Da qui al 2026, il Pnrr e il Fondo complementare porteranno in Liguria 7,13 miliardi di investimenti pubblici, che potrebbero generare un volano di altri 59 miliardi di investimenti privati. È quanto stimato da The European House – Ambrosetti, nel consueto rapporto strategico “Liguria 2030” dedicato all’analisi economica della Regione. Lo riporta l’agenzia Dire.
I dati sono stati calcolati tra risorse già certificate e proiezioni sui bandi in arrivo nei prossimi mesi. Cifre enormi, considerando che il settore pubblico, nel decennio pre Covid, ha investito complessivamente in Liguria nove miliardi, a cui se ne sono affiancati 74 del settore privato.
«Per la prima volta è stato messo a sistema l’impatto che il Pnrr avrà sulla Liguria – sottolinea Valerio De Molli, ceo di Ambrosetti – 7,13 miliardi di investimenti da qui al 2026, che significa il 3,2% di tutto il Pnrr. Considerando che la Liguria ha circa il 2,6% della popolazione italiana, stiamo parlando della capacità di attirare sul territorio il 34% in più di quello che sarebbe spettato secondo una rigida suddivisione in base alla popolazione. Questo darà una svolta importante che noi calcoliamo in un impatto dal 2026 al 2036, in termini strutturali, di 11,5 punti di Pil in più per la regione».
Nel dettaglio, Ambrosetti stima 1,14 miliardi in arrivo sulla Missione 1 per la digitalizzazione, cultura e turismo, 1,75 miliardi sulla Missione 2 per la transizione ecologica, 2,18 miliardi sulla Missione 3 per infrastrutture e mobilità sostenibile, 1,13 miliardi sulla Missione 4 per istruzione e ricerca, 642 milioni sulla Missione 5 per inclusione e coesione, 289 milioni sulla Missione 5 per la salute.
Per quanto riguarda lo stato dell’arte dell’economia regionale, sui 45 parametri chiave analizzati da Ambrosetti, la Liguria ha fatto registrare un andamento migliore o stabile su 32, pari al 71,1% e si colloca tra le prime cinque regioni italiane in 12 casi, pari al 26,7% degli indicatori. Dati in peggioramento, invece, su 13 indicatori, con la Liguria tra le ultime cinque regioni italiane in sei parametri, pari al 13,3%. «Si deve puntare sullo sviluppo delle competenze digitali per recuperare lo skill mismatch tra le richieste delle imprese e quello che il mondo accademico riesce a sviluppare – detta la linea De Molli – la seconda priorità è tenere la barra dritta sullo sviluppo dei 14 progetti infrastrutturali che ogni anno mappiamo, con alcuni che hanno già registrato ritardi, non solo per colpa del Covid. Infine, garantire un accesso digitale a più famiglie: la Liguria ha una famiglia ogni due senza accesso alla banda larga». Il 52,5%, per la precisione: sono le famiglie liguri che hanno accesso a una connessione fissa a banda larga, un valore inferiore alla media nazionale che pone la regione all’undicesimo posto in Italia. La media italiana, con dati riferiti al 2020, si fissa al 54,3%, mentre quella del Nord Ovest sale al 56,9%.
Il Pnrr prevede 6,7 miliardi per le reti ultraveloci e lo stato di avanzamento del Piano per la fibra ottica vede in Liguria il 24% dei Comuni con sottoscrizioni alla banda ultra larga potenzialmente attivabili, con la previsione di raggiungere circa il 50% a fine 2022. Se la Liguria chiudesse il gap con le regioni migliori, arrivando a una copertura di almeno il 60%, da qui al 2026 Ambrosetti calcola un aumento dello 0,8% del Pil con 375 milioni di benefici incrementali per l’economia regionale. Scenario decisamente migliore se, addirittura, si raggiungesse l’obiettivo dell’85% fissato dal Piano “Italia 1 Giga”: in questo caso, l’incremento complessivo del Pil ligure nel 2026 sarebbe del 3%, pari a 1,39 miliardi.
Energia
Sul fronte energetico, dal rapporto Liguria 2030 emerge che la nostra regione è quella con la minore potenza installata in impianti da fonti energetiche rinnovabili ed è penultima per potenza installata da fotovoltaico. Secondo le stime, considerando il numero di edifici non residenziali, la quota di tetti non ancora coperti da impianti, i vincoli paesaggistici e la superficie mediamente irradiata correttamente dal sole, in Liguria vi sono circa 235 ettari di coperture industriali disponibili all’installazione di impianti fotovoltaici in copertura che potrebbero ospitare fino a 117 megawatt di impianti, raddoppiando l’attuale potenza installata.
Dai calcoli effettuati da Ambrosetti, il costo dell’investimento rientrerebbe nel giro di dieci anni. Nell’assunto di ripartire l’installazione aggiuntiva di impianti fotovoltaici su otto anni, dal 2023 al 2030, installando 14,6 megawatt all’anno in grado di produrre circa 17.900 megawatt all’ora annui, si legge nel rapporto, la produzione a regime sarebbe di circa 144 gigawatt all’ora annui: ipotizzando un costo medio di installazione di 850 euro al kilowatt, l’investimento annuo sarebbe di 12,5 milioni, per un totale al 2030 di 100 milioni.
Considerando il prezzo medio atteso per i prossimi due anni, il risparmio negli anni di installazione cresce di 1,8 milioni, mentre a regime, ovvero dopo il 2030, sarebbe di 14,4 milioni.
Lavoro
Se la Liguria recuperasse il divario tra la richiesta di professionalità delle aziende e le disponibilità sul mercato del lavoro, potrebbe migliorare il tasso di occupazione di 4,7 punti percentuali, diventando la terza regionale italiana, con il 72,7% di occupazione. Attualmente, l’occupazione ligure è ferma al 68%, undicesimo dato italiano.
Secondo le elaborazioni di Ambrosetti, la regione riporta una carenza di competenze superiore di tre punti rispetto alla media italiana, 32,7% contro 29,7%. Le difficoltà più marcate si registrano nei settori del legno e del mobili, della metallurgia e del tessile, con meno di un lavoratore disponibile ogni due ricercati. Mismatch superiore al 40% anche in chimica e farmaceutica, nelle costruzioni e nel settore dei media e della comunicazione. I calcoli, precisa Ambrosetti, sono stati effettuati sulla base di dati Anpal, considerando la differenza tra il numero di assunti per settore nel 2021 e il numero di persone candidate ma non assunte in quanto ritenute dalle aziende con competenze inadeguate per la posizione offerta.