Un altro medico neurologo lascia Savona per andare all’ospedale San Martino. Roberto Arboscello, consigliere regionale del Partito Democratico, ha discusso un’interrogazione rivolta a Toti, per segnalare la carenza di specialisti in un ospedale che è il terzo in Liguria per numero di ictus trattati. 14 mila cittadini hanno firmato la richiesta di un centro specializzato e 26 Comuni, con una delibera, ne hanno riconosciuto la necessità.
«Prendo atto dell’apertura del presidente Toti, confermata nel recente incontro con il sindaco di Savona Marco Russo, che intende tutelare e proteggere l’ospedale San Paolo partendo dal centro ictus, dall’angiografo e dal primariato di neurologia, ma rimango sempre preoccupato − osserva Arboscello − dalla carenza di medici specialisti, in questo caso neurologi, che rischia di rinviare ulteriormente l’apertura del centro. A fronte del concorso che a breve dovrebbe fornire due nuovi dirigenti medici apprendiamo che un altro medico neurologo lascia Savona per andare all’ospedale San Martino. Saldo nuovamente negativo in una situazione già critica».
Arboscello teme che la carenza di neurologi «non diventi l’alibi perfetto per non aprire il centro ictus ma soprattutto che non si instauri un circolo vizioso: manca il personale per cui non apro il centro ictus ma non aprendo il centro ictus e non valorizzando le nostre strutture il personale se ne va».
Toti, dopo aver illustrato nel dettaglio la dotazione organica di specialisti nella struttura complessa di levante e di ponente e ha annunciato l’autorizzazione di Alisa per l’assunzione di 2 neurologi per garantire la piena funzionalità del centro di Savona.
«Nel 2020 − aggiunge Arboscello − mi colpì molto l’intervista al primario di neurologia il professore Bandini che lasciava Savona per andare a Villa Scassi. Il professore Bandini con l’eleganza che lo contraddistingue lasciò Savona senza polemica, negando di aver patito una scarsa considerazione nei confronti del suo reparto. Alla domanda però del suo maggior rimpianto rispose ‘non veder realizzato dopo tanti anni di primariato il centro ictus’. Probabilmente Bandini avrebbe lasciato comunque Savona ma certamente la mancanza di risposte ai continui appelli sulla necessità di quel centro non lo lasciò indifferente. Fatto sta che il San Paolo perse uno dei suoi migliori primari. Savona e i savonesi hanno bisogno di quel centro e il rischio reale è che depauperando e impoverendo costantemente la sanità savonese gli specialisti migreranno verso Genova o altre regioni dove potranno trovare gratificazione».