
Favorire il ricambio del parco circolante con mezzi meno inquinanti è sicuramente utile per la salute, ma l’elettrificazione del parco veicoli europeo non può risolvere il problema delle emissioni climalteranti. È quanto sostiene Riccardo Bozzo, professore presso la Scuola Politecnica dell’Università di Genova, già direttore del Dipartimento di Ingegneria Elettrica Die dell’Università di Genova, membro di Giunta del Cieli, Centro Italiano di Eccellenza sulla Logistica, i Trasporti e le Infrastrutture, membro del Comitato Tecnico Scientifico del Polo d’Innovazione della Regione Liguria Transit.
È di questi giorni la notizia che il Coreper, l’organo che riunisce gli ambasciatori permanenti presso l’Unione europea, ha deciso di rinviare il voto sullo stop alla vendita di auto nuove diesel e benzina dal 2035 a causa delle contrarietà espresse da alcuni paesi, tra cui l’Italia. Il bando delle vetture termiche al 2035 è tra le misure previste nel pacchetto “Fit for 55%”, e avrebbe l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO₂ del 100%, cioè di arrivare a vetture a emissioni zero. Ma si può arrivare a realizzare veicoli a emissioni zero?
«La risposta è no. Però, prima di approfondire, bisognerebbe fare chiarezza sul tipo di emissioni di cui si parla. C’è molta confusione, originata in parte dagli organi legislativi stessi e in parte dai media. È necessario distinguere tra emissioni climalteranti, tipicamente rappresentate dal diossido di carbonio CO2, ed emissioni inquinanti in senso stretto, cioè tossiche per gli esseri viventi quali il particolato, gli ossidi di azoto, gli ossidi di zolfo».
L’ipotizzato bando dei motori termici aprirebbe la strada alla vendita dei soli veicoli elettrici. Quali vantaggi si avrebbero in termini di emissioni?
«Appunto, distinguiamo. Ci sarebbe un sicuro vantaggio in termini di emissioni inquinanti in senso stretto. Un vantaggio per la salute particolarmente evidente nelle città, cioè nelle aree ad alta densità abitativa. Senza farsi però l’illusione che eliminando l’inquinamento generato dagli autoveicoli si risolva il problema degli inquinanti. Invito a leggere i dati messi a disposizione da Ispra nel rapporto “Italian Emission Inventory” dove ben si vede che l’intero settore dei trasporti, quindi non ci si riferisce solo alle auto, concorre solo in parte ai livelli di inquinanti presenti nell’atmosfera. Per esempio, se consideriamo il PM, cioè il particolato che è uno degli inquinanti più pericolosi per la salute, tutto il settore dei trasporti nel 2020 concorre alle emissioni di PM10 per il 12% del totale e per l’8% nel caso del PM2,5. Questo non vuol dire che non si debba intervenire per ridurre le emissioni legate ai trasporti, specie considerando che secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente, Eea, le sole emissioni di PM2,5 sarebbero responsabili in Italia di oltre 50.000 morti premature all’anno. Favorire quindi il ricambio del parco circolante con mezzi meno inquinanti è sicuramente utile. Per esempio, la maggior parte delle autovetture circolanti in Liguria appartiene a una classe pre-euro 5». (Della classe Euro 5 fanno parte tutte le auto acquistate fra il 1 settembre 2011 e il 1° settembre 2015, ndr).
E, invece, quale sarebbe il vantaggio in termini di emissioni climalteranti? Si arriverebbe alla riduzione del 100% come evidenziato anche in alcuni documenti pubblicati sui siti dell’Unione Europea?
«Assolutamente no. Nulla è a emissioni climalteranti zero, dal cibo al vestiario al web. Qualsiasi sia il bene o servizio che si consideri, si hanno emissioni di gas climalteranti di tale portata che sorprenderebbero la maggior parte della popolazione e che dovrebbero indurci a stili di vita più attenti agli impatti che generiamo. In particolare, se parliamo di veicoli, bisogna considerare non solo le emissioni di gas serra allo scarico, cioè durante l’utilizzo del veicolo, ma anche quelle legate al suo intero ciclo di vita: dall’estrazione delle materie prime, alla costruzione, alla dismissione a fine vita. Certo, stimare le emissioni climalteranti sull’intero ciclo di vita del veicolo non è banale. Comunque, per avere un’idea, possiamo fare un esempio basato sulle stime effettuate dal consorzio Green NCAP, disponibili anche sul web. Per una Volkswagen Golf 1.5 a benzina, NCAP ha stimato emissioni calcolate sull’intero ciclo di vita pari a circa 200 g/km. Per una Volkswagen ID.3, cioè una vettura full electric di dimensioni confrontabili, la stima è di circa 134 g/km. In pratica, allo stato attuale delle tecnologie e considerando il mix energetico dell’Ue, con la vettura elettrica riduciamo le emissioni di CO₂ di poco più del 30%».
È pur sempre un vantaggio. Inoltre, le tecnologie per la realizzazione delle batterie miglioreranno nei prossimi anni: ci si può attendere che i vantaggi siano maggiori nel 2035.
«Ragionamento condivisibile. Per capire allora i potenziali vantaggi ottenibili da un parco vetture europeo completamente full electric, vediamo quale riduzione delle emissioni di CO₂ si otterrebbe. Possiamo utilizzare i dati forniti da Eurostat nel suo Pocket Book on Transport. Nel 2020 le emissioni di CO₂ nella Ue a 27 paesi sono state pari a circa 2,7 miliardi di tonnellate, di cui il 28,6% imputabile ai diversi modi di trasporto. Tutto il trasporto su gomma contribuisce per circa il 76,7% alle emissioni del settore trasporti e, all’interno di questo valore, le auto (tutte, non solo quelle private), pesano per circa il 60%. In conclusione, le auto concorrono con circa 0,35 miliardi ai 2,7 miliardi di emissioni totale dell’Ue. Considerato che le emissioni annue di CO₂ su scala mondiale sono circa 50 miliardi, le auto che circolano in Europa contribuiscono per meno dell’1%. Anche supponendo che l’auto full electric consenta di ridurre del 50% le emissioni climalteranti sul ciclo di vita, un parco auto europeo totalmente elettrico consente di ridurre le emissioni su scala mondiale di meno dello 0,5%».
Quindi è certo che l’elettrificazione del parco veicoli europeo non risolverà il problema delle emissioni climalteranti!
«Già, si dovranno trovare molteplici soluzioni nell’ambito dei più diversi settori della nostra vita».