Leonardo produrrà un braccio robotico lungo 2,5 metri che atterrerà su Marte e, per la prima volta nella storia, riporterà sulla Terra dei campioni del suolo marziano.
Il contratto è stato sottoscritto oggi, al Farnborough International Airshow, tra Leonardo e l’Agenzia spaziale europea (Esa) per progettare, produrre, integrare e testare il sample transfer arm che fa parte del programma Mars sample return, guidato dalla Nasa in collaborazione con l’Esa.
Leonardo, dopo il successo della fase di studio e prototipizzazione, sarà ora a capo del un consorzio europeo responsabile dello sviluppo del sistema fino alle prime operazioni su Marte.
Il braccio robotico, la cui consegna è prevista entro il 2025, sarà installato sul sample retrieval lander della Nasa e avrà il compito di recuperare le provette contenenti il terreno del pianeta rosso raccolto dal rover della missione Mars 2020 e depositarle nel
contenitore che sarà poi riportato sulla Terra. I campioni verranno poi analizzati nei più sofisticati laboratori, consentendo di condurre studi su Marte senza precedenti.
«Siamo molto orgogliosi di poter contribuire al successo di Mars sample return, un programma molto ambizioso e frutto di un’importante collaborazione internazionale − dice Gabriele Pieralli, managing director della divisione elettronica di Leonardo − Questo contratto conferma la nostra leadership nella robotica spaziale, una competenza fondamentale nell’esplorazione planetaria e nelle operazioni in orbita. Questo strumento all’avanguardia è solo un esempio dell’eccellenza tecnologica di Leonardo, che ci permette di essere a bordo delle principali missioni per esplorare l’universo, fornire servizi di navigazione e telecomunicazione e monitorare la salute del nostro Pianeta».
Il sample transfer arm è un gioiello della robotica spaziale: altamente affidabile, autonomo e robusto. Strutturato come un braccio umano con “spalla”, “gomito” e “polso”, può compiere un elevato numero di movimenti (7 gradi di libertà) e ha un “cervello” e “occhi” propri.
Comandati dall’elettronica di controllo, gli arti, le articolazioni e la “mano” (end-effector) sono in grado di eseguire, con un alto livello di destrezza, tutti i compiti richiesti dalla missione, come identificare ed estrarre le provette dal rover o sollevarle dal suolo, inserirle nel contenitore e chiudere il suo coperchio prima del lancio da Marte.
Insieme al suo sistema di visione composto da due telecamere, lo strumento riceve informazioni dai sensori e invia istruzioni attraverso circa 600 segnali ai meccanismi. Questa architettura permette al “cervello” del sistema di elaborare autonomamente le migliori decisioni e coordinare i movimenti.
Sofisticati algoritmi di robotica e meccatronica sono incorporati nel software, per gestire anche le manovre di “collision avoidance” ed evitare qualsiasi impatto con il lander o l’ambiente circostante.
Durante la progettazione e realizzazione del braccio verranno prese in considerazione le condizioni estremamente sfidanti dell’ambiente marziano, come la presenza di polveri e le temperature estreme (-130°C/+70°C).
«Sin dalla nascita fino alle prime mosse su Marte, questo braccio robotico è una testimonianza dell’elevata esperienza e know-how che abbiamo in Europa − commenta David Parker, direttore di esplorazione umana e robotica dell’Esa − Il sample transfer arm sarà la mano che porterà la scienza planetaria a un nuovo livello. Maneggiare i preziosi campioni di suolo marziano e prepararli per la consegna con un affascinante viaggio da Marte alla Terra è un’impresa straordinaria».
L’Agenzia spaziale italiana (Asi) ha supportato l’intero progetto quale parte integrante della roadmap che, negli ultimi vent’anni, ha portato l’industria nazionale a essere tra i leader della robotica spaziale. «L’esplorazione robotica è da sempre uno dei pilastri delle attività dell’Agenzia spaziale italiana − dichiara il presidente dell’Asi Giorgio Saccoccia −Gli investimenti fatti nel recente passato dall’Asi hanno portato a una crescita notevole delle competenze e capacità nazionali, e consentono oggi di affermare il ruolo di primissimo piano che l’Italia avrà nella esplorazione di Marte e, in particolare, nella implementazione della missione mars rample Return. Il contratto firmato oggi segna un nuovo successo della filiera industriale italiana che si conferma come un riferimento a livello internazionale nelle missioni di esplorazione e, in questo caso in particolare, nel settore sfidante e innovativo delle tecnologie robotiche».