“Sotto gli occhi dell’Agnello” (Adelphi) è un libro postumo di Roberto Calasso, scomparso il luglio scorso, ispirato dall’enigmatica figura dell’Agnello sgozzato di cui parla l’Apocalisse e che campeggia al centro del polittico dell’Agnello Mistico dipinto da Jan van Eyck e dal fratello Hubert a inizio del XV secolo, posto sull’altare della cattedrale di Saint Bavon di Gand, in Belgio.
L’Agnello sacrificato, che nel dipinto dei van Eyck mostra negli occhi una totale indifferenza al supplizio cui viene sottoposto, è ancora oggi una delle figure centrali e misteriose del Cristianesimo e per Calasso il punto di partenza di una riflessione: «Tutto comincia con l’Agnello dell’altare di Gand. È il primo essere adorato, integro, candido. Ed è il primo essere che viene ucciso. Nessuno ha detto perché».
E il libro è costituito da un centinaio di pagine dense di brevi notazioni, dubbi e domande. Dubbi e domande che non hanno risposte e provengono dal nucleo centrale del pensiero di Calasso.
L’Apocalisse racconta che un agnello fu ucciso «prima della costituzione del mondo» e la domanda di Calasso è: l’Agnello è in qualche modo sgozzato in cielo prima di esserlo sulla terra. Chi lo sgozza perché il mondo posa esserci? Domanda ultima dell’umanità, che non ha trovato risposta. Come si lega quel sacrificio primo con l’ultimo, in cui l’Agnello si è fatto uomo? La storia sacra appare allora il percorso «dall’animale muto per il terrore al Logos, alla Parola vivente».
«Il riscatto operato da Gesù è unico e ultimo, ma è stato preceduto da altri, parziali e provvisori, sin dall’inizio dei tempi, operati dal sangue di un animale: l’agnello divino, agnus Dei» osserva Calasso. E poi: «Non bastava che Gesù avesse riscattato gli uomini, tutti gli uomini? Ma l’Agnello di Dio continuava a sanguinare», «Se l’Agnello sostituisce Gesù, a una sequenza di storie si sostituisce un atto: l’uccisione. Le storie si allontanano, si disperdono, si affievoliscono. L’atto rimane identico». Una concezione che sembra mutuata, o affine a quella al centro del pensiero di Simone Weil, secondo la quale la creazione e la passione non sono due momenti disposti nel tempo, in successione, ma legati tra di loro, contemporanei sin dall’inizio. Ma se l’Agnello è sgozzato in cielo prima di esserlo sulla terra, chi lo sgozza perché il mondo posa esserci? «L’Agnello – è la riflessione con cui si conclude il libro – conosce ciò che il veggente conosce. Ma nessun altro lo può. È l’ordine del mondo e al tempo stesso il suo destino. Non c’è nulla che vada oltre».