«L’inquinamento nel savonese è sempre stato così basso e al di sotto dei limiti fissati per la protezione delle persone e dell’ambiente che in base alle norme nemmeno c’era motivo di fare un’indagine epidemiologica. Lo ha affermato oggi in aula Giancarlo Fruttuoso, ingegnere, docente all’università di Pisa, esperto di problematiche relative all’impatto ambientale. I valori limite stabiliti dalla comunità scientifica erano ben più alti di quanto riscontrato, quindi non vi era nessun motivo per indagare sullo stato di salute della popolazione». È quanto si legge in una nota di Tirreno Power.
La nota precisa che «Con una successione di grafici, Fruttuoso ha mostrato in aula le misurazioni delle centraline posizionate sul territorio comprendendo i cinque anni successivi alla chiusura dei gruppi carbone. Dati reali che di fatto smentiscono i modelli teorici utilizzati dall’accusa. Ad esempio, nella centralina di Quiliano i modelli attribuivano il 50% del biossido di zolfo alle emissioni di Tirreno Power. Eppure dopo la chiusura dei gruppi i dati dicono che non c’è stata nessuna variazione sostanziale, e così per tutti i cinque anni successivi. Nessun cambiamento significativo vi è stato nei dati di per SO2, NOx o polveri misurati negli anni precedenti e successivi alla chiusura dei gruppi per tutte le centraline».
«Dunque – conclude Tirreno Power – i modelli teorici presentati dall’accusa sono smentiti dalle misurazioni reali. Di fatto, ha affermato in aula Fruttuoso, l’influenza della centrale sulla qualità dell’aria era così bassa da essere difficilmente misurabile».