Ance Liguria lancia due quesiti provocatori sul 110%, accusando i tentativi di far saltare il banco.
Perché le banche non comprano più i crediti fiscali alla base del provvedimento del 110% e non prendono neppure in considerazione l’ipotesi di ricederli ai loro grandi correntisti che ne avrebbero bisogno?
Perché si fa quotidianamente terrorismo sull’esaurimento dei fondi disponibili per gli interventi edilizi?
Secondo Emanuele Ferraloro, presidente di Ance Liguria, sarebbe sufficiente rispondere a questi due quesiti per comprendere cosa si cela dietro la campagna in atto per annullare gli effetti positivi del Superbonus del 110%, cancellare di colpo un provvedimento che vale oggi più di 3,5 punti di Pil, e la cui vanificazione porrebbe a rischio fallimento più del 70% delle imprese edili medie e piccole proprio nel momento in cui il Pnrr, in linea teorica, richiederebbe un tessuto produttivo sano e reattivo in primis nel settore delle costruzioni edili.
«C’è qualcosa che non funziona, qualche motivazione incomprensibile che nasconde scelte distorsive – afferma Ferraloro – altrimenti non sarebbero spiegabili anche i titoli a tutta pagina con i quali si annuncia un esaurimento dei fondi disponibili per il Superbonus quando dei 33,7 miliardi destinati al Superbonus e oggi indicati come un tetto invece inesistente, solo il 65% è stato impegnato in lavori eseguiti e completati lasciando quindi a riserva oltre 12 miliardi. E quando l’esaurimento delle risorse suona ancor di più come una fake news se proprio la recente approvazione del cosiddetto decreto Ucraina ha fatto balzare oltre quota 44 miliardi il tesoretto virtuale per finanziare un superbonus che alimenta gettito fiscale, consente al Paese di intervenire sulla bolletta energetica causando risparmi medi del 60/70% nei consumi energetici dei condomini e incidendo quindi sulla voce più rilevante dei costi energetici del Paese, che è rappresentato proprio dal patrimonio immobiliare»
Secondo il presidente di Ance Liguria «I costruttori, ma anche gli amministratori di condominio e i proprietari di immobili, hanno il diritto a risposte e un chiarimento: devono sapere perché le banche, e prima fra tutte Cassa Depositi e prestiti, si rifiutano di acquistare crediti fiscali; devono conoscere le motivazioni per cui le stesse banche, a fronte di un provvedimento che concede anche una quarta cessione del credito fiscale, non lo offrono a grandi correntisti, come le multiutilities, che avrebbero tutto l’interesse ad alleggerire il loro cassetto fiscale. Devono sapere perché lo Stato non è in grado di mantenere i suoi impegni anche quando cittadini e imprese hanno avviato i lavori che sono in corso d’opera».
Anche le banche stanno rivedendo i costi del prestito-ponte necessario alle imprese di costruzione per finanziare i lavori. «E le richieste di 3 o 4 punti percentuali in più da parte degli istituti di credito, in una sorta di mercato parallelo – il j’accuse di Ferraloro – a tutto danno del sistema delle imprese edili si stanno moltiplicando con il rischio di un effetto domino e di un’autorizzazione tacita a speculazioni creditizie. Il tutto alla viglia di un Pnrr che potrebbe impantanarsi in un sistema di imprese edili indebolito e sull’orlo del tracollo. Su questo esigiamo risposte».