In base alle analisi dell’Ufficio Studi Gruppo Tecnocasa i tempi di vendita a gennaio 2023 sono in diminuzione in tutte le realtà territoriali. Ancora una volta il mercato immobiliare si dimostra veloce e dinamico come c’era da aspettarsi alla luce della domanda vivace e dell’offerta in diminuzione.
Nelle grandi città si è arrivati a 104 giorni, minimo storico toccato negli ultimi dieci anni, con un miglioramento di 10 giorni rispetto a un anno fa. Tra le città in cui occorre più tempo per vendere un immobile c’è, però, Genova con 130 giorni.
Ancora una volta Bologna e Milano si confermano le città più veloci, rispettivamente con 50 e 55 giorni con la differenza che Milano migliora di 2 giorni rispetto ad un anno fa, Bologna diminuisce di 22 giorni. Quest’ultima insieme a Bari è la città in cui le tempistiche si sono contratte di più: il capoluogo pugliese è passato da 153 a 121 giorni in un anno.
In fondo alla classifica dei capoluoghi, per tempi di vendita, ci sono Genova con 130 giorni e Palermo con 134 giorni.
A livello ligure la città più reattiva al mercato è Imperia, la più lenta Savona.
Nelle realtà dell’hinterland delle metropoli occorrono 138 giorni, con una velocizzazione delle transazioni di 6 giorni.
I tempi di vendita più brevi si segnalano nell’hinterland di Firenze (116 giorni) nonostante il leggero peggioramento di 6 giorni. Segue l’hinterland di Verona (121).
Nei capoluoghi di provincia chi decide di vendere casa deve mettere in conto mediamente 130 giorni, decisamente meno di quanti ne avrebbe impiegati un anno fa quando ne occorrevano 138. C’è stata quindi una contrazione di 8 giorni che ha fatto in modo che anche nei capoluoghi di provincia si raggiungessero i livelli minimi degli ultimi dieci anni.
I dati analizzati evidenziano che chi ha acquistato casa fino a gennaio 2023 ha velocizzato le decisioni di acquisto, sia a causa della bassa offerta sul mercato sia per timore di incappare in ulteriori aumenti dei tassi di interesse. Veloci anche gli investitori che intendono impiegare la liquidità messa da parte per evitare che sia erosa dall’inflazione crescente.