Confindustria nautica ha preso parte al convegno organizzato dal Cluster tecnologico nazionale made in Italy (Cluster MinIt) “Made In Italy, la sfida della ripresa tra crisi e transizione”.
L’obiettivo dell’evento, che si è svolto questa mattina a Milano, è individuare le priorità per l’innovazione e lo sviluppo delle imprese made in Italy attraverso il confronto tra il mondo imprenditoriale e quello della ricerca.
Due i panel tematici sui quali sono stati chiamati a intervenire i rappresentanti di associazioni, imprese e centri di ricerca, parte del sistema aggregante del Cluster MinIt, al fine di individuare un manifesto d’azione per la valorizzazione e il rilancio del Made in Italy.
Durante il primo panel tematico “I sistemi del made in Italy tra tradizione e futuro” Silvana Pezzoli, presidente del Cluster Made in Italy, ha sottolineato che “l’azione del cluster nazionale, favorendo il superamento delle frammentazioni tra le diverse filiere e tra mondo della ricerca e dell’impresa, sta lavorando per una strategia condivisa a favore del made in Italy. Risulta primario indirizzare e supportare correttamente tutte le imprese che si stanno confrontando con enormi sfide, come quelli delle transizioni (energetiche, ecologiche, digitali, ecc.), del capitale umano, dei cambiamenti dei modelli di produzione (reshoring) e dei modelli di business”.
Il direttore generale di Confindustria nautica, Marina Stella, è intervenuta sul cambiamento avvenuto nel comparto nautico nel periodo post pandemico, evidenziando come il settore sia stato premiato dalle nuove necessità di distanziamento sociale, tanto che la nautica registra oggi un periodo di forte interesse e attrattiva. «Il 2021 − ha detto la presidente − è stato l’anno con maggiore crescita di fatturato di sempre, +31%, con numeri in grande crescita per tutti i comparti produttivi e dei servizi connessi al turismo nautico. Per non parlare dell’exploit delle esportazioni della produzione cantieristica nautica, che nell’anno scorrevole terminato a marzo 2022 hanno toccato il massimo storico di 3,37 miliardi di euro. Dopo la pandemia, inoltre, le richieste degli armatori si sono rimodulate verso imbarcazioni e yacht più attenti all’ambiente e alla sostenibilità“.
All’interno di Confindustria nautica, è attivo già da tempo il “comitato sostenibilità”, composto da rappresentanti di tutte le realtà del settore, al quale è affidato il compito di analizzare e valutare le modalità più idonee di affrontare i principali ambiti di interesse del comparto: dalla decarbonizzazione ai nuovi materiali, dall’end-of-life al life cycle assessment. «L’attenzione alla sostenibilità e il rispetto dell’ambiente – ha aggiunto Stella – sono parte fondamentale del dna e della cultura del comparto».
Riguardo alla sfida della formazione, fondamentale per la trasmissione del know how, Stella ha sottolineato come sia sempre più complesso trovare forza lavoro specializzata. «La scorsa primavera − ha spiegato − abbiamo lanciato il portale web “Jobsearch”, uno strumento ad alto valore aggiunto per rispondere all’esigenza di incrociare la domanda e l’offerta di lavoro nella filiera nautica. A mancare in questo momento è soprattutto la manodopera qualificata e il personale della subfornitura mentre per quanto riguarda manager e progettisti non siamo secondi a nessuno, anche grazie all’offerta formativa di alcuni poli universitari italiani specializzati nel settore nautico».
Gli altri partecipanti al primo panel erano Giovanna Ceolini (residente Assocalzaturifici), Eugenio Massetti (vicepresidente Confartigianato) e Maria Porro (presidente Assarredo). A seguire, la mattinata di lavori si è conclusa con il secondo panel tematico dal titolo “Supportare le transizioni del made in Italy”, cui hanno partecipato, Guido Guidesi (assessore Regione Lombardia), Marco Landi (presidente Cna Federmoda), Fabio Pollice (rettore Università del Salento), Marcello Persico (vicepresidente Persico Group) e Sergio Tamborini (presidente Sistema moda Italia).