“Orphans” di Santi Spartà (Il Canneto Editore) indica nel sottotitolo “Storie di noncuranza, smarrimento e abbandoni” il suo contenuto e la sua ragion d’essere. L’autore è un fisico, esperto in radioprotezione, che ha svolto attività di consulenza rivolte alla sicurezza nell’uso delle varie sorgenti di radiazione nella sanità, nell’industria e nella ricerca scientifica. Perché quando si parla di nucleare noi, noi cittadini − che nella maggioranza dei casi di scienza sappiamo poco o nulla ma siamo spesso chiamati (o ci sentiamo chiamati) a decidere, autorizzare, eccetera in materia − pensiamo soltanto alle centrali nucleari o alle armi.
Ma l’utilizzo del nucleare è ben più esteso. Prima dell’avvento di macchine più sofisticate, sorgenti radioattive di cobalto, di cesio e di altri radioisotopi sono stati usati in medicina, e sorgenti dotate di alti livelli di radioattività vengono impiegate per realizzare radiografie di manufatti, impianti, strutture come ferrovie, ponti, apparecchiature che necessitano di controlli accuratissimi.
Le radiazioni hanno numerose applicazioni benefiche ma comportano rischi. Le loro sorgenti per vari motivi possono finire fuori controllo, smarrite, abbandonate, rubate, usate in modo improprio. Tali sorgenti, definite come “orfane” sono quelle che possono essere ritrovate da persone ignare dei possibili rischi associati. Il ritrovamento di sorgenti radioattive nei depositi di rottami e negli impianti siderurgici è un fenomeno piuttosto frequente in tutto il mondo. E alto è il numero di incidente che hanno provocato.
Il libro di Santi Spartà, attraverso due racconti di fatti realmente avvenuti, mette in guardia dai pericoli di un trattamento non adeguato di tali “sorgenti orfane”. Per evitarli bisogna che scienziati e amministratori provvedano alla vigilanza e a informare la popolazione. Perché non c’è solo il rischio degli incidenti in sé, ma anche che tali incidenti contribuiscano provocare un rifiuto della scienza e della tecnologia da parte dei cittadini. “Il rischio – scrive l’autore – è che il gap tra l’insieme della tékne e quello della polis si allarghi fino a diventare ben presto un incolmabile baratro. Inequivocabili segnali in tal senso sono da un lato il rifiuto incondizionato della scienza in tutte le sue forme e dall’altro l’espansione delle scelte irrazionali, amplificate dalla diffusione in rete di informazioni fuorvianti, scorrette o deliranti. Ultimo, eclatante esempio di tale atteggiamento, l’approccio negazionista alla profilassi della pandemia Covid 19, spesso agevolata da una gestione zoppicante e talora incontrollata da pòarte dei governi. Se c’è una lezione da apprendere dai numerosi incidenti provocati da sorgenti radioattive orfane è dunque che il sistema di sicurezza nucleare e in generale tecnologico richiede un approccio integrato e complesso che veda la partecipazione attiva e consapevole di tutti i soggetti coinvolti, dagli organi di governo a quelli di supervisione e controllo, dagli utilizzatori ai fruitori, fino alla società nel suo insieme”.