In Liguria calano i passeggeri che scelgono di spostarsi con il treno − 100 mila nel 2021 mentre il trend 2009-2019 era in crescita − anche se il numero dei treni negli ultimi anni è aumentato (+33 dal 2020 al 2021) e i mezzi, seppur datati, sono meno vecchi di quelli in servizio nelle altre regioni.
Ma a rallentare lo scambio e le potenzialità di trasporto in Liguria sono soprattutto i 159 km ancora a binario semplice sui 493 km complessivi della rete ferroviaria regionale, una delle percentuali più basse d’Italia.
A dirlo è il Rapporto Pendolaria 2023 di Legambiente che fotografa il trasporto su ferro in Italia con un’analisi sul presente e futuro del settore.
In Liguria come nel resto del Paese, la transizione ecologica dei trasporti è ancora troppo lenta: a pesare sono soprattutto i continui ritardi infrastrutturali, i treni poco frequenti, le linee a binario unico, la lentezza nella riattivazione delle linee ferroviarie interrotte, chiuse e dismesse, e poi le risorse economiche inadeguate.
Il necessario raddoppio ferroviario sulla linea per Ventimiglia continua a lasciare perplessa l’associazione ambientalista che ricorda come «lo spostamento a monte del tracciato allontana dai centri urbani il servizio, con risultati deludenti e poco confortanti laddove questa soluzione è già stata preferita rispetto al mantenimento della linea vicino ai centri abitati».
Nel Report viene segnalato l’aumento dell’offerta del numero di treni regionali giornalieri che passano da 259 del 2020 a 292 del 2021, l’età media dei convogli resta sostanzialmente invariata da 11,6 a 11,3 anni con una percentuale di treni che hanno più di 15 anni del 17%.
Lo stanziamento della Regione per il servizio ferroviario nel 2021 è stato di 34,52 milioni di euro, in aumento dal 2020 dove era stato di 23,41 milioni, invariato invece lo stanziamento per il materiale rotabile (2,6 milioni). Lo stanziamento rispetto al bilancio regionale è dello 0,66%, leggermente aumentato (dello 0,2%) rispetto all’anno precedente.
Il numero di viaggiatori al giorno, riferito al 2021, ha continuato a risentire degli effetti dovuti all’emergenza sanitaria da Covid-19, seppure in misura minore rispetto al 2020. Nei dati raccolti su base regionale, a livello nazionale, non vengono quindi ancora raggiunti i livelli di frequentazione che caratterizzavano il periodo pre-pandemico. In Liguria si è scesi a 100 mila viaggiatori, mentre il trend dal 2009 al 2019 era in crescita da circa 122 mila a 128 mila viaggiatori.
«Bisogna ritornare a far crescere il numero di persone che quotidianamente utilizzano il treno – commenta Santo Grammatico, presidente di Legambiente Liguria – ma è necessario rendere più attraente questo mezzo e il suo servizio. Il continuo aumento del costo di biglietti e abbonamenti, tornati ad aumentare dal 2022, non giova certamente a questo obiettivo.
La Regione migliora alcuni dei dati relativi al trasporto ferroviario, ma lo fa con grande timidezza. Lo stanziamento sul bilancio regionale ne è la dimostrazione, con un aumento per il servizio di soli 0,2 punti percentuali rispetto al bilancio regionale complessivo. Genova è la città che ha la maggiore densità di pendolarismo in Liguria e le connessioni ferroviarie devono rappresentare l’asse portante degli spostamenti per i cittadini e rappresentare l’alternativa al traffico veicolare privato».
E proprio sul traffico privato recentemente Legambiente ha messo in evidenza, nel dossier Mal’aria 2023, che l’agglomerato di Genova rientra fra le aree italiane inserite nella procedura di infrazione europea per lo sforamento del biossido di azoto, fuori dai limiti fin dal 2010. Peraltro per rispettare i parametri dell’Unione europea per il 2030 gli attuali valori di questo inquinante dovranno essere abbattuti del 34%.
«Nonostante questo – sottolinea Grammatico – vediamo l’amministrazione comunale tentennare in merito all’ordinanza che vieterà la circolazione degli Euro 1 benzina ed Euro 3 diesel a partire dal prossimo 1° marzo».
Allo stesso tempo molto poco è stato fatto per incentivare l’utilizzo dei treni per gli spostamenti nelle varie delegazioni. Se ad esempio la sera ci si trova a Voltri o Sestri Ponente e si perde il treno delle 22 bisogna aspettare quello delle 5 del mattino.
«Nel capoluogo di regione – continua Grammatico – i lavori al Nodo ferroviario di Genova consentiranno il potenziamento dei collegamenti regionali e metropolitani, ma sarà necessario adeguare il servizio alle esigenze dei cittadini, puntando sull’intermodalità e l’interscambio puntuale tra servizio pubblico locale ferroviario e cittadino. Investire in mobilità sostenibile significa anche recuperare spazi pubblici nelle città, rinnovandole urbanisticamente, migliorandone così la vivibilità e rendendo il sistema di spostamento dei cittadini, nel suo complesso più efficiente e efficace. Spiace constatare che i progetti proposti dall’amministrazione comunale genovese, come lo Skymetro in Valbisagno, la funivia del Lagaccio o i tagli previsti alle linee collinari del trasporto bus, non vadano in questa direzione».
Nel Rapporto viene dedicato un focus alla linea Genova-Acqui-Ovada e alla cronica mancanza di investimenti sull’infrastruttura, che vede ancora 46 km di binario unico su 63 della tratta e dove risulta indispensabile ormai un potenziamento almeno fino ad Ovada. Sulla Acqui-Genova sono finalmente previsti alcuni investimenti da RFI, con circa 84 milioni di fondi Pnrr. L’auspicio è che si intervenga anche per superare il mancato coordinamento tra Regione Piemonte e Regione Liguria, che gestiscono separatamente i due tronconi Asti-Acqui e Acqui-Genova.