«Il costo dei carburanti da record (il prezzo del petrolio è ai massimi storici, si sfiorano i 90 dollari al barile) rischia di affondare la flotta ligure, già duramente messa in difficoltà dalla riduzione delle giornate di pesca e dall’aumento insensato dei canoni demaniali. Con gli attuali ricavi la maggior parte delle imprese di pesca non riesce a coprire nemmeno i costi energetici, oltre alle altre voci che gli armatori devono sostenere per la normale attività. Di questo passo uscire in mare non sarà economicamente sostenibile e la flotta ligure sarebbe costretta a navigare in perdita o a tagliare le uscite, rischiando così di favorire le importazioni di pesce straniero che non garantisce gli stessi standard di qualità e sicurezza del prodotto made in Italy». È quanto denuncia una nota di Coldiretti Liguria.
«È necessario – afferma Daniela Borriello, responsabile di Coldiretti Impresa Pesca Liguria – intervenire urgentemente per calmierare i costi del carburante: con questi costi le imprese liguri non riusciranno a sostenere a lungo le uscite in mare e rischieranno di dover restare a terra incidendo gravemente sulla filiera e sull’occupazione che in Liguria conta circa 1500 operatori considerando tutto l’indotto generato. È una situazione che si va ad aggiungere alla riduzione delle giornate di pesca prevista dal 1° gennaio 2022, e all’aumento sconsiderato dei canoni demaniali per cui i nostri pescatori sono già costretti a pagare quasi 2700€ l’anno per spazi che non sono fonte di reddito e senza tenere conto dell’effettiva metratura delle concessioni».
Borriello annuncia che «Abbiamo già richiesto interventi urgenti alle parti politiche per rivedere le norme ma a questo punto serve intervenire anche per calmierare il prezzo del gasolio onde evitare di portare alla chiusura definitiva delle imprese di pesca liguri già messe in difficoltà da due anni di pandemia».
In una nota congiunta Gianluca Boeri, presidente di Coldiretti Liguria e Bruno Rivarossa, delegato confederale, dichiarano: «Serve un impegno forte del Governo e del Ministero delle Politiche agricole per spingere l’Ue a fare marcia indietro sui drastici tagli alle attività e per rimettere al centro delle scelte strategiche dell’Italia un settore che conta complessivamente 12mila imprese e 28mila lavoratori, con un vasto indotto collegato. In Liguria abbiamo circa 500 barche che nonostante l’emergenza e le restrizioni legate a Covid non si sono mai fermate, ma che adesso rischiano di dover rimanere a terra da un giorno all’altro per i costi spropositati che si trovano a dover sostenere a causa di scelte non adeguatamente ponderate; non solo è necessario risolvere al più presto questi problemi, ma servono anche interventi concreti a sostegno del settore per garantire alle flotte una ripartenza duratura e finalmente redditizia».