Giacomo Brioni nel suo libro “Anthony de Jasay” (IBL Libri) ci illustra il pensiero di un autore (1925-2019) quasi sconosciuto in Italia (IBL di de Jasay ha pubblicato nel 2017 “Lo Stato”, uno dei più importanti studi di filosofia politica degli ultimi decenni, che il Nobel Jim Buchanan ha considerato paragonabile ai lavori di autori come Machiavelli, Hobbes, Marx, Pareto, e Rubbettino/Facco Editore nel 2008, su impulso dell’Istituto Bruno Leoni, ha pubblicato “Scelta, contratto, consenso” ).
Nato in Ungheria, de Jasay fuggì dal regime comunista e studiò in Australia e poi a Cambridge sotto la guida di John Hicks (Nobel per l’economia nel 1972). Per breve tempo fu research fellow del Nuffield College di Oxford ma non proseguì nella carriera universitaria, si diede al mondo degli affari e fece carriera come banchiere. Negli anni Settanta tornò a dedicarsi agli studi e nel 1986 pubblicò “Lo Stato”. Che per De Jasay è un’organizzazione autonoma, che vive di vita propria, razionale, votata alla massimizzazione del proprio potere.
L’espansione delle funzioni pubbliche, l’aumento continuo della tassazione e la crescente pervasività delle regole che governano la vita delle persone secondo lo studioso ungherese trovano una spiegazione, al di là delle contingenze, in questa volontà di potenza dello Stato. Lo Stato tende a monopolizzare compiti e attività a spese della libertà del singolo e della società. A un aumento dei poteri statali corrisponde una diminuzione delle prerogative individuali. Negli anni successivi de Jasay ha provato a costruire una teoria liberale per cui dobbiamo essere «liberi fino a prova contraria»: l’onere della prova grava sempre su coloro che vogliono proibire determinate azioni.
Le élite politico-intellettuali e le burocrazie, che grazie al potere dello Stato prosperano, non potevano certo accogliere con favore questo complesso teorico e diffonderne la conoscenza. Eppure proprio in questo periodo, in cui pandemia, scarsità di approvigionamenti di materie prime, guerra al confini dell’Ue, timore (comprensibile) del colosso cinese moltiplicano le occasioni di intervento dello Stato (si pensi al discorso sulle “filiere strategiche” e all’estensione del golden power) si avverte il bisogno di una riflessione sui rapporti tra Stato e società. Il lavoro di Brioni ha il merito di offrirci una ricostruzione ragionata delle alternative proposte da de Jasay.