specifico, per quanto riguarda l’endoscopia diagnostica, la Regione Liguria evidenzia che si è passati dall’erogazione (tramite ricetta Ssn, quindi offerta a Cup) di 19.000 prestazioni nel 2020, a 25.000 nel 2021 e 27.000 nel 2022. Più in generale bisogna sempre ricordare che quando si superano i giorni previsti nella prenotazione Cup, si devono attivare percorsi di tutela delle Asl. Attraverso numeri verdi e/o mail specifiche indicati sui siti delle Aziende Sanitarie Locali i pazienti vengono presi in carico con segnalazione diretta.
«Per affrontare con più efficacia il tema della mobilità sanitaria − sottolinea l’assessore alla Sanità − sono state avviate interlocuzioni con Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Toscana per la stipula di accordi al fine di evitare fenomeni distorsivi indotti da differenze tariffarie e da differenti gradi di applicazione delle indicazioni di appropriatezza. Il confronto mira anche a favorire collaborazioni interregionali per attività che puntino a non creare competizione tra regioni, ma efficaci sinergie in base alle proprie peculiarità contemperando al contempo meccanismi adeguati di controllo».
Le liste d’attesa rappresentano, spiega Gratarola, un nodo cruciale per la gestione del paziente chirurgico. Il rispetto dei tempi di attesa può essere condizionato da una modalità di gestione organizzativa eterogenea. Pertanto è stato predisposto un documento di indirizzo (delibera di Alisa 120/2023), volto ad efficientare ulteriormente il percorso del paziente chirurgico e atto a garantire una risposta al paziente che necessita di trattamento chirurgico omogenea, tempestiva e appropriata su tutto il territorio regionale.
La Cgil replica così: Le disfunzioni del sistema sanitario ligure sono oggetto delle cronache quotidiane, degli studi di altre organizzazioni sindacali, di associazioni specializzate: non si tratta di strumentalizzazione, ma di sollevare questioni e temi che vanno affrontati e sulla cui risoluzione certamente converrà anche l’Assessore Gratarola. Del resto quella della Cgil non è l’unica manifestazione sul tema: questo pomeriggio ce ne sarà una a Genova di tutte le associazioni dei medici, stamattina un’altra protesta dei comitati pubblici sulla sanità si è svolta a La Spezia e ce ne sono molte altre programmate.
Siamo d’accordo con l’assessore quando sostiene come i pronto soccorso liguri siano importanti punti di forza, ma va riconosciuto il valore di chi lo rende possibile ogni giorno, ossia gli operatori che a dispetto delle condizioni di lavoro sono gli artefici di prestazioni straordinarie in condizioni proibitive.
Ciò che oggi abbiamo denunciato sono le disfunzioni del sistema che non solo non aiutano gli operatori ad erogare sanità ma si scaricano su di loro e sui pazienti. Condividiamo con l’zssessore, perché ne abbiamo discusso più volte, come i pronto soccorso siano diventati imbuti dove arrivano tutti coloro che non riescono a curarsi nel territorio.
A questo punto ci si pone una domanda: chi ha la responsabilità e chi deve intervenire sulle disfunzioni sanitarie? La domanda è retorica e noi siamo disponibili ad un confronto serrato per risolvere i problemi concreti partendo però dalla lettura corretta della realtà. I dati distribuiti questa mattina sono stati chiesti e resi disponibili dalle aziende sanitarie locali e da quelle ospedaliere. Se questi dati sono diversi da quelli che ha la Regione è opportuno che l’Assessore ci convochi, renda noti i dati in suo possesso e si faccia chiarezza.
Infine, per diminuire la mobilità sanitaria c’è una sola soluzione: migliorare e specializzare la sanità ospedaliera e territoriale in Liguria in modo tale che alla domanda di sanità della popolazione ci sia una risposta sul territorio. Solo così facendo è possibile far sì che le risorse restino in Liguria e vengano investite in strutture e personale.
L’obiettivo della Cgil è quello di tutelare pazienti e operatori. Chiediamo all’assessore, persona intellettualmente onesta e che da operatore sanitario del pronto soccorso sa perfettamente quali sono i temi, un confronto serrato sulla sanità al fine di risolvere i problemi che tutti i giorni le persone ci pongono all’interno delle strutture sanitarie e nelle sedi sindacali.