I sindacati della dirigenza medica Cimo, Fesmed, Anpo, Cimop e le società scientifiche Aogoi, Acoi, Anmdo e Ascoti hanno deciso di costituire un soggetto completamente nuovo e inedito, di radunarsi tutte sotto una sola bandiera come Federazione Cimo Fesmed, che unisce le attività sindacali con le conoscenze culturali, scientifiche e tecnologiche più avanzate.
Nelle scorse settimane sono state rinnovate tutte le cariche sindacali sia a livello aziendale che regionale, per garantire maggiore vitalità e presenza sul territorio. “Un importante segnale – si legge in una nota – non solo in senso numerico, con forte aumento della rappresentatività sindacale in area medica, ma anche in ambito tecnico-scientifico, per consentire agli amministratori locali e regionali di avere degli interlocutori validi e preparati in grado di proporre soluzioni al passo coi tempi e correlati alle reali esigenze del territorio”.
Proprio per questo motivo è stata eletta una nuova squadra, presieduta da Giulio Cecchini, radiologo, libero professionista di Genova, e da Pierluigi Bracco, primario ginecologo di Imperia, e dove sono rappresentati, ai massimi livelli, anche le direzioni sanitarie, l’Università, i primari e una folta rappresentanza di ginecologi, chirurghi e ortopedici della Acoi, Aogoi e della Ascoti in una squadra di medici che accoglie e rappresenta tutte le specialità.
Mancanza di medici, ospedali al collasso, liste di attesa infinite. Una situazione evidenziata dai vertici di Federazione Cimo Fesmed che sottolineano come sia questo il momento di unirsi e avvalersi delle esperienze professionali di tutti “per cercare di portare in porto una barca che fa acqua da tutte le parti”.
Da un lato c’è la consapevolezza della mancanza di personale e, in parte, della necessità di un’organizzazione più dinamica.
“Per sopperire alla mancanza di personale, sia nei pronti soccorsi che nei reparti, si fa sempre più uso di cooperative con costi orari pari al doppio o al triplo del personale dipendente, con due grossi problemi: il forte impegno di denaro su personale non fidelizzato e, spesso, una qualità nettamente inferiore per la mancanza di formazione e specializzazione”.
Paradossalmente, fa notare la federazione, i medici dipendenti si rassegnano di buon grado a questa soluzione perché, finora, l’alternativa era (e in parte permane) fare centinaia di ore all’anno eccedenti rispetto all’orario dovuto, non pagate e periodicamente azzerate, cioè regalate. Vi sarebbe invece possibilità, e solo in parte viene fatto, di offrire sistematicamente ai medici dipendenti di effettuare ore aggiuntive a prezzi per le aziende nettamente più vantaggiosi rispetto alle cooperative.
La soluzione definitiva è comunque quella di una riorganizzazione globale con assunzioni, laddove le carenze sono più gravi.
Il decreto Balduzzi prescrive il 7% massimo di personale amministrativo negli ospedali mentre, anche in Liguria, in certi casi si arriva fino al 20%, con palese penalizzazione, secondo la Federazione, del settore sanitario complessivo (medici, infermieri, Oss, tecnici, eccetera) che però è quello che direttamente cura i pazienti in concreto.
“Andrebbe quindi fatta una riorganizzazione globale delle attività, con blocco degli investimenti nel settore amministrativo e netto incremento nelle attività sanitarie. Da questo punto di vista, si stanno tentando di risolvere i problemi di competenza nazionale, come l’incremento numerico degli specializzandi nelle Università e il rinnovo del contratto di Lavoro : attualmente è in vigore un contratto di lavoro scaduto nel 2018 e si lavora per il rinnovo del triennio 2019-21, cioè il nuovo contratto, appena verrà rinnovato, sarà già scaduto da molto mesi: siamo veramente al paradosso, in poche altre categorie si assistono a queste situazioni e questo è il motivo per cui molti medici scelgono di andare all’estero dove trovano condizioni economiche più favorevole e maggiore rispetto oppure si dedicano alla libera professione”.
Proprio la libera professione è un altro dei punti critici fortemente disincentivanti su cui i medici in Liguria chiedono una omogeneizzazione dei trattamenti nelle varie Asl. Non è ammissibile che ci siano disparità fortissime di condizioni operative e di pagamento: vi sono Asl che hanno regolamenti per la libera professione di oltre 40 pagine, più moduli e allegati, e spesso alla fine al medico non rimane in tasca neanche il 30% di quello che paga il paziente.
“Ma, tornando alla situazione della Liguria, è anche un periodo di grande fermento, di grandi progetti e investimenti, alcuni già realizzati, come il Centro Protesico di Rapallo, nato dalla collaborazione dell’Ospedale Galliera con la Asl 4 Chiavarese sotto la direzione del professore Mazzola, altri in itinere, come la gestione delle pediatrie periferiche della Asl 1 Imperiese, Asl 2 Savonese, Asl 4 Chiavarese e Asl 5 Spezzino da parte dell’Ospedale Gaslini, dove i medici chiedono una forte integrazione dell’operatività sui piccoli pazienti, specialmente in emergenza, con consulenze immediatamente fruibili attraverso il sistema informatico in tutte le aziende, non limitando l’intervento agli aspetti amministrativi”.
La Federazione affronta il progetto di privatizzazione dell’Ospedale di Bordighera, fortemente ritardato dall’emergenza Covid, sul quale si è ripartiti di recente: “Vorremmo raggiungesse rapidamente gli standard di efficienza ed eccellenza promessi. Sta anche avanzando il grande progetto degli Erzelli che, insieme al nuovo Galliera, potrebbero veramente cambiare completamente il volto della degenza e dell’emergenza della città di Genova e della Regione. Infine, con i fondi del Pnrr si stanno progettando e realizzando forti investimenti di spazi ed attrezzature moderne e perfino futuristiche. È evidente che chi lavora quotidianamente con queste attrezzature e in questi ambienti, per risolvere i problemi dei pazienti, può dare preziosi consigli e informazioni”.