A causa delle modifiche al decreto aiuti che coinvolgono il superbonus si rischia il caos nelle procedure già avviate, ma soprattutto il rischio di chiusura di molte imprese. Lo sostengono Paolo Prato, presidente della Federazione Ligure della proprietà edilizia, e Vincenzo Nasini, presidente di Ape Genova che definiscono la situazione “molto preoccupante”.
Per i condomini il decreto aiuti quater prevede che il Superbonus 110% si applica per chi delibera in assemblea e presenta documenti (Cilas) entro il 25 novembre 2022, mentre diventa del 90% per coloro che non osserveranno il termine. L’imposizione di tempi troppo stretti, secondo i rappresentanti delle associazioni, rischia di generare un aumento esponenziale dei contenziosi. Vi saranno inoltre molte situazioni in cui gli amministratori di condominio dovranno tornare in assemblea e prendere decisioni drastiche come quelle di passare dalla detrazione del 110% al 90% oppure interrompere i lavori e pagare le penali.
Per presentare le comunicazioni di inizio lavori (cilas) entro il 25 novembre, sostengono Prato e Nasini, i professionisti incaricati dovranno lavorare ininterrottamente con il rischio di compiere imprecisioni e imperizie. Giudicano positive invece le novità per le villette unifamiliari che hanno raggiunto 30% dei lavori a settembre, la detrazione rimane al 110% fino al 31 marzo 2023.
«Quel che preoccupa, al di là delle scelte politiche, è la gestione della fase transitoria nella quale ci troviamo − commentano −. Ci appelliamo allora al Governo affinché posticipi al 31 dicembre il termine, preannunciato per il 25 novembre, entro il quale deve essere presentata la comunicazione di inizio lavori per poter usufruire del superbonus al 110 per cento (e, di conseguenza, quello per l’approvazione della delibera condominiale). Non si tratta di una banale richiesta di estensione dell’attuale regime, che comunque lo Stato aveva garantito sino alla fine del 2023, ma di un richiamo alla necessità di limitare al massimo i problemi che il brusco cambiamento creerà a famiglie, professionisti, imprese».
«Accogliere questo appello − dice Nasini − non significherebbe smentire la posizione del Governo su superbonus e cessione del credito, ma semplicemente salvaguardare le aspettative di molti cittadini e onorare la loro fiducia nelle istituzioni».